Non è stata una sorpresa ma il tonfo è stato notevole. Fin dall’apertura dei listini si è registrato un forte calo per la Borsa di Atene, che ha riaperto questa mattina dopo 5 settimane di stop. L'ultima seduta di contrattazioni risaliva infatti al 26 giugno scorso. L'indice di riferimento di Atene chiude la giornata a -16,2%, dopo aver segnato perdite fino a -23%. Pesanti le vendite su tutti i settori, compreso quello dei titoli finanziari, in rosso del 20%, trascinati al ribasso dalla prima banca commerciale greca, la National Bank of Greece, in calo del 30 per cento. Il contagio però non c’è stato: le Borse europee infatti hanno chiuso in rialzo, mentre Wall Street cede non per colpa della Grecia ma dei deludenti dati economici. L’indice Dow Jones ha terminato le contrattazioni con una perdita dello 0,52%, a 17.598,4 punti, mentre il Nasdaq ha chiuso con un calo dello 0,25%, a 5.115,38 punti.

Negli ultimi 12 mesi Atene ha perso il 37%
Incorporando il calo di oggi, sull'insieme degli ultimi 12 mesi la Borsa greca ha accumulato una flessione del 37%, risultando uno dei mercati peggiori al mondo.

Giù i bancari in vista della ricapitalizzazione
A trascinare al fondo il listino sono i titoli bancari che devono essere ricapitalizzati con almeno 25 miliardi di euro da trovare dai proventi di un fondo per le privatizzazioni. Ma se non dovessero arrivare da quella via, come è probabile, allora toccherebbe all'Esm aprire i cordoni della borsa e sborsare il contante o in via indiretta attraverso un prestito che aumenterebbe però il debito o in modo diretto attraverso una iniezione di capitale nelle azioni delle quattro maggiori banche greche. A quel punto però sarebbe necessario applicare, secondo le regole dell'Esm, il bail in , cioè la partecipazione alle perdite di azionisti, obbligazionisti e depositanti fino all'8% delle passività (liabilities) delle banche salvate. Sarebbe un gesto di fiducia importante questa seconda scelta di entrare direttamente nell'equity delle banche greche da parte dei creditori europei ma se dovesse ridurre i depositi non garantiti sarebbe un brutto colpo per le imprese greche che sono i titolari dei 20 miliardi di euro non garantiti custoditi nei conti correnti degli istituti ellenici (complessivamente ci sono 120 miliardi di euro nei conti correnti). La partita è molto importante anche perché sarebbe la prima applicazione della nuova direttiva sui salvataggi bancari che dovrebbe entrare in vigore solo dal 2016, visto che la corte costituzionale austriaca ha bocciato la legge austriaca che la voleva applicare in anticipo al caso del salvataggio della Hypo Alpe Adria della Carinzia e della bad bank relativa rimettendo tutto nelle mani e nelle casse del governo locale.

Wall Street mista: pesa flessione prezzo del petrolio
Wall Street procede mista e risente della nuova flessione del prezzo del petrolio, che tocca il minimo da sei mesi. La giornata è ricca di dati macroeconomici. I redditi personali a giugno sono cresciuti dello 0,4%, in linea alle stime, e le spese per consumi hanno visto un +0,2%, esattamente quanto atteso dagli analisti. La crescita delle spese però è stata la più lenta da febbraio, cosa che va ad alimentare ulteriormente il dibattito sulla tempistica con cui la Federal Reserve inizierà ad alzare i tassi di interesse per la prima volta dal 2006. L'approccio della banca centrale americana dipende dai dati economici, motivo per cui si resta in attesa di ulteriori conferme dell'andamento dell'economia Usa. Il vero appuntamento della settimana è tuttavia il rapporto sull'occupazione del mese scorso, in arrivo venerdì prossimo. Quello aiuterà a capire se una stretta è in arrivo a settembre.

Il tonfo di Atene non contagia le Borse europee
Le principali borse europee chiudono in rialzo, nonostante il calo record della borsa di Atene. Solo Londra chiude in controtendenza e perde lo 0,11% a 6.688,62 punti, soprattutto a causa dell'indebolimento dei minerari. A Milano l'indice Ftse Mib guadagna lo 0,75% a 23.714,38 punti, Francoforte avanza dell’1,19% 11.443,72 punti e Parigi segna un +0,75% a 5.120,52 punti. Madrid sale dello 0,74%.

A Piazza affari (+0,75%) corre Telecom su voci fusione Wind e 3Italia
A Piazza Affari il Ftse Mib oscilla per tutta la seduta appena sopra alla parità e chiude a +0,75%. Sul fronte societario, hanno continuato a correre le Fca (+3,78%), sempre sull’onda dell’ottima trimestrale annunciata la scorsa settimana e nell'attesa dei dati sulle immatricolazioni italiane di luglio. Le azioni della finanziaria Exor, dopo una sbandata registrata a metà giornata, sono salite dell'1,18%, nel giorno dell'annuncio che la holding acquisterà il riassicuratore PartnerRe per 6,9 miliardi di dollari. Telecom Italia ha messo a punto un rialzo del 2,5%, mentre si avvicina la fusione tra Wind e 3 Italia che da' verve a tutto il settore. Bene anche Mediaset (+3,29%) e Mediolanum (+5,15%) sull'onda di raccomandazioni positive.

Cambio Euro/Dollaro
Sul fronte dei cambi l’euro passa di mano a 1,0969 dollari (venerdì a 1,1042), e 135,97 (136,81), mentre il biglietto verde quota 123,96 yen (123,88). Il petrolio Wti arretra di oltre l’1% attestandosi a 46,38 dollari al barile.

Italia: indice Pmi manifatturiero luglio balza a 55,3
L'indice della produzione manifatturiera in Italia a luglio registra l'aumento maggiore da oltre quattro anni. L'indice dei manager degli acquisti del settore manifatturiero calcolato da Markit/Adaci è salito infatti a 55,3 da 54,1 di giugno che a sua volta era in calo rispetto a maggio. E' l'aumento piu' veloce dall'aprile del 2011 per l'indice. La domanda maggiore, si legge in una nota di Markit-Adaci, ha stimolato nuove assunzioni mentre i maggiori prezzi di vendita hanno controbilanciato i maggiori costi.

In Grecia indice Pmi ai minimi da 16 anni
Crolla invece l'attività del comparto manifatturiero in Grecia a luglio, toccando i minimi da 16 anni. L'indice Pmi elaborato da Markit è sceso a 30,2 punti, ai minimi dall'inizio delle serie storiche, rimanendo ben al di sotto la soglia dei 50 punti che separa la crescita dalla contrazione. «La produzione industriale - spiega l’economista di Markit Phil Smith - è collassata in luglio in coincidenza con l’apice della crisi del debito. Sebbene il manifatturiero rappresenti solo una piccola porzione del Pil greco, le dimensioni del crollo mandano un segnale preoccupante per tutta l’economia greca».

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