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Il Nikkei: «FT resterà indipendente ma cresceremo insieme»

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Il Nikkei: «FT resterà indipendente ma cresceremo insieme»

TOKYO - Non c'è alcuna volontà o desiderio di intaccare l'autonomia del Financial Times, ma piuttosto la volontà di investire nel “brand “ britannico e di realizzare sinergie nel digitale e nelle risorse umane per dar vita al leader globale dell'informazione economica, con un occhio anche allo sviluppo di servizi business-to-business. È il messaggio arrivato oggi dalla conferenza stampa dei prossimi “capi” del quotidiano della City: il chairman Tsuneo Kita, il direttore generale e ceo Naotoshi Okada, il senior managing director Hirotomo Nomura e il chief manager Daisuke Arakawa.

La vendita per 844 milioni di sterline del glorioso giornale londinese al gruppo Nikkei è stata in contemporanea giustificata dal Ceo di Pearson come una delle pochissime soluzioni possibili per salvaguardare l'identità e l'autonomia di una pubblicazione che intendeva cedere per concentrarsi sul più redditizio business delle attività educative.

Par di capire, insomma, che, scartato Murdoch per i problemi di Antitrust con il suo Wall Street Journal, il cerchio si restringeva parecchio: escludendo a priori oligarchi russi o gruppi statali cinesi, la corsa si è ristretta a due con il gruppo tedesco Axel Springer, che però non ha expertise nel settore economico né rilevanti attività in Asia, il più promettente mercato per una futura crescita.

Il principale quotidiano economico del mondo, controllato dai dipendenti, non solo evidentemente è stato disposto a pagare di più, ma dichiara una forte ammirazione per il giornale color salmone. Non ha esitato ad ammetterlo lo stesso Okada: «Per molti aspetti l'Ft è più avanti di noi. E possiamo imparare da loro», ha detto, riferendosi in particolare alla maggiore spinta anche tecnica verso il mondo digitale. Kita ha rivelato che la questione dell'autonomia è stata inclusa nel contratto e che la trattativa si è svolta in tempi brevi. Solo 5 settimane fa la banca Rothschild ha informato i giapponesi che Pearson avrebbe potuto gradire una vendita a loro. Solo una settimana fa è volato a Heathrow. E solo ieri in teleconferenza, dopo lunghe discussioni, è stato trovato un accordo che si spera possa essere finalizzato «entro la fine dell'anno». Dopodiché, ha detto Okada «il Financial Times resterà il Financial Times, il Nikkei resterà il Nikkei ma si apriranno grandi opportunità».

La ristrettezza del tempi comporta che l'acquirente non ha ancora finalizzato le linee di credito con le banche, ma i top manager assicurano che non ci saranno problemi. Tra gli scettici, Michael Woodford, l'ex Ceo del grupp di imaging nipponico Olympus subito licenziato per aver fatto scoppiare nel 2011 lo scandalo dei bilanci truccati risalenti: si è dichiarato molto a disagio in quanto il Nikkei sarebbe contiguo all'establishment.

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