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Krugman: austerità calorica? Meglio vino rosso e pastasciutta

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gli economisti

Krugman: austerità calorica? Meglio vino rosso e pastasciutta

Julia Belluz recentemente ha scritto su Vox un bell'articolo sulla perdita di peso. Due cose mi hanno colpito in particolare: quando dice che non esiste nessuna dieta valida per tutti e quando parla dell'importanza di monitorare costantemente l'assunzione di calorie.

Si dà il caso (e corro seri rischi di fornire troppe informazioni) che recentemente abbia avuto una certa esperienza su queste cose. Sì, ho perso un po' di peso negli ultimi due anni (non perché costretto da qualche evento particolare, semplicemente perché mi avvicinavo ai sessanta) e con l'occasione ho imparato due o tre cose su di me.

Cominciamo dal discorso sul fatto che non esiste una dieta migliore in assoluto: la nostra cultura tende a sopravvalutare le differenze individuali. Se vi sintonizzate sulla Cnbc vedrete montagne di pubblicità di conti che promettono di lasciarmi investire secondo le vostre esigenze individuali. Eppure sarebbe meglio che la stragrande maggioranza delle persone non prendesse decisioni sui propri investimenti, ma si limitasse a parcheggiare i soldi in un fondo indicizzato. Lo stesso discorso vale per le polizze assicurative. E vale anche per i consumi alimentari: quante persone avrebbero da guadagnare a personalizzare le proprie opzioni nei fast food?

Ma se l'obbiettivo è cercare di limitare le calorie, allora le persone sono diverse eccome. Certi riescono a mantenere un'autodisciplina costante e mangiare costantemente porzioni limitate e salutari (spiacente, io ho bisogno di annegare i miei dispiaceri con vino rosso e pastasciutta). Il programma vegan before six di Mark Bittman - mangiare vegano tutto il giorno tranne che a cena - funziona per alcune persone che conosco. Per me ha funzionato limitare drasticamente le calorie due giorni a settimana. Se ve lo state chiedendo, sì, non è per niente piacevole. Ma una sofferenza periodica sembra adattarsi bene alla mia personalità.

Riguardo al discorso del monitoraggio: io uso un Fitbit, non perché penso che sia accurato, ma per stimolare i miei sensi di colpa; e funziona, perché mi sento in dovere di andare a piedi al lavoro e fare tutti i giorni i miei esercizi di cardiofitness. Inoltre mi peso ogni giorno, pur sapendo benissimo che le oscillazioni non significano nulla. Anche qui, il segreto è il senso di colpa.
Mi rendo conto che sembra molto poco divertente, ma il fatto è che mi sento piuttosto bene. Mi atterrò alla nuova dieta nei prossimi anni? Staremo a vedere.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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