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Unipol si candida per il risiko Popolari

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Unipol si candida per il risiko Popolari

«Un gruppo assicurativo di queste dimensioni può essere un'azionista utile nell'ambito del processo di aggregazioni tra banche popolari». Con queste parole Carlo Cimbri, ceo di Unipol e di UnipolSai, ha candidato la compagnia di Bologna ad essere attore del prossimo riassetto societario che interesserà il mondo bancario. Un ruolo, evidentemente, che potrebbe maturare all'interno di un processo di valorizzazione di Unipol Banca, istituto «risistemato», e per il quale si sta considerando, senza nulla di concreto allo stato, un futuro diverso.

Magari in asse con Bper, come questo stesso giornale ha raccontato il 3 aprile scorso. Di certo, ha però sottolineato Cimbri, la priorità è assicurare una «corretta valutazione» dell'asset e, in questo senso, fondamentali «saranno i piani industriali» dei potenziali soggetti aggregatori.

Se questa è la strategia in tema bancario, sul fronte assicurativo, business centrale della compagnia, il ceo ha rimarcato che resta fermo l'attuale piano industriale fino a scadenza, ossia fino a fine anno. Solo allora e con il nuovo cda in carica, già a giugno però verrà nominato il nuovo amministratore delegato, verranno ridefinite le linee guida. Di conseguenza, per il 2015 farà fede la politica di pay out a suo tempo definita e pari 60-70% dei profitti.

Il mercato ha maturato particolare interesse per la cedola dopo la diffusione dei risultati del primo trimestre chiusi con un vero e proprio balzo dell'utile. UnipolSai ha infatti registrato profitti per 310 milioni, contro i 186 milioni dell'anno precedente mentre Unipol Gruppo ha chiuso con un risultato positivo di 312 milioni dai 132 milioni del primo scorcio del 2014. Un'ascesa, ha spiegato Cimbri, «fortemente influenzata dalla contabilizzazione di plusvalenze da realizzo sul portafoglio titoli» legate a «una ridefinizione dell'asset allocation in merito alla composizione portafoglio e in particolare dei titoli di stato». In sostanza, Unipol ha ridotto l'esposizione verso i governativi italiani. In realtà, lo ha fatto solo in misura percentuale. Lo scorso anno a marzo gli investimenti erano pari a 46,1 miliardi, ora sono 51,6 miliardi (5 miliardi in più legati alla maggiore raccolta nel vita e alla rivalutazione degli investimenti).

Di questi circa 27,7 miliardi sono in titoli di Stato del Paese, la stessa somma di un anno fa. Con una differenza, però, evidentemente Unipol è passato alla cassa su quei titoli ad alto rendimento che sul piano del prezzo avevano già corso parecchio per reinvestire in altri titoli governativi italiani. L'esito della manovra è stata una somma di plusvalenze che ha incrementato sensibilmente i profitti. «Gli effetti si sono scaricati in gran parte nei primi mesi dell'anno e hanno portato la redditività del portafoglio di investimenti a valori non convenzionali, vicini all'8%. Non continueremo però su questi livelli, questa redditività non è replicabile», ha detto l'amministratore delegato, indicando in circa «450 milioni» le plusvalenze realizzate nel trimestre. Dai dati contabili resi noti, per UnipolSai i proventi da strumenti finanziari ammontano a 432 milioni contro i 128 milioni del primo trimestre 2014. Non a caso il risultato ante imposte di UnipolSai è stato di 470 milioni contro i 323 dell'anno precedente. Sul fronte industriale, la raccolta diretta assicurativa si è attestata a 3.742 milioni di euro in discesa del 4,1% al netto della cessione del ramo d'azienda ad Allianz.

In particolare, nel danni la raccolta è stata di 1.801 milioni (-5,6% sempre al netto di Allianz) mentre nel vita è stata di 1.941 milioni (-2,7%). Sul fronte della reddittività nel settore danni il combined ratio del primo trimestre è risultato pari al 96,1% contro il 94,1% dell'anno scorso. In merito alla dinamica dell'indicatore, Cimbri ha spiegato che non vede ragioni per modificare l'indicazione del 95% di combined ratio per fine anno prevista a piano. Complice il fatto, ha sottolineato, che ad appesantire l'andamento tecnico del trimestre sono state inondazioni in Toscana a marzo che hanno aggiunto un paio di punti al combined ratio. Quanto al margine di solvibilità, il Solvency I a fine marzo era pari al 170%. E, in vista di Solvency II, la nuova normativa che verrà introdotta a fine anno, il ceo ha assicurato che dal prossimo trimestre verranno fornite le prime indicazioni.

Infine, Cimbri ha dato qualche indicazione anche sul comparto immobiliare. Il manager ha ricordato che la compagnia «è in fase avanzata con la Regione Toscana per il Centro Oncologico Fiorentino» e, «auspicabilmente entro quest'anno, il processo dovrebbe concludersi». Sul fronte Atahotel, dopo un lungo processo di ristrutturazione, è atteso un contributo positivo per la fine dell'esercizio e lo stesso vale per le Tenute del Cerro. Per Marina di Loano, invece, Unipol lavora «a contenere l'impatto economico e trovare una posizione più adeguata rispetto al portafoglio di investimenti di una compagnia assicurativa».

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