Notizie EuropaUn'economia in ginocchio che ha urgente bisogno di aiuti internazionali
Un'economia in ginocchio che ha urgente bisogno di aiuti internazionali
di Gabriele Meoni | 25 febbraio 2014
Un'economia in ginocchio che ha urgente bisogno di aiuto. Questa è oggi la situazione dell'Ucraina: un bilancio statale in profondo rosso, un Pil in recessione da un anno e mezzo, le materie prime (unica fonte di esportazione) vittime del calo dei prezzi mondiali, un disavanzo esterno record e riserve valutarie ridotte all'osso.
Un film già visto, si spera in un finale diverso
È un film già visto, con toni ancora più drammatici, nel 2008-2009, quando la ritirata delle quotazioni di metalli e minerali e la fuga degli investitori fecero affondare il Pil ucraino del 15% e la valuta, la grivna, del 60 per cento. Il default fu scongiurato solo grazie al salvataggio del Fondo monetario, che nel 2010 mise sul piatto 15 miliardi di dollari. Negli ultimi quattro anni però l'economia ucraina non si è rimessa in piedi. Proprio il Fondo monetario ha messo in fila lo scorso dicembre tutte le magagne di Kiev: un cambio tenuto artificialmente alto che ha fatto perdere competitività al Paese e prodotto un deficit esterno record dell'8% del Pil; generosi aumenti di pensioni, salari e sussidi energetici che hanno mandato in profondo rosso i conti pubblici; una diffusa corruzione che ha scoraggiato gli investimenti stranieri, fondamentali per coprire il fabbisogno di finanziamento esterno. Insomma l'Ucraina ha fatto tutto il contrario di quello che le aveva chiesto l'Fmi ed è piombata in recessione dalla metà del 2012. Di fronte a questo disastro, due anni fa il Fondo ha interrotto il suo programma di aiuti. Per rimetterlo in pista chiederà una serie di condizioni: un drastico ridimensionamento dei sussidi al consumo di energia, pari al 7,5% del Pil, che fanno dell'Ucraina uno dei Paesi con il più alto tasso di consumi energetici in Europa; una svalutazione della grivna, la moneta nazionale, e la rimozione dei controlli sui movimenti di capitale, una revisione della Finanziaria, basata finora su un irrealistico aumento del Pil del 3 per cento.
Quanto è concreto il rischio default
L'unica nota positiva in questo quadro a tinte fosche è che l'Ucraina rischia sì il default, ma non subito. La prima importante scadenza sul debito in valuta estera è un bond da un miliardo di dollari da rimborsare all'inizio di giugno. La successiva , 1,6 miliardi di dollari che deve a Gazprombank per la fornitura di gas, è in settembre.
L'Ucraina ha un debito pubblico pari al 38,5% del Pil, un livello basso anche per un Paese emergente. Il suo punto debole è il fatto che circa il 50% di questo debito è detenuto all'estero. Un'ondata di sfiducia degli investitori internazionali può rendere difficile il rifinanziamento dei debiti in scadenza. L'austriaca Raiffeisen bank stima che al netto dei pagamenti energetici alla Russia, l'Ucraina deve rimborsare a creditori esteri 5,7 miliardi di dollari quest'anno e 7 miliardi nel 2015, pari rispettivamente al 35% e al 43% delle sue riserve in valuta: cifre non proibitive in un quadro normale in cui i debiti in scadenza vengono rifinanziati. Il problema è che questo non è un periodo normale, dunque un rifinanziamento del debito non si può dare per scontato. «Un default dell'Ucraina non è il nostro scenario di base - spiega Gunter Deuber, specialista di Est Europa per Raiffeisen - Tuttavia nel caso in cui la situazione politica restasse instabile per diversi mesi allora un default potrebbe diventare sempre più probabile». In quel caso, la categoria di crediti più a rischio sarebbero gli eurobond, dal momento che l'Fmi è creditore privilegiato e dunque deve essere rimborsato per primo.
Il regalo di Natale (rinnegato) del Cremlino
Con il Fondo monetario deluso da un allievo riottoso e gli investitori privati alla finestra in attesa che la situazione politica si stabilizzi, il ruolo di Mosca è diventato cruciale. Il 24 dicembre la Russia ha staccato un assegno da 3 miliardi di dollari, sotto forma di acquisti di eurobond ucraini. È stata la prima, e finora unica, tranche del finanziamento da 15 miliardi di dollari annunciato da Putin per premiare la fedeltà di Yanukovich, che aveva appena rifiutato di sottoscrivere l'accordo con l'Unione Europea. Mosca però usa il potere finanziario in funzione dei suoi fini politici. Così la seconda tranche da 2 miliardi di dollari che doveva arrivare questa settimana è stata sospesa sine die dopo la destituzione di Yanukovich.
La ritirata di Mosca ha fatto tornare in primo piano il Fondo monetario e la Ue. Ora la partita si gioca tra Kiev e l'Occidente, nella speranza che gli investitori diano credito al nuovo Governo .
gabriele.meoni@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA