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ORO AI MASSIMI DA UN ANNO

Borse affondate dalle banche: Milano -5,6%. Voci di un taglio Opec, Wall Street riduce le perdite

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Dopo il forte rimbalzo di ieri nuova giornata nera sui mercati. In Europa maglia nera al FTSE MIB di Piazza Affari che cede il 5,63% e torna sotto i 16mila punti con vendite generalizzate su tutti i comparti oltre che raffiche di sospensioni sui bancari. Sono bastati pochi minuti per annullare il tentativo di recupero messo a segno 24 ore fa e per riportare il passivo accumulato dal listino milanese da inizio superiore al 25%.

Forti ribassi anche per le altre Borse europee e la stessa Wall Street ha viaggiato a lungo in pesante rosso prima di recuperare parte delle perdite dopo che la rete Cnbc ha parlato di una possibile cooperazione tra i Paesi Opec per tagliare la produzione di petrolio. Lo S&P 500 ha chiuso così in ribasso dell’1,23% a 1.829 punti dopo aver perso oltre il 2% a metà giornata. Anche il greggio, dopo aver toccato a New York i nuovi minimi dal 2003 a 26 dollari, è risalito in seguito alla notizia - al momento non confermata dal cartello - di un intervento Opec sulle quote di produzione per ridurre l’eccesso di offerta.

Intanto la Federal Reserve «tiene in considerazione le evoluzioni della situazione internazionale» nel prendere le proprie decisioni sui tassi di interesse e, in questo senso, tiene aperte tutte le opzioni, compresa quella del ricorso a tassi negativi. «Non escluderei la possibilità di tassi negativi», ha detto il presidente della Banca centrale americana Janet Yellen durante la testimonianza semestrale davanti alla commissione Finanza del Senato.

Intanto, si diceva, sui mercati vendite generalizzate, automatiche e dovute anche per via di fattori tecnici e dell’effetto palla di neve. Lo dimostra il fatto che Mediobanca, nonostante abbia chiuso i conti del primo semestre 2015-16 (allo scorso dicembre) con un utile netto di 321 milioni di euro, in progresso del 23%, ha perso a Piazza Affari circa il 9% per poi chiudere con un -5,27 per cento.

Come volevasi dimostrare i non elevati volumi della seduta ieri hanno confinato il +5% archiviato alla vigilia dal listino milanese come un semplice rimbalzo tecnico, mentre il trend resta orientato al ribasso e alla massima cautela. Anche oggi sono stati acquistati a mani basse beni rifugio. L'oro si porta infatti a 1.242 dollari l'oncia, tornano ai livelli dello scorso febbraio. Da inizio anno il metallo giallo sale del 14% nonostante vi siano peggioramenti sulle prospettive di inflazione.

Forti acquisti anche sull’altro bene rifugio, il Bund tedesco a 10 anni, il cui rendimento è scivolato allo 0,16%, e si avvicina ai livelli dello scorso aprile (0,07%). C’è però una forte differenza rispetto alla scorsa primavera: allora i titoli tedeschi erano comprati per effetto del lancio del quantitative easing della Bce. Oggi invece vengono acquistati perché sui mercati è accesa la spia dell’avversione al rischio. A differenza di un anno fa, infatti, il mercato vende i titoli della periferia (BTp compresi) ma con un effetto molto contenuto dato che la coperta offerta dai contro-acquisti della Bce scoraggia tentativi speculativi in proposito. Questo spiega anche perché il rendimento del BTp è solo in lieve rialzo in area 1,7%. E spiega perché lo spread BTp-Bund si è portato a quota 160, quindi non tanto per le vendite sul BTp ma soprattutto per i forti acquisti sul Bund rifugio (rendimento dei bond dell’Eurozona).

Sul versante valutario vola l’euro supera 1,13 dollari. A far scattare le vendite sul dollaro sono state le dichiarazioni di ieri del governatore della Federal Reserve, Janet Yellen, che ha addirittura aperto all’ipotesi «se necessario» di un taglio dei tassi negli Usa. Per quanto improbabile al momento sarebbe una clamorosa marcia indietro rispetto al piano di rialzi graduali annunciato a dicembre.

Dal mercato valutario arriva un altro segnale, non incoraggiante. Il dollaro/yen è sceso sotto 116 punti, soglia che teneva dal novembre 2014. Secondo l’approccio intermarket, basato sulle correlazioni nei mercati finanziari, è un segnale di potenziamento dell’avversione al rischio.

Del resto, il sentiment di avversione al rischio è globale. L’indice di Hong Kong, l’Hang Seng, ha ceduto il 3,85%. Per le azioni sulla piazza di Hong Kong è la peggiore caduta nella seduta del nuovo anno lunare dal 1994. Mentre restano chiuse le Borse di Tokyo e Shanghai.

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