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Misurare la povertà, una sfida per la Banca Mondiale

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gli economisti

Misurare la povertà, una sfida per la Banca Mondiale

  • –di Kaushik Basu

Per molto tempo, prima come docente universitario poi come capo consigliere economico del governo indiano, ho utilizzato i dati sulla povertà globale forniti dalla Banca mondiale per individuare trend e analizzare comparativamente i modelli vigenti nei vari paesi. Raramente, però, mi sono soffermato a pensare a come questi dati venissero calcolati. Pertanto, quando tre anni fa sono diventato capo economista della Banca mondiale, mi sono sentito come un cliente abituato a ordinare la cena nel suo ristorante preferito al quale, all'improvviso, viene chiesto di andare in cucina a prepararla.

Misurare la povertà è un'autentica sfida per la Banca mondiale. Se la povertà diminuisce, i detrattori ci accusano di voler sbandierare i nostri successi. Se, invece, aumenta, gli stessi dicono che così ci assicuriamo il lavoro. E se, infine, si mantiene costante, ci accusano di voler evitare entrambe le accuse precedenti.
Fortunatamente, sapere che si verrà criticati a prescindere dal risultato è in un certo senso liberatorio. Pur così, quando quest'anno il nostro team ha cominciato a misurare la soglia di povertà globale (e, di conseguenza, l'incidenza della povertà), avevo ben presente l'avvertimento di Angus Deaton, ultimo vincitore del Nobel per l'economia: “Non sono sicuro che sia saggio per la Banca mondiale impegnarsi così tanto in questo progetto”.

Il senso di tale affermazione era comprensibile: la misura della soglia di povertà riveste quest'anno un'importanza particolare. Nel 2011 era stato fatto un ricalcolo delle parità di potere d'acquisto o PPA (una stima di ciò che si può acquistare con un dollaro in paesi diversi), ma i dati sono stati resi noti nel 2014. Questa, dunque, era una prima ragione per fare il punto su come intendevamo adeguare la soglia di povertà globale, rivedere le stime sulla povertà e pubblicare i risultati nel nostro Rapporto globale di monitoraggio, che poi è uscito a ottobre.
Una seconda ragione è il fatto che l'Onu ha inserito l'eliminazione della povertà cronica tra i suoi nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile. Questo significa che le nostre decisioni su dove collocare la soglia di povertà sono destinate a influenzare non soltanto la missione della Banca mondiale, ma anche l'agenda di sviluppo dell'Onu e di tutti i paesi del mondo. Era ovvio, dunque, che, nel calcolare le cifre, avevamo una responsabilità speciale, ma anche enorme, da adempiere.
Il nostro primo compito è stato analizzare come la soglia di povertà globale fosse stata determinata in precedenza. Nel 2005, quando è stato effettuato il primo calcolo delle parità di potere d'acquisto, il metodo utilizzato consisteva nel prendere la soglia di povertà nazionale dei 15 paesi più poveri del mondo e calcolarne la media: il valore ottenuto era considerato la soglia di povertà globale, che allora risultò essere pari a 1,25 dollari. Pertanto, poteva definirsi povero chiunque vivesse con meno di 1,25 dollari al giorno, in parità del potere d'acquisto.
La validità di questo metodo è stata messa in dubbio, e anch'io ho avuto delle riserve in proposito. Tuttavia, dove venga fissata la soglia nell'anno iniziale non è poi così importante, in un certo senso. Dal momento che non esiste un'unica definizione di povertà, quello che conta è individuare una soglia ragionevole e mantenerla costante in termini reali (al netto dell'inflazione), in modo da poter misurare nel tempo la performance del mondo nel suo complesso e dei singoli paesi.
Secondo alcuni critici, la soglia di povertà del 2005, fissata a 1,25 dollari, era troppo bassa. Quello che, però, dovrebbe allarmarli è il fatto che, nel 2011, circa il 14,5% della popolazione mondiale – cioè una persona su sette – viveva ancora al di sotto di tale soglia. Essendoci già prefissati l'obiettivo di eliminare la povertà cronica ed estrema entro il 2030, la nostra prima decisione è stata quella di mantenere costante l'unità di misura della povertà.

Dato che tra i due cicli di calcolo delle PPA, rispettivamente nel 2005 e 2011, c'è stata inflazione, avremmo dovuto elevare la soglia di povertà nominale per mantenere quella reale costante. Tuttavia, farlo per il mondo intero non è affatto semplice. L'inflazione di quali paesi dovremmo usare come riferimento?
Abbiamo fatto due diversi esperimenti: innalzare la soglia di povertà dei 15 paesi presi come riferimento nel 2005, utilizzando i rispettivi tassi d'inflazione e poi calcolando la media; oppure, fare la stessa cosa per i 101 paesi per i quali si disponeva dei dati necessari. In base a questi due metodi, la soglia è salita a 1,88 e 1,90 dollari rispettivamente.
Si poteva, tuttavia, optare anche per un terzo approccio: innalzare la soglia di povertà con i nuovi indici PPA in modo che l'incidenza della povertà globale rimanesse invariata (perché le PPA riguardano la parità tra paesi e non dovrebbero modificare il livello assoluto di povertà globale). Questo esercizio – che stava cominciando a somigliare a una bizzarra congiuntura astrale – ha prodotto un valore appena superiore a 1,90 dollari. In breve, considerando una sola cifra decimale, tutti e tre i metodi hanno dato come risultato 1,9 dollari. E questo è il valore che abbiamo deciso di adottare.
Non avremo sempre la fortuna di utilizzare metodi diversi e arrivare comunque allo stesso risultato. Inoltre, la povertà si può e deve misurare in base a molti altri parametri oltre a quello monetario: la speranza di vita, il livello di istruzione, la salute e molte altre unità di misura del “funzionamento e delle capacità dell'essere umano” (secondo la definizione di Amartya Sen) sono aspetti altrettanto importanti. Per affrontare questi problemi in futuro e ampliare lo studio della Banca mondiale sulla povertà abbiamo creato la Commissione sulla povertà globale, formata da 24 membri e presieduta da Sir Tony Atkinson della London School of Economics e Nuffield College di Oxford, che presenterà il suo rapporto nella prossima primavera.
La misura della povertà richiama l'attenzione tanto di politici quanto di ricercatori, e noi disponiamo di entrambi in abbondanza. Abbiamo tenuto conto dell'aspetto politico della povertà, ma ci siamo opposti al lobbying politico. Abbiamo ascoltato i suggerimenti dei ricercatori, ma poi ci siamo affidati al nostro giudizio. Un ricercatore ha detto che la soglia di povertà dovrebbe essere pari a 1,9149 dollari, ma io ho deciso che considerare le ultime tre cifre fosse un po' esagerato.

Kaushik Basu è Senior Vice President e Chief Economist della Banca Mondiale e professore di Economia alla Cornell University.
Traduzione di Federica Frasca

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