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Borse europee in rosso sulle attese della stretta Fed. Giù le banche con Unicredit (-5,5%). Asta BTp: titolo a 3 anni al minimo storico

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Chiusura in rosso per le Borse europee, con Piazza Affari la peggiore tra i principali listini del Vecchio continente. A spingerle al ribasso ha, tra le altre cose, ha contribuito l’apertura negativa di Wall Street, che poi ha chiuso con l’indice Dow Jones a -1,44%, lo S&P500 a -1,40% mentre il Nasdaq ha ceduto l’1,22 per cento. In Europa negativi in particolare i titoli bancari. A Piazza Affari UniCredit in flessione dopo il piano pluriennale annunciato ieri. In controtendenza Saes Getters dopo una trimestrale che ha evidenziato ricavi in crescita a 41 milioni di euro, (+26,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). L'utile netto è cresciuto di oltre tre volte a 3,8 milioni di euro da 1,2 milioni di un anno prima.

Oggi, tra le attese degli investitori, c’era comunque l’asta dei titoli di Stato italiani. Il Tesoro ha collocato BTp con diverse scadenze (3-7- 30 anni) per un ammontare complessivo di 5,5 miliardi. vale a dire il massimo dell’importo previsto. Ciò detto i risultati sulle singole scadenze sono i seguenti.

La vendita del bond governativo a 3 anni ha visto il collocamento di 2 miliardi in titoli. Il rapporto di copertura è stato dell’1,9% con il rendimento lordo in asta dello 0,11%. Si tratta del nuovo minimo storico.

Il collocamento dei BTP a 7 anni (2,5 miliardi), invece, ha avuto un rapporto di copertura dell’1,86 con il rendimento allo 0,98% (in calo dello 0,26% rispetto alla precedente asta).

Infine un miliardo di BTp trentennali è stato collocato con un redimento tra il 2,64% (scadenza al 20139) e il 2,71% (2040)

Al di là dei bond governativi il focus degli investitori era anche sugli interventi dei banchieri centrali. Il primo a parlare è stato Mario Draghi. In mattinata il presidente della Bce ha sottolineato che l’istituto di Francoforte «riesaminerà» il livello dei suoi stimoli monetari all’economia a dicembre, pronta ad «avvalersi di tutti gli strumenti disponibili» nel caso giudicasse che i suoi obiettivi di ripristino dell’inflazione a livelli accettabili risultassero a rischio. Ipotesi in cui «non esiteremo ad agire». In generale Draghi ha poi aggiunto che «per una normalizzazione dell’inflazione potrebbe servire più di quanto previsto a marzo, quindi all'incontro di dicembre riesamineremo le politiche monetarie».

Subito dopo queste parole il cambio euro-dollaro, come da copione, è calato. La divisa di Eurolandia è scesa fin sotto a 1,07 verso il biglietto verde. Per poi risalire a 1,08.

Nel pomeriggio. comunque, è stata la volta delle parole di Yanet Yellen. Il presidente della Federal reserve ha sottolineato che la crisi finanziaria globale ha avuto un effetto profondo sull’economia maricana, alterando il modo di pensare la politica monetaria.

Al di là delle dichiarazioni, tornando al mondo del reddito fisso, l’Italia ha visto aumentare l’inclinazione della curva dei tassi. Ieri infatti tutte le scadenze dei BoT hanno raggiunto un rendimento negativo. La situazione, a ben vedere, si conferma anche oggi. E così la differenza tra i tassi a berve e quelli a lunga tende ad allargarsi. Viene da domandarsi. Quali i motivi di questa dinamica? Dapprima, contano le aspettative per l’ulteriore espansione del Qe da parte della Bce. In particolare, è rilevante l’attesa della possibile riduzione del tasso di deposito. Attualmente è negativo per 20 punti base: il mercato ipotizza il ritocco all’ingiù fino a meno 30 basis point. Il che, giocoforza, influenza direttamente i rendimenti delle scadenze brevi. Non solo. L’ingente liquidità in circolazione può trovare “ragionevole” un parcheggio che, seppure con rendimento negativo, rimane comunque meno oneroso di quello presso la Bce. Così la domanda di questi titoli rimane «robusta» e i loro rendimenti si schiacciano sempre di più.

Differente, invece, il discorso sulle scadenze più lunghe. Qui, in primis, la politica monetaria ha meno efficacia diretta. Entrano in gioco altre variabili: dalle aspettative sull’inflazione fino alle dinamiche economiche di Eurolandia. Senza dimenticare, poi, l’effetto «trascinamento» del T-Bond Usa. Il tasso di quest’ultimo, a fronte del probabile rialzo dei tassi da parte della Fed, negli ultimi due mesi è passato da circa il 2% al 2,33%. Ebbene, seppure le due sponde dell’Atlantico viaggiano a velocità differenti, la differenza tra i tassi di mercato non può essere troppo marcata. Quindi il rendimento dei decennali made in Europa tende a salire. Anche perchè gli investitori, allettati dai maggiore rendimenti negli Usa, puntano a vendere asset europei per comprare quelli a stelle e strisce.

Nel comparto azionario, dove continua la pubblicazione delle trimestrali, a Piazza Affari da segnalare Salini Impregilo che, oltre i dati contabili, ha comunicato l’acquisizione di Lane Industries, società operativa nelle infrastrutture da 125 anni in nord America. L’operazione, che ha ricevuto l'ok dei due Cda, ha un valore di 406 milioni di dollari al netto delle componenti aggiuntive che verranno definite al closing.

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