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Borse in ripresa con Wall Street in attesa dell’accordo sulla Grecia.…

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LA GIORNATA DEI MERCATI

Borse in ripresa con Wall Street in attesa dell’accordo sulla Grecia. Euro sopra 1,14 dollari

I mercati azionari europei chiudono in rialzo una seduta piuttosto nervosa e caratterizzata dall’attesa per il vertice sulla crisi greca all’interno dell’Eurogruppo in Lussemburgo. Dopo una mattinata difficile, l’indice Ftse Mib è tornato in terreno positivo e ha chiuso a +1,06% grazie all’andamento favorevole di Wall Street (segui gli indici in diretta) e anche alle indiscrezioni stampa su una possibile bozza di accordo sulla ristrutturazione del debito ellenico. Bene anche gli altri listini del Vecchio Continente. in discesa pure lo spread BTp-Bund, che si è attestato a 147 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 2,28% . L’euro ha consolidato i guadagni realizzati ieri sera dopo la riunione della Federal Reserve e superato 1,14 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta) per la prima volta da un mese a questa parte.

Voci su una possibile bozza d’accordo Ue-Bce
È immancabilmente il tema Grecia a dominare ancora una volta i mercati quest’oggi. In programma c’è infatti l’Eurogruppo, dove i ministri europei cercheranno per l’ennesima volta l’accordo per scongiurare il mancato pagamento del prestito concesso dall’Fmi in scadenza il 30 giugno. L’incontro inizierà alle 15, ma le parti sembrano ancora piuttosto distanti e lo scetticismo impera fra gli investitori. La Banca centrale greca, intanto, ha definito «catastrofica» l’ipotesi di un’uscita del Paese dall’euro. Le Borse hanno invece recuperato parte delle perdite sulle indiscrezioni, riportate dal quotidiano greco Kathimerini, sul fatto che la Commissione Ue e la Bce starebbero lavorando alla bozza di un possibile comunicato per la ristrutturazione del debito se la Grecia dovesse siglare l’accordo con i creditori.

Bce: la crisi di Atene frena la ripresa e aumenta lo spread
Intanto la Bce, nel suo consueto bollettino mensile, ha citato l’incertezza legata alla sorte di Atene fra i fattori che «continuano a frenare la ripresa» nell’Eurozona e ha rilevato che «il differenziale di rendimento a dieci anni è cresciuto di circa 40 punti base in Spagna e Italia e di circa 60 punti base in Portogallo». La stessa Bce, che ha ribadito di «andare avanti con il quantitative easing» nonostante l’inflazione europea abbia ormai raggiunto il suo punto più basso, ha deciso ieri sera di aumentare di 1,1 miliardi di euro a 84,1 miliardi i finanziamenti di emergenza (Ela, emergency liquidity assistance) per le banche elleniche.

Assegnati 73,8 miliardi all’asta Tltro
Oggi peraltro la Bce ha assegnato alle banche dell’Eurosistema 73,8 miliardi di nuovi fondi a lungo termine vincolati alla concessione di finanziamenti alla clientela (Tltro), una buona fetta dei quali prenderà la strada dell’Italia (Il Sole 24 Ore stimava 10 miliardi qualche giorno fa). Sempre in Europa, la Spagna ha collocato 3,5 miliardi di bond a medi-lungo termine con tassi in rialzo, imitata dalla Francia, mentre negli Stati Uniti saranno resi noti i dati sull’inflazione di maggio e la consuete richieste di sussidi di disoccupazione settimanali.

La Fed prende ancora tempo sui tassi
Ieri sera la Federal Reserve non ha aumentato i tassi, come era nelle attese, ma ha compiuto di fatto un nuovo passo in avanti verso la stretta monetaria, che a questo punto sembra sempre più probabile a settembre. Gli analisti tuttavia si dividono su cosa potrà accadere nei meeting successivi da qui a fine anno: se si tratterà di una mossa isolata o la prima di una serie. «La Fed sembra un po’ più a proprio agio a questo punto nel prevedere quando avverrà il primo rialzo dopo il miglioramento dei dati sull’occupazione di maggio e le revisioni dei mesi precedenti. Forte di questo ottimismo la banca centrale Usa potrebbe anche decidere di operare due rialzi da un quarto di punto ciascuno, uno a settembre e uno a dicembre», sottolinea Patrick Maldari, senior fixed income specialist di Aberdeen Asset Management, che tuttavia resta scettico su un’eventualità del genere: «È troppo presto - aggiunge - per pensare a rialzi multipli, dopotutto l’inflazione Usa resta ancora ben al di sotto del target del 2%».

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