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Qe, conto alla rovescia: pronti 1.100 miliardi. Ecco come…

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Il bazooka della bce

Qe, conto alla rovescia: pronti 1.100 miliardi. Ecco come funzionerà

Le banche centrali dell'area euro potrebbero cominciare l'acquisto su larga scala di titoli di Stato nei giorni immediatamente successivi all'approvazione da parte del consiglio della Banca centrale europea, giovedì prossimo a Cipro, della documentazione legale necessaria. Secondo diverse fonti dell'Eurosistema l'operazione scatterebbe probabilmente a partire da lunedì 9 marzo. Sempre giovedì lo staff della Bce pubblicherà le nuove stime per l'inflazione (che saranno riviste nettamente al ribasso) e di crescita, stavolta in rialzo.

Le banche centrali dell'area euro potrebbero cominciare l'acquisto su larga scala di titoli di Stato nei giorni immediatamente successivi all'approvazione da parte del consiglio della Banca centrale europea, giovedì prossimo a Cipro, della documentazione legale necessaria. Secondo diverse fonti dell'Eurosistema il Qe potrebbe partire lunedì 9 marzo. Giovedì, la Bce presenterà anche le nuove previsioni dello staff, che dovrebbe includere un netto taglio dell'inflazione nel 2015 (dallo 0,7% di dicembre a -0,1%, secondo il consenso degli economisti di mercato), e uno minore per il 2016, ma anche un rialzo delle stime di crescita, come ha anticipato nei giorni scorsi il capo economista Peter Praet. Per la prima volta verranno incluse le cifre relative al 2017, un indicatore importante nella decisione che la Bce dovrà prendere su un'eventuale fine del quantitative easing (Qe), per ora fissata al settembre 2016, ma di fatto senza un termine preciso, in quanto legata al risultato che l'istituto di Francoforte avrà ottenuto nel tentativo di riportare l'inflazione, oggi negativa, verso una cifra «sotto, ma vicina al 2%». Le previsioni della Bce sul fatto che sia stato imboccato un «percorso sostenuto» verso il 2% saranno uno degli indicatori principali, insieme alle aspettative di mercato sull'inflazione, che verranno tenuti sotto costante monitoraggio, secondo le stesse fonti, per decidere eventuali modifiche al Qe.

Il programma, che porterà all'acquisto mensile di titoli per 60 miliardi di euro, di cui probabilmente circa 45 miliardi di debito sovrano, per complessivi 1.100 miliardi, sarà basato su operazioni sul mercato aperto, realizzate dalle banche centrali nazionali dei 19 Paesi dell'area euro, ma in seguito a decisioni centralizzate presso la Bce. Lo schema è quello seguito fra il 2010 e il 2012, quando la Bce ha comprato titoli dei Paesi in difficoltà, in base al programma Smp. Nei lavori preparatori, secondo una fonte monetaria che vi ha partecipato, è stata presa in considerazione l'opzione di adottare un calendario di aste, in cui venissero precisate in anticipo date e caratteristiche dei titoli da acquistare, sul modello del Qe realizzato dalla Federal Reserve americana, e considerato molto efficace. Questa è stata per il momento accantonata per la difficoltà di mettere in piedi in tempi brevi un sistema di aste su 19 diversi mercati.

La scelta della duration dei titoli da acquistare è a sua volta complicata dalla diversa struttura dei singoli mercati nazionali, ma risponderà all'obiettivo di abbassare la curva dei rendimenti nel modo più possibile uniforme. La duration media dei titoli acquistabili (con scadenze dai 2 ai 30 anni) è di 7,2 anni, un valore non dissimile da quello con cui si è confrontata la Fed all'inizio delle proprie operazioni di Qe.
Nell'annunciare il Qe europeo, il 22 gennaio scorso, il presidente della Bce, Mario Draghi, non ha escluso dall'acquisto i titoli con rendimento negativo, un problema particolarmente significativo soprattutto nel caso della Germania, il mercato più grande, dove oggi il rendimento è sotto lo zero fino ai 6 anni. La Bce vorrà tuttavia evitare perdite certe e quindi non dovrebbe comprare titoli il cui rendimento alla scadenza è sotto -0,20%, il tasso praticato sui depositi delle banche presso la Bce stessa; potrebbe quindi orientarsi, almeno inizialmente, sui titoli a più lunga scadenza.

La perplessità di molti economisti è che, essendo i tassi d'interesse già molto bassi, per effetto anche delle attese del Qe, il programma rischi di perdere efficacia. «Dato l'attuale livello dei tassi – ha detto venerdì sera a New York il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio – altri canali saranno più rilevanti: il segnale riguardo alla futura politica monetaria, l'effetto sulle aspettative d'inflazione, il riequilibrio dei portafogli e altri prezzi di attività, l'effetto ricchezza e il miglioramento del canale creditizio». Costancio ha diplomaticamente evitato un riferimento esplicito al cambio, ma è chiaro che l'euro debole è uno degli elementi che possono contribuire maggiormente al successo del Qe.
Alcuni di questi fattori sono già all'opera, così come lo sono gli effetti delle Tltro, le operazioni quadriennali di finanziamento della Bce alle banche mirate alla concessione di prestiti all'economia reale. Le ultime statistiche mostrano che il credito alle imprese sta dando qualche segnale di vita, dopo oltre due anni di contrazione, e che lo svantaggio nelle condizioni dei prestiti applicati alle imprese italiane e spagnole si sta ridimensionando, a partire dall'estate scorsa.

Nel frattempo, altri elementi, come appunto l'indebolimento del cambio, ma anche la caduta dei prezzi dell'energia, hanno cominciato a mettere in moto la ripresa. Più di tutto, osserva Sylvain Broyer, di Natixis, il Qe va a sommarsi a un allentamento della politica fiscale che può avvantaggiare soprattutto Italia e Francia. La ripresa in atto, che dovrebbe rafforzarsi nel corso dell'anno, potrebbe portare, secondo Riccardo Barbieri di Mizuho, a rendimenti obbligazionari più alti a fine 2016, dopo un'ulteriore discesa nelle prossime settimane in seguito all'avvio del Qe.
Molte preoccupazioni di mercato si sono appuntate negli ultimi tempi sulla possibilità che la Bce, nonostante i titoli sovrani acquistabili siano circa 7.800 miliardi di euro, cui si aggiungono 500 miliardi delle agenzie europee, fatichi a trovare venditori in quantità sufficiente, dato che in alcuni Paesi (come la Germania) l'emissione di debito pubblico è in calo per l'azzeramento del deficit e che molti possessori di titoli sovrani, come banche e assicurazioni, sono vincolati a mantenerli da requisiti di liquidità o capitale. Secondo un'analisi di Frederik Ducrozet, di Crédit Agricole, in un primo tempo, almeno inizialmente i venditori potrebbero essere soprattutto le banche, in particolare quelle della periferia, che negli ultimi tre anni hanno aumentato notevolmente il loro portafoglio di titoli di Stato. Ma anche fra i detentori di debito dei Paesi del centro dell'eurozona, qualcuno, fra cui gli investitori stranieri, potrebbe essere indotto a vendere da considerazioni di prezzo.
Alla vigilia del Qe europeo, comunque, i suoi effetti restano altamente incerti.

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