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Draghi: «Qe al via il 9 marzo». In netto rialzo le stime sul …

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Inflazione attesa in risalita dal 2016

Draghi: «Qe al via il 9 marzo». In netto rialzo le stime sul Pil. Raddoppiati i prestiti alla Grecia

Il Quantitative easing europeo sarà ufficialmente avviato il 9 marzo, come anticipato dal Sole 24 Ore, e non terminerà prima di settembre 2016. Lo ha annunciato il presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa post consiglio direttivo a Nicosia (Cipro). Insieme agli acquisti di bond sovrani continueranno gli acquisti di altri titoli, al ritmo complessivo di 60 miliardi di euro al mese. «Abbiamo già visto un certo numero di effetti positivi dopo l’annuncio della svolta verso una politica monetaria più espansiva», ha detto Draghi, che ha chiarito, riguardo alla tempistica dell’allentamento quantitativo, che l’operazione non sarà chiusa fino a quando l’inflazione non sarà tornata ai livelli prefissati. È pur vero che viene stimata ulteriormente in calo, a zero, nel 2015 contro lo 0,7% previsto a dicembre, ma già nel 2016 dovrebbe risalire a 1,5% contro l’1,3% stimato a dicembre. Nel 2017, poi, dovrebbe toccare l’1,8%, dunque pienamente in linea con gli obiettivi Bce di una dinamica dei prezzi vicina ma inferiore al 2 per cento.

Ripartono Pil dell’eurozona e inflazione
Altra buona notizia: i segnali a disposizione del consiglio direttivo dell’Eurotower indicano un rafforzamento più robusto della ripresa economica dell’area euro: +1,5% nel 2015, +1,9% nel 2016, +2,1% nel 2017 . L'attività delle imprese dell'area euro ha già segnato «ulteriori miglioramenti» a inizio anno e «la ripresa si dovrebbe ampliare e rafforzare gradualmente», ha detto Draghi. Il calo del petrolio aiuta il potere d'acquisto delle famiglie e la redditività delle imprese, però l'attività resterà frenata dagli aggiustamenti dei bilanci che restano necessari in vari settori.

Ma le riforme vanno attuate rapidamente
In definitiva, ha commentato soddisfatto Draghi, «le nostre misure di politica monetaria hanno funzionato». E tuttavia «una ripresa ciclica in base alle nostre previsioni di marzo non lascia spazio all’autocompiacimento». Resta «cruciale attuare rapidamente e in maniera decisa e credibile riforme strutturali, non solo per aumentare il potenziale di crescita ma anche per migliorare i redditi e incoraggiare le imprese a investire». Le politiche di bilancio devono continuare a sostenere la ripresa nel pieno rispetto dei paletti previsti dal Patto di Stabilità e di crescita.

Ammontare e titoli da acquistare
L'ammontare del programma di Quantitative easing sarà minimo di 1.140 miliardi di euro, il 12% dei quali investito in titoli di istituzioni sovranazionali (Efsf, Bei). La Bce potrà acquistare titoli di Stato che siano considerati investment grade (ovvero, con una valutazione superiore al livello spazzatura) da almeno un'agenzia di rating. Sono previste deroghe per quei paesi che stiano seguendo un piano di assistenza internazionale. Ecco perché la Grecia resterà fuori finché le istituzioni creditrici internazionali non avranno concluso la verifica in corso.

I titoli acquistati dall’Eurotower avranno una maturità dai due ai trent'anni e non potranno superare il 25% del debito emesso in ogni singola emissione e il 33% del debito totale di un paese. Gli acquisti di debito sovrano saranno effettuati in concreto dalle banche centrali nazionali, che garantiranno per l'80% dei bond acquistati. Pertanto il rischio sarà condiviso da Bce e banche nazionali solo per il 20% delle obbligazioni comprate, ovvero tutti i titoli di istituzioni sovranazionali europee (il 12% di cui sopra) e una quota di bond sovrani pari all'8% del totale. Infine, proseguiranno gli acquisti di obbligazioni garantite da mutui (asset-backed securities) e covered bond, che attualmente procedono al ritmo di 13 miliardi di euro al mese.

«Siamo diventati la banca centrale della Grecia»
La Bce potrebbe essere definita «la banca centrale della Grecia» visto che i prestiti ad Atene sono raddoppiati a 100 miliardi di euro in un mese e mezzo raggiungendo il 68% del Pil, massimo nell'Eurozona, ha commentato con qualche accento ironico Draghi, aggiungendo che tuttavia la Bce è la banca centrale di tutti i Paesi dell’area euro.

Quanto alle banche greche «sono solvibili. Sono state ristrutturate, consolidate e ricapitalizzate. Il problema della liquidità è stato risolto e ora le banche greche possono fornire liquidità all'economia greca». La solvibilità delle banche «è la condizione per il meccanismo di finanziamento Ela e quindi per favorire il finanziamento alle famiglie e alle imprese». Draghi ha sottolineato che «la cosa più importante è preservare la solidità delle banche», ma per farlo serve «una comunicazione di qualità». Un riferimento alla strategia del governo Tsipras, evidentemente, che con prese di posizione contrastanti ha spiazzato i mercati più di una volta. «Certe dichiarazioni - ha rilevato Draghi - portano a volatilità sui mercati, aumentano gli spread, fanno dissolvere il collaterale e rischiano di compromettere gli sforzi della Grecia».

Draghi ha anche ricordato che la Bce «non potrà acquistare bond governativi della Grecia» almeno fino a luglio e non può ancora accettare come collaterale bond greci, almeno fino a quando Atene non dia garanzie sull’attuazione delle riforme che devono ancora essere presentate lunedì (e, non è detto, accettate) all’Eurogruppo.

Tassi invariati
Prima della conferenza stampa di Draghi, il consiglio direttivo ha annunciato di aver confermato i livelli attuali del costo del danaro: 0,05 per cento sulle principali operazioni di rifinanziamento; 0,30 per cento sulle operazioni di rifinanziamento marginali e meno 0,20 per cento sui depositi depositi che le banche commerciali parcheggiano presso l'istituzione centrale.

La decisione è in linea con le attese, dato che nell'area euro permane un quadro di inflazione negativa, al meno 0,3 per cento a febbraio, ben lontana dall'obiettivo ufficiale della Bce che la vorrebbe inferiore ma vicina al più 2 per cento.

Euro ai minimi da 11 anni, lo spread torna all’autunno 2008
Lo spread tra BTp e Bund è crollato ai minimi dall'autunno del 2008, ritrovando, dopo sette anni, quota 93. Il differenziale tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005045270) e il pari scadenza tedesco erano saliti sull’ottovolante mentre era in corso la conferenza stampa di Draghi, oscillando fino a un massimo di 102,24 punti. Il livello di 93,10 equivale a un restringimento di oltre 10 punti rispetto a ieri (è stato anche segnato un minimo di 92,05). Il rendimento del BTp è all'1,34 per cento. Fino al 2008 lo spread era rimasto sotto abbondanti limiti di guardia. Nella seconda metà dell'anno iniziò la lunga crisi, che portò allo sfondamento della soglia psicologica dei cento punti nel giorno 28 di ottobre, per la prima volta dal luglio del 1997, anno in cui si preparava l'ingresso dell'Italia nell'euro.

L’euro ha toccato i minimi da 11 anni a quota 1,1001 dopo l’annuncio del via al Qe dal 9 marzo. Per poi ritracciare a 1,1037. (Al.An.)

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