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dopo il «no» greco

Alta tensione in Borsa: Milano perde il 4%. Spread a 162, tiene l’euro

Andamento titoli
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Forti vendite sui mercati azionari europei e sui titoli di Stato della «periferia» all’indomani della netta affermazione dei “no” al referendum greco di ieri. A soffrire è stata soprattutto Piazza Affari, che ha fatto peggio degli altri listini del Vecchio Continente anche a causa della maggior esposizione verso i titoli finanziari che oggi come lunedì scorso sono finiti nel vortice delle vendite. Alla fine della giornata il Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 4,03%, scendendo ai minimi da due mesi.Debole anche Wall Street, che riesce comunque a limitare le perdite a pochi decimi (segui gli indici in diretta).

Titoli a due anni greci al 50%
Lo spread BTp-Bund si è attestato a 162 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 2,39%. Il decennale greco ha inoltre sfiorato il 17% (massimo dal 2012), mentre i titoli a 2 anni di Atene viaggiano ormai vicini al 50%. L’euro si è invece difeso sopra 1,10 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta), recuperando terreno dopo le dimissioni a sorpresa del ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis .

Banche subito sotto tiro a Piazza Affari
La netta vittoria del “no” al referendum che si è tenuto ieri in Grecia, inaspettata quantomeno nelle proporzioni, è un evento non particolarmente gradito al mercato, che vede rafforzarsi il negoziatore più inviso all’Europa e teme la crescente incertezza. L’ondata di avversione al rischio e la volatilità di questa giornata ricalca sotto questo aspetto i movimenti che si erano visti una settimana fa, dopo che il premier Alexis Tsipras aveva annunciato il voto. Ora come allora, a essere colpite sui listini europei sono state in prima battuta le banche, che pure hanno ormai un coinvolgimento minimo con le vicende di Atene. A Piazza Affari Mps cede il 9% dopo anche una sospensione al ribasso, Banco Popolare perde il 5,4%, Unicredit il 4%. Sospesa anche Intesa Sanpaolo.

Il BTp decennale supera di nuovo il Treasury
Il settore finanziario, e in particolare quello italiano, reagisce in realtà in conseguenza del calo dei prezzi dei titoli di Stato (e dell’aumento di rendimenti e spread), all’andamento del quale hanno dimostrato di essere di nuovo fortemente correlati nelle ultime settimane. Per i BTp, nel caso specifico, si apre un periodo complicato, anche se sono per il momento da escludere crisi come quelle degli anni passati. «Con l’avversione al rischio che si è vista oggi – spiega Francesco Previtera responsabile della ricerca di Banca Akros - il rendimento del decennale italiano ha di nuovo superato quello degli Stati Uniti come è avvenuto lunedì scorso e potrebbe spingersi magari fino al 2,70%, poi però il mercato dovrebbe tornare a correggere questi eccessi».

Occhi puntati sulla Bce
Con la vicenda greca a tenere banco sono automaticamente passate in secondo piano le indicazioni macro di giornata (non del tutto soddisfacenti quelle sugli ordini all’industria tedeschi). Occhi puntati invece sugli appuntamenti legati ancora una volta al tema di Atene, a partire dalla riunione del Consiglio Bce chiamato oggi a confermare e probabilmente ad aumentare il tetto per la liquidità di emergenza (Ela, Emergency liquidity assistance) a favore delle banche del Paese ellenico. L’agenda di appuntamenti è stata peraltro particolarmente fitta: stamani il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha tenuto una conference call con il presidente della Bce, Mario Draghi, con il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e il presidente del consiglio Ue, Donald Tusk.

La Germania gela le speranze sulle trattative
In serata poi si terrà l’atteso vertice fra Angela Merkel e Francois Hollande, mentre domani i leader dell’Eurozona dovrebbero tornare a vedersi per riprendere le trattative. Le dimissioni di Varoufakis sembravano però in parte aver parzialmente placato i timori dei mercati, che vedono la mossa come un segnale distensivo verso un possibile accordo . A metà mattina dalla Germania è arrivato però l’ennesimo segnale di gelo: «Allo stato attuale - ha avvertito il portavoce della cancelliera Merkel, Steffen Seibert - non vi sono le condizioni per avviare una trattative su un nuovo programma di aiuti». Parole che non hanno comunque mosso più di tanto i mercati finanziari.

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