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Il fuoco e la polvere: Robin Hood in Maremma con atmosfere da spaghetti…

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LETTURA: I CONSIGLI DEL CACCIATORE DI LIBRI

Il fuoco e la polvere: Robin Hood in Maremma con atmosfere da spaghetti western

Un romanzo d’avventura che richiama le vecchie storie di cappa e spada e con personaggi che si muovono in un’atmosfera da spaghetti western. Tutto questo è “Il fuoco e la polvere” (Frassinelli), secondo romanzo di Mauro Garofalo che aveva esordito con “Alla fine di ogni cosa”, in cui raccontava la vita di Johann Rukeli Trollmann, pugile nella Germania degli anni Trenta al quale il regime nazista tolse il titolo di campione perché rom. Un uomo che aveva sfidato il potere, così com'è il protagonista del nuovo romanzo: il Capitano Bosco, un Robin Hood che agisce in Maremma.

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Siamo nell'Italia del 1862 e Bosco, insieme ai suoi compagni, si oppone alla costruzione della tratta ferroviaria Follonica-Orbetello non tanto perché sia contro il progresso, quanto perché vuole contrastare il potere violento del cosiddetto “uomo con la bombetta”, il cattivo di turno, banchiere e sindaco, che quel progetto vuole portarlo a termine a tutti i costi. Costi che ricadono soprattutto sulle spalle dei contadini: le loro case vengono incendiate, le loro moglie stuprate e loro stessi uccisi. Tutto per lasciare mano libera alla realizzazione della ferrovia.

«Bosco e i suoi compagni combattono per fare in modo che questo potere esercitato sulle terre non distrugga la natura e questa è anche la mia battaglia politica oggi, mia come scrittore», dice Garofalo. «A livello narrativo mi interessava molto approfondire il concetto della fine della civiltà contadina, fare uno spaccato di questo mondo estinto di cui non si è parlato molto in letteratura».

Bosco è un ex soldato che ha combattuto per l'unità d'Italia, ma poi, dopo aver perso la sua famiglia, diventa un fuggiasco e vive in simbiosi con la natura. Ruba ai ricchi per finanziare la sua attività contro il potere violento. È accompagnato da personaggi con caratteristiche nette e precise. «C’è il tiratore scelto, c’è il giapponese bravo con la catana, c'è il calabrese che mette su tutto la sua ironia, c'è l'eritreo, ossia l'amico fidato, c'è il ragazzino che ha perso famiglia e casa per colpa dei cattivi e che è una sorta di nemesi del Capitano Bosco - spiega Garofalo-. Ognuno ha la sua caratteristica, il suo ruolo. Ognuno di loro rappresenta un aspetto che a Bosco poteva essere utile e aggiunge qualcosa a questo supergruppo».

È un romanzo, questo, in cui la divisione fra bene e male è molto chiara, non ci sono sfumature. Il cattivo è cattivo a 360 gradi. Non ha un nome, viene sempre definito “l’uomo con la bombetta”. «Non volevo dargli un nome un po’ come succede per l’Innominato di Manzoni o per “colui che non deve essere nominato” in Harry Potter. Dare un nome al male vuol dire renderlo inscacalfibile».

L'unica persona capace di nominare il cattivo è una donna, Elena, inizialmente vittima di una rapina del Capitano Bosco, ma che diventa subito l'oggetto del suo amore. «Elena è l'unica a chiamare il cattivo per nome. Mi piaceva sovvertire l'idea della gentil pulzella. Mi interessava parlare di donne, del ruolo femminile, della donna oggetto nel 1862 la cui eco arriva fino a noi».

Infine le atmosfere western, da spaghetti western, rese con una scrittura decisamente cinematografica che riporta alle immagini di tanti film. «Nello sguardo del Capitano non v'era più spazio per rinunce e dubbi. Il Calabrese guardò la gente che sprangava le finestre –si legge nel romanzo - il vento che si sollevava in turbini dal basso. Rami secchi che danzavano leggeri e sgraziati». Oppure in un’altra parte: «Brutti, sporchi e cattivi. I briganti arrivarono in paese sotto i lampi a volo di pernice. Epica di straccioni a dar l'assalto al cielo».

Lo stesso Garofalo nella postfazione chiarisce che i riferimenti a Sergio Leone sono forti. «Tutto nasce da una promessa che avevo fatto al me bambino la prima volta che avevo visto Per qualche dollaro in più. Ricordo le scene cruente, Gian Maria Volontè, meraviglioso, che si scontrava con Lee Van Cleef e con Clint Eastwood. Mi ero detto che se fossi diventato bravo a scrivere, un giorno avrei scritto il mio western affinché non capitassero più quelle cose cattive».

(Alessandra Tedesco conduce su Radio 24 “Il Cacciatore di libri” in onda ogni sabato alle 6,30 e alle 21,30)

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