Due notizie rassicuranti per i conti pubblici di Atene. Il deficit è calato del 31,1% a 16,234 miliardi di euro nei primi 9 mesi del 2010 ed il rendimento dei titoli di Stato all'asta odierna è sceso al 4,54%, dal 4,82% registrato il 14 settembre per lo stesso tipo di emissione. L'ammontare iniziale dell'asta era di 900 milioni, ma l'offerta è stata aumentata per fare fronte alle richieste largamente superiori alle attese (la corsa ai titoli ad alto rendimento è una costante di questo 2010). A fronte di una domanda di 3,795 miliardi - ha precisato dall'Organismo per la gestione del debito pubblico greco - sono stati collocati titoli a sei mesi per un valore di 1,7 miliardi di euro.

Un segnale del raffreddamento della tensione sul debito pubblico di Atene quindi che parte dai numeri sul deficit. Il dato è leggermente migliore rispetto alle stime del Governo che puntavano su una riduzione del 29%. Il ministero greco delle Finanze pubblica questi dati mensilmente nel quadro dello sforzo per riassestare le finanze statali, pilotato dalla Ue e del Fondo Monetario Internazionale, in cambio di un prestito di 110 miliardi su tre anni.

Nonostante i buoni risultati sul fronte del contenimento del deficit, Atene è comunque preoccupata che le scadenze per la restituzione di questo finanziamento, sommate a quelle del debito pubblico possano far ritornare la Grecia sull'orlo del baratro. Per evitare che ciò accada il ministro delle finanze Georges Papaconstantinou ha fatto sapere, in un'intervista all'emittente greca Skai, di aver avviato "colloqui informali" con Ue e Fondo Monetario Internazionale per un allungamento oltre la scadenza del 2015 del prestito. «Un tale accordo - ha tenuto comunque a sottolineare Papaconstantinou - non equivarrebbe a una ristrutturazione del debito greco.

Dell'ipotesi di un allungamento del prestito aveva peraltro già parlato il direttore dell'Fmi, Dominique Strauss-Khan, e Papaconstantinou ha osservato che un rimborso nei tempi previsti provocherebbe un'impennata delle scadenze greche nel 2014-2015 da 40-50 miliardi all'anno a 70 miliardi. «Se sarà presa una decisione, sarà per premiare il lavoro di risanamento compiuto e non per sanzionare l'incapacità di raggiungere i nostri obiettivi, cosa che darebbe ai mercati un messaggio totalmente sbagliato», ha aggiunto Papaconstantinou.

Non la vedono allo stesso modo in Germania. Ai tempi più duri della crisi greca Berlino aveva opposto le maggiori resistenze al salvataggio (che avrebbe pesato soprattutto sulle sue finanze in quanto "azionista di maggioranza della Ue"). Un portavoce del ministro delle Finanze tedesco ha fatto sapere che «la Germania è contraria alla proroga della restituzione dei debiti della Grecia verso l'Ue e il Fmi». Per poi aggiungere: «Finchè adempiono il programma non c'è alcun motivo per allungare il programma di pagamento».

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