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Una nuova Bretton Woods (Cina inclusa)

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GOVERNANCE GLOBALE

Una nuova Bretton Woods (Cina inclusa)

Una grave e apparentemente irrisolvibile situazione economica globale, accompagnata da un disordine politico e culturale, sta distruggendo sulla sua strada democrazie liberali e Stati autoritari e ripristinando guerre e inaudite violenze. Per porre termine a questa situazione s'è a volte richiamata la necessità, invocata anche su questo giornale, di una seconda Conferenza di Bretton Woods.

La prima fu convocata nel 1944, per ricreare un sistema economico internazionale e stabilire un ordine finanziario globale che portò, oltre al resto, alla creazione del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

Il sistema di Bretton Woods fornì sicurezza e tranquillità ai mercati, sicché i decenni degli anni 50 e 60 del secolo scorso furono messi al sicuro da possibili crisi, garantiti dai tassi di cambio fissi, da elementi di controllo pubblico sulla finanza e sui sistemi bancari nei vari Paesi .

Il risultato di Bretton Woods fu sostanzialmente l'accordo tra due Stati le cui politiche erano essenziali per la stabilità finanziaria globale: da un lato gli Stati Uniti, il principale creditore mondiale, e dall'altro la Gran Bretagna, il maggior debitore; il primo si accordò di assistere i Paesi che dovevano combattere con un corrente deficit di bilancio e il secondo fu d'accordo nel rinunciare alla svalutazione competitiva della moneta.

Comparata la situazione ad oggi, la Cina risulta il maggior creditore del mondo e gli Stati Uniti il maggiore debitore, ma né l'una né l'altro sono sembrati finora, se non a parole, disposti a impegnarsi per un interesse extranazionale, sicché il disordine appare oramai stagnante e gli interessi dei singoli Stati nazione ovunque prevalenti su quelli mondiali.

La collaborazione a Bretton Woods fra l'Inghilterra, con John Maynard Keynes e gli Stati Uniti, con Harry Dexter White, creò i fondamenti economici per una lunga pace globale. Il programma ripetuto più volte da White fu che era tempo di costruire un “New Deal for a New World”.

Purtroppo, invece, gli Stati Uniti, forti del loro potere politico e militare, rifiutarono la proposta di Keynes, di creare una moneta internazionale, e imposero il dollaro americano come mezzo di pagamento nel commercio e nelle operazioni finanziarie internazionali. E così, il meccanismo di Bretton Woods andò via via dissolvendosi, a cominciare dagli anni 70 del secolo scorso, a partire dalla mancata convertibilità col dollaro voluta da Nixon e una sempre più diffusa tolleranza verso una totale libertà finanziaria, unita al fenomeno della privatizzazione del sistema, terminata nella crisi del 2008. Questa crisi, ancora dominata dalla architettura finanziaria globale del dollaro, ha impedito che venisse apportata qualsivoglia necessaria riforma, decisamente osteggiata dagli Stati Uniti, alle istituzioni di Bretton Woods.

Ma nel frattempo la Cina, già lo scorso anno, aveva creato l'Asia Infrastructure Investment Bank (Aiib), una banca di investimento e di sviluppo che lavorerà con le banche multilaterali esistenti per il finanziamento delle infrastrutture asiatiche.

Si sono ora aggiunti, quali membri fondatori della Banca, Italia, Francia e Germania, oltre che l'Inghilterra, suscitando una rabbiosa reazione da parte dello stesso presidente Obama. Non corre dubbio che l'egemonia americana nella Banca Mondiale e nel Fondo Monetario Internazionale subirà dalla Banca cinese una forte concorrenza, capace di metterne in discussione il potere internazionale non solo in Asia.

Ritengo inoltre che le idee degli esponenti politici cinesi al riguardo siano di estrema importanza, sia per la loro attuale originalità, sia per dare un significato più consistente ad una importante politica di sostegno nei confronti della Cina, fors'anche per una rinnovata e non utopica Bretton Woods. Mi riferisco, in particolare alla proposta già avanzata negli anni 40 del secolo scorso da J.M. Keynes, e recentemente più volte ripresa dal Governatore della Banca Centrale cinese Zhou Xiaouchuan, di sostituire il dollaro come mezzo di pagamento nel commercio e nella finanza internazionale con una moneta internazionale. Una moneta globale servirebbe a garantire una stabilità generale, con un meccanismo automatico adatto a combattere gli sbilanci dei singoli Paesi, nonché ad assicurare l'esistenza di un prestatore di ultima istanza, che possa creare politiche anticicliche e stabilizzare la crescita del Prodotto Lordo Globale. Non sarebbe questo, tra l'altro, uno strumento fondamentale per realizzare quello in cui Bretton Woods ha fallito, cioè politiche finanziarie ed economiche globali che eliminino le pesanti diseguaglianze finora create e garantire una vera pace?

Dopo la giusta adesione dell'Italia all'iniziativa cinese, importanti risultano altresì le parole a commento rilasciate martedì scorso dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che ha accolto molto favorevolmente la pianificata partecipazione di un numero di Paesi dell'Unione europea nella nuova Banca cinese, così esprimendosi: «Ritengo che la partecipazione sia buona; più Paesi ne prendono parte e meglio è».

Queste dichiarazioni mi confermano che le ultime decisioni sull'Aiib del governo cinese offrono all'Unione europea su un piatto d'argento l'occasione per riprendere la posizione di valenza internazionale che si merita, e potrebbe certamente in questo modo costituire uno straordinario punto di incontro per un nuovo progetto di politica economica globale.

Questa nuova dimensione politica europea toglierebbe tra l'altro qualsiasi consistenza e attrattiva agli euroscettici e ai tentativi autonomisti perseguiti nei vari Paesi, con aggregazioni affrettate e improbabili, che tra l'altro possono, in questo momento di diffuse violenze, diventare pericolose.

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