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L’Epa: test estesi anche ad altre case

Vw crolla in Borsa (-18,6%) dopo il «trucco» sulle emissioni diesel. Usa, indagine e test estesi ad altre case

Volkswagen paga cara in Borsa la truffa ai controlli sulle emissioni dei motori diesel negli Usa. Le azioni del numero uno europeo dell’auto hanno perso il 18,6% a Francoforte dopo essere scese a metà mattinata fino a un minimo di 126,40 euro, con un calo di oltre il 22% rispetto ai 162,4 della chiusura di venerdì. Il titolo sconta la maximulta che il gruppo potrebbe vedersi infliggere dalle autorità Usa (multa che nel peggiore dei casi, in base alla normativa dell'Epa, l'ente americano per la protezione dell'ambiente, potrebbe arrivare fino a 18 miliardi di dollari). E la prospettiva dell’indagine penale avviata dal ministero della Giustizia americano per violazione delle norme anti-smog.

Gli Stati Uniti hanno poi esteso l'indagine anche a veicoli diesel di altre case automobilistiche, ha reso noto l'Epa: sarebbero già cominciati i primi test sui cosiddetti impianti di manipolazione. «È giusto dire che siamo abbastanza preoccupati dalle relazioni che abbiamo visto sulla loro condotta, ma alla fine la responsabilità di indagare ed esprimersi ricade sull'Environmental Protection Agency (Epa) ed è esattamente quello che sta facendo» ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest.

Secondo un report diffuso ieri dalla Alliance Bernstein la sanzione difficilmente arriverà al massimo previsto, anche perché potrebbe essere commisurata alle dimensioni della sola Vw negli Stati Uniti e non del gruppo nel suo insieme. La sola multa potrebbe però facilmente superare gli 1,2 miliardi di dollari che la Toyota pagò nel 2010; senza contare il costo dei richiami, i danni di immagine e le eventuali conseguenze penali. Il mercato, per ora, sembra aver abbracciato la tesi più pessimistica: il titolo ha perso infatti 36 euro quando Max Warburton - analista di Alliance Bernstein - stimava ieri in 35 euro per azione l'impatto della multa più elevata.

Una portavoce ha annunciato che il gruppo bloccherà la vendita dei modelli diesel 4 cilindri di Volkswagen e Audi negli Stati Uniti. I modelli in questione rappresentano il 23% delle vendite del gruppo tedesco negli Usa in agosto. Intanto il ministero tedesco dell’Ambiente ha annunciato ha ordinato dei «test approfonditi» su tutti i modelli diesel Volkswagen. Lo ha annunciato a Bild il ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt. «Ho chiesto all'Ufficio federale dell'automobile di far condurre immediatamente dei test specifici e approfonditi sui modelli diesel di Volkswagen da esperti indipendenti», ha dichiarato il ministro al quotidiano.

Domenica l'amministratore delegato, Martin Winterkorn, ha ammesso la frode sui test antinquinamento negli Usa e si è scusato per l'accaduto: «Il board della Volkswagen - dice Winterkorn nella nota - prende molto sul serio le violazioni accertate. Io sono personalmente profondamente dispiaciuto che abbiamo deluso la fiducia dei nostri clienti e del pubblico». Il manager assicura che Vw «collabora con le autorità per chiarire la cosa completamente e il più presto possibile». Vw ha anche affidato a una società esterna l'incarico di condurre un'inchiesta sul caso, e ha sospeso con effetto immediato la vendita dei modelli equipaggiati con il motore diesel 2 litri “incriminato”, che negli Usa sono Golf, Jetta, Passat, Maggiolino e Audi A3.

Visti i precedenti della concorrenza, è possibile che lo stesso manager (o qualcuno dei suoi sottoposti) sia costretto a chiedere scusa in pubblico di fronte al Congresso, come era accaduto a Mary Barra di Gm e Akio Toyoda della Toyota. La prima per il caso dei blocchetti di accensione difettosi, per il quale Gm è stata colpita di recente dal dipartimento della Giustizia con una multa da 900 milioni di dollari; Toyoda cinque anni fa, per lo scandalo dei veicoli che acceleravano improvvisamente senza che il conducente potesse frenarli.

Il caso Vw è scoppiato quando l'Epa ha scoperto che le vetture Volkswagen e Audi con motore diesel 2 litri (lo stesso che equipaggia moltissime auto del gruppo Vw vendute in Europa) emettono molti più ossidi di azoto in condizioni normali che non durante i test specifici. Dopo lunghe ricerche ed esperimenti, ha scoperto che responsabile è un software - installato appositamente nella centralina motore - che riconosce le condizioni di test e attiva solo in quel caso i dispositivi più efficienti contro le emissioni; questi ultimi sono invece disattivati durante la guida normale, e il motore produce quindi da 10 a 40 volte la quantità di ossidi di azoto dichiarata in base ai test. Volkswagen ha ammesso che i veicoli contenevano effettivamente il software incriminato.

Perché lo avrebbe fatto? Secondo gli esperti, i dispositivi che limitano le emissioni di azoto fanno consumare di più il motore, e quindi emettere più CO2; potrebbero inoltre limitarne le prestazioni, in particolare la coppia motrice che è uno dei punti di forza dei motori diesel rispetto a quelli a benzina. A questo punto lo scarso successo del motore diesel negli Usa, motore di cui le case tedesche e soprattutto Volkswagen si sono fatte paladine, è destinato a subire un duro colpo. Gli americani, come del resto i giapponesi, sono convinti da sempre che il diesel sia un motore intrinsecamente sporco e inadatto alle autovetture; il caso Vw non farà che rinconfermare questa loro opinione.

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