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Dossier Il Record Store Day a New York, nel negozio di fiducia di Jimmy Page

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    Dossier | N. 4 articoli Record Store Day 2019

    Il Record Store Day a New York, nel negozio di fiducia di Jimmy Page

    • – dal nostro corrispondente Riccardo Barlaam
    New York, una commessa al banco dell’Academy Records, negozio del Village specializzato in dischi rari e introvabili
    New York, una commessa al banco dell’Academy Records, negozio del Village specializzato in dischi rari e introvabili

    Il Village è il quartiere della controcultura, della beat generation, degli hippies. Dei locali dove si suonava e dove hanno mosso i primi passi «on stage» Bob Dylan, Jimi Hendrix, James Taylor, Joni Mitchell, i Velvet Underground, Simon & Garfunkel. Un tempo quartiere popolare con le tipiche case in mattoni con le scale e le ringhiere fuori, oggi è diventato un quartiere residenziale. Per ricchi. La scena musicale newyorchese si è spostata a Brooklyn. Resta qualche isola che ricorda quel passato colorato di Love & Peace. Academy Records è uno di questi posti. Un negozio di dischi in vinile come se ne vedono pochi.

    Nell’anno dell’attacco alle Torri
    A New York c’è una lunga lista di negozi dove si vendono dischi. Ma Academy è, come dire, il posto dove andare se cercate della buona musica. Sembra di entrare nel libro Alta Fedeltà di Nick Hornby. Per veri appassionati. Prezzi che - per le cose meno rare - sono davvero accessibili. Si va dai 3 dollari – poco più di due euro – per The Six Wives of Henry VIII, album solista di Rick Wakeman, leggendario e virtuoso tastierista degli Yes, ai 6 dollari per il primo Lp dei Village People del 1977, quello con la Harley in copertina, fino a 250 dollari per The Beatles Collection, cofanetto anni Settanta con tutti i dischi in vinile dei Fab Four. Il titolare è Mike Davis, niente in comune con il celebre jazzista se non il cognome. Un bianco appassionato di musica che ha aperto questo negozio nel 2001, pochi mesi prima dall’attacco alle Torri gemelle, «quando il mercato dei dischi era morto e tutti mi dicevano che ero un pazzo».

    L’ingresso dell’Academy Records

    L’arte del «compra e vendi»
    Il giro d’affari in questi anni è aumentato. Tanto che Mike ha assunto quattro collaboratori e ha aperto un secondo Academy Records, sempre a Nyc, dall’altra parte del fiume, a Brooklyn, più frequentato dai giovani. Qui vengono i collezionisti. C’è un ricambio enorme di dischi che entrano e che escono. Mentre attendo di parlare, il titolare sta visionando i dischi che gli ha portato da vendere un anziano signore di colore. Ha due scatoloni pieni di vinili. Mike li guarda con attenzione. Seleziona. Da un lato mette quelli che secondo lui hanno mercato. Il Live 1975/1985 di Bruce Springsteen, John Lee Hooker, Aretha Franklin, James Brown, un disco di John Coltrane introvabile. Ne mette da parte meno della metà. Gli altri li scarta senza pietà. «Posso darti 130 dollari per questi». Una montagna di vinili. Il vecchio ci pensa un po’. Prova a dire che è affezionato a quei dischi. In ognuno c’è un pezzo della sua storia. Ma ora non li ascolta più. Alla fine si convince e lascia il suo tesoretto degli anni Sessanta e Settanta in cambio di quel gruzzolo. Mike lo aiuta a rifare gli scatoloni con la roba scartata e poi a caricarli in auto. Ora ha tempo per occuparsi delle cose meno serie, come parlare con un giornalista italiano.

    Mike Davis, titolare di Academy Records

    Nel nome del rock
    Academy vende soprattutto musica rock. Ci sono sezioni dedicate a blues, country, rockabilly, gospel. Tanto jazz e poi punk, il primo, hip hop e house, con le produzioni attuali, musica classica, brazil, caribbean e un reparto dedicato all’Africa. Oltre all’immancabile soul e alla disco music. Ci sono anche piccoli scaffali alle pareti dedicati alle cassette, selezionate, vendute in media a cinque dollari. Mike racconta che le cose da quattro anni vanno piuttosto bene. C’è un giro enorme di appassionati e di vendite. Con dischi che entrano in continuazione. «È importante selezionare, non puoi prendere tutto quello che ti portano. Devi sapere che cosa la gente vuole ed essere molto attento quando trovi delle rarità o dei dischi introvabili». La musica digitale non lo disturba più di tanto. «Chi viene qui ama la musica. Non sono solo i cultori dell’hi-fi o i collezionisti, ma ci sono tanti giovani che preferiscono ascoltare dischi in vinile». Una modalità meno consumistica dei portali di musica in streaming dove ascolti e qualche volta scarichi. E con la stessa facilità butti via. Un disco resta. Lo ascolti e lo riascolti. La stessa differenza che si ha nel leggere le news sui siti o nel fermarsi a farlo su un giornale di carta. «Chi diceva che i dischi erano morti si sbagliava. È un momento molto buono per chi vende i dischi in vinile».

    Un commesso dell’Academy Records

    Tra i clienti Jimmy Page e Benicio Del Toro
    La reputazione si costruisce con l’offerta ampia e la selezione, prima ancora che con i prezzi. Mike ha anche qualche celeb tra i suoi clienti aficionados: «Un giorno è venuto Jimmy Page con la sua compagna. L’autista era fuori ad aspettarlo e lui è rimasto qui per due-tre ore a chiedere, ascoltare, scoprire». Mi mostra la foto di lui abbracciato con il chitarrista dei Led Zeppelin. «Se ne è andato con un pacco di vinili. Blues, rock ma anche jazz». Un altro vip che frequenta il negozio di dischi del Village abitualmente è l’attore Benicio Del Toro. «Viene spesso. Lui compra molto rock, ma anche reggae, africa e acid Jazz». Il Record Store Day è il giorno più importante dell’anno per Academy Records. «A parte il Natale e il periodo delle festività dove tutti cercano cose introvabili, facciamo di solito il pienone nel Record Store Day. È una buona cosa». Mentre lo dice, il negozio si è riempito di gente che, uscita dal lavoro, viene a cercare tra i banchi qualche disco. Prima di tornare a casa, far scendere la puntina sul vinile e cominciare a sognare.

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