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Mutui, il «caro Bund» spiazza anche le banche: scatta la …

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FINANZA PERSONALE

Mutui, il «caro Bund» spiazza anche le banche: scatta la corsa alla revisione dei tassi

Nessuno si aspettava un’impennata del tasso dei Bund di queste dimensioni. Forse neanche le banche stesse, che ora infatti stanno correndo ai ripari per correggere alcune offerte sui mutui a tasso fisso (le cui rate sono indirettamente legate ai movimenti del titolo di Stato tedesco) divenute nel frattempo relativamente troppo convenienti per i clienti e «rischiose» per l’istituto di credito che concede il finanziamento.

Le insidie per i clienti...
Se attorno a metà aprile il tasso Irs a 20 anni, il parametro di base per fissare le rate sui prodotti di quella durata, era sceso allo 0,7%, oggi quel valore che è correlato al Bund viaggia circa all’1,7% e le condizioni di accesso ai mutui sono significativamente mutate: il valore degli interessi che un mutuatario dovrà restituire nell’arco dell’intero piano di ammortamento pluriennale è potenzialmente aumentato fino al 50% (e le rate fino al 10-15% in base alla durata).Chi ha avuto il tempismo, o più probabilmente la buona sorte, di stipulare il mese scorso si sarà quindi aggiudicato condizioni probabilmente irripetibili. Chi invece è ancora nel bel mezzo dell’iter che porta alla concessione, che può protrarsi anche per 2-3 mesi, dovrà invece adeguarsi, conscio però di aggiudicarsi comunque un prodotto dal tasso storicamente basso (cioè inferiore al 3%) per il mercato.

...e quelle per le banche
Dal punto di vista delle banche, i problemi non si creano per quelle che determinano la rata aggiungendo all’Irs del momento uno spread (in generale attorno al 2%), perché per queste l’adeguamento al passo del mercato è pressoché immediato e quindi anche la copertura del rischio. Qualche difficoltà in più la hanno quegli istituti che piazzano un’offerta a un determinato tasso (il cosiddetto «tasso finito») e lo mantengono per un certo periodo: uno, due o tre mesi. Di solito le cose cambiano con gradualità per i tassi a lungo termine come gli Irs, ma in questa particolare fase di mercato la volatilità è balzata alle stelle anche per questi e può capitare che da un mese all’altro la situazione mutui significativamente come infatti è successo tra aprile e oggi.

Il giusto mix
«La nostra offerta è ormai totalmente fuori mercato - confessava ieri il responsabile di una banca particolarmente attiva in Italia sulla concessione dei finanziamenti per la casa - la dovremo rivedere al più presto, forse anche nei prossimi giorni». Per la banca la questione non sta soltanto nel rischio, dato che la copertura di un mutuo a tasso fisso è generalmente garantita da una serie di operazioni finanziarie attraverso derivati, quanto nell’assicurarsi un giusto mix fra prodotti di diverso genere. Se fino a inizio anno il variabile aveva pochi rivali, la corsa al fisso nei primi 5 mesi del 2015 (oltre il 50% delle richieste da parte dei futuri sottoscrittori) ha ribilanciato la questione, ma qualche banca potrebbe desiderare di non andare oltre.

Attenzione ai termini dell’0fferta
«Per chi tiene il tasso bloccato per un certo periodo esiste in effetti un potenziale problema di rigidità dell’offerta, mi aspetto quindi che lo scarto tra i tassi proposti e quelli effettivi sul mercato venga progressivamente riassorbito man mano che le banche rivedono l’offerta», spiega Stefano Rossini, amministratore delegato di mutuisupermarket.it. Tanto per fare un esempio Intesa Sanpaolo, che tiene bloccate le offerte per l’intero mese solare, ha ritoccato all’insù i tassi del fisso di qualche decimo fra maggio e giugno e verosimilmente si prepara a fare altrettanto a luglio. Per chi si accinge a stipulare un nuovo mutuo o a surrogare l’esistente occorre dunque fare particolare attenzione, perché è altamente improbabile che l’operazione si chiuda all’interno del mese stesso e il tasso alla fine potrebbe essere ben diverso da quello indicato.

Clienti più stabili per la banca
«Nei casi in cui il mercato tende a muoversi al rialzo come in questo periodo offerte di questo genere potrebbero funzionare quasi come specchietto per le allodole, attirando clienti con un tasso che poi sarà verosimilmente inferiore a quello di stipula», osserva Rossini. Ma il ragionamento può essere visto anche specularmente, e ben lo sanno i fortunati che hanno concluso per un mutuo a tasso fisso in aprile o maggio spuntano condizioni che probabilmente neppure si immaginavano qualche mese prima quando hanno avviato l’iter. «Mal che vada - rassicura comunque Rossini - ci si troverà comunque con in mano un prodotto dal tasso attorno al 3% che resta storicamente molto basso e conveniente per chi lo sottoscrive, mentre le banche potranno dal canto loro contare su un cliente più tranquillo sotto l’aspetto creditizio grazie alla rata fissa e soprattutto più stabile e fedele nel corso degli anni, perché queste condizioni saranno difficilmente surrogabili in futuro».

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