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Krugman: perché indebitarsi non vuol dire rubare ai nostri figli

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LUOGHI COMUNI DA SFATARE

Krugman: perché indebitarsi non vuol dire rubare ai nostri figli

Antonio Fatas, professore dell'Institut européen d'administration des affaires, commentando sul suo blog le recenti ricerche accademiche (o la mancanza di ricerche) sul deleveraging (il processo di riduzione del debito, ndr) ha ribadito una delle mie tesi preferite: no, l'indebitamento non vuol dire che stiamo rubando soldi alle generazioni future.

A livello globale (e in larga parte anche nei singoli Paesi), un aumento del debito pubblico non è il segnale che stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi, perché, per citare Fatas (il suo post lo trovate qui: bit.ly/1DXEu1d), il passivo di uno è l'attivo di un altro. O per citare me stesso in un'altra occasione, il debito sono i soldi che dobbiamo a noi stessi: la verità di questa affermazione è evidente, com'è evidente che ha il potere di indurre in numerose persone una rabbia cieca.

Se si guarda all'andamento storico del debito pubblico della Gran Bretagna dal 1692 a oggi si vede che le guerre napoleoniche, all'inizio dell'Ottocento , non lasciarono il Paese impoverito. Lo Stato ne uscì fortemente indebitato, ma la contropartita di questo debito fu che le classi abbienti si ritrovarono con un mucchio di titoli di Stato in tasca.

Ma c’è dell'altro: come sottolinea Fatas sul suo blog, un debito in aumento può essere un buon segno. Pensate al mio modello di debito a due categorie (potete leggere al riguardo qui: nyti.ms/LLEyFE), in cui alcune persone sono meno pazienti di altre, forse (per uscire un pochino dal modello) perché hanno migliori opportunità di investimento. Passare da un sistema finanziario molto limitato che consente solo una certa quantità di debito a un sistema un po’ più flessibile in ogni caso dovrebbe essere positivo per la crescita e il benessere.

Il problema del debito privato è che abbiamo motivi validi per ritenere che le persone, in sistemi finanziari apertissimi, si lascino prendere da un’esuberanza irrazionale mettendosi a prestare e prendere soldi in restito in proporzioni che alla fine si rendono conto essere eccessive; e quando tutti cercano di ridurre l’indebitamento nello stesso momento, le esternalità negative sono enormi. Questo è un problema molto grosso, ma non ha niente a che fare con eccessi generalizzati nei consumi.

E anche per il debito pubblico i problemi sono legati principalmente al rischio di instabilità, non al fatto che «ci indebitiamo a spese dei nostri figli». La retorica dei dibattiti sulle finanze pubbliche è fatta in larga misura di sciocchezze.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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