L'aumento di capitale di Saipem si chiude con un inoptato del 12,2%, garantito dal consorzio di collocamento, che verrà offerto nuovamente in sottoscrizione al mercato (sotto forma di diritti di opzione) tra il 15 e il 19 febbraio.
Il gruppo petrolifero, come riferito da un comunicato diffuso nella tarda serata di ieri, ha dunque raccolto 3,073 miliardi sui 3,5 miliardi previsti dalla ricapitalizzazione. Sia che Eni che il Fondo strategico, nel rispetto degli impegni assunti nel più ampio riassetto di Saipem, hanno sottoscritto la quota di pertinenza dell'aumento su un complessivo 42,9% del capitale. Allo stesso tempo, è plausibile che anche gli altri soci rilevanti dell'azienda, ovvero il fondo Dodge & Cox (con il 12,17%) e People's Bank of China (con il 2,03%) abbiano aderito alla ricapitalizzazione.
Restava così un 43% circa di azioni riconducibili al “mercato”, di cui il 12,2% (poco meno di un terzo) non sono state sottoscritte. Va in ogni caso ricordato che questo inoptato è garantito dal consorzio bancario di collocamento che procederà alla sottoscrizione di queste azioni nel caso in cui vada deserta la nuova offerta sui diritti.
Vendite sul titolo a Piazza Affari: dopo un avvio in rialzo, è stato sospeso tre volte per eccesso di volatilità e nel pomeriggio segna un calo superiiore al 5% a 0,30 euro.
Al di là dell'esito dell'aumento, gli analisti sottolineano che l'andamento dei prezzi del petrolio continuerà a tenere sotto pressione le azioni, anche in termini di nuovi ordini in arrivo. Ieri il titolo in chiusura era sceso sotto il prezzo della ricapitalizzazione (0,362 euro) per concludere a 0,3185 euro, in ribasso del 12 per cento.
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