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L’Argentina raggiunge un accordo da 4,65 miliardi con gli hedge fund

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RIMBORSO DEL DEBITO

L’Argentina raggiunge un accordo da 4,65 miliardi con gli hedge fund

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C'è un accordo di principio tra l'Argentina e un gruppo di hedge fund americani, che da 15 anni sono protagonisti di una disputa sul debito. Quei fondi da sempre chiedevano di essere interamente rimborsati per i titoli di stato su cui la nazione era fallita nel 2001 ma finalmente un'intesa sembra in arrivo. Stando a Daniel Pollack - il mediatore americano dell'annosa controversia, che il 30 luglio del 2014 si era conclusa senza un accordo causando la caduta di Buenos Aires nel suo secondo default in 13 anni - Buenos Aires è disposta a versare 4,65 miliardi di dollari ai cosiddetti creditori holdout tra cui figurano NML Capital (divisione di Elliott Management di Paul Singer) e Aurelius Capital Management.

La disputa «è sulla strada giusta per essere risolta», ha siegato Pollack. Per il governo del neo presidente Mauricio Macri sarebbe una vittoria politica enorme visto che nella campagna elettorale dello scorso anno aveva puntato sulla fine della disputa con quelli che il suo predecessore Cristina Fernandez chiamava “fondi avvoltoi”. L'annuncio di un accordo di principio arriva alla vigilia di un'udienza pensata per presentare le tesi a favore o contro un ordine imposto nel 2012 dal giudice americano Thomas P. Griesa, quello che fino ad ora ha impedito all'Argentina di onorare i propri impegni con i creditori che sottoscrissero le ristrutturazioni del debito del 2005 e 2010 se prima non veniva risolta la questione con quelli “holdout”. Sarà Griesa a decidere se l'Argentina potrà onorare i propri impegni con i creditori che accettarono il concambio permettendo alla nazione di tornare sul mercato dei capitali. La proposta argentina è comunque soggetta a due condizioni: l'approvazione da parte del Congresso argentino e la rimozione dell'ordine imposto nel 2012 dallo stesso Griesa.

In base all'accordo, l'Argentina pagherà a Elliott Management, Aurelius Capital, Davidson Kempner e Bracebridge Capital «il 75% di quanto stabilito dalla sentenza includendo il capitale e gli interessi più una parte delle spese, incluse quelle legali, sostenute da loro nell'arco di 15 anni», recita una nota. In pratica i fondi subiranno un haircut del 25 per cento. Per Pollack «questo è un passo avanti enorme in un contenzioso di lunga data, ma non è il passo finale». Quest'ultimo dovrebbe esserci «entro sei settimane». Oltre ad essere approvato dal Congresso argentino, l'accordo di principio può esserci solo se vengono abrogate una serie di leggi locali create dall'amministrazione precedente che impediva il raggiungimento di tali patteggiamenti. L'intesa metterebbe fine al secondo default in cui l'Argentina era ricaduta nel 2014 e spiana la strada alla promozione delle agenzie di rating. La settimana scorsa Moody's aveva scritto che «la sfida più grande nel breve termine per l'Argentina è il raggiungimento di una risoluzione definitiva con i creditori holdout. Una risoluzione dei problemi legali richiederebbe una decisione del tribunale di togliere un'ingiunzione sui pagamenti [ai creditori che accettarono le ristruttuazioni sul debito], cosa che ha portato al default nel 2014 e che attualmente blocca [la nazione] dall'accedere ai mercati internazionali».

Il 2 febbraio scorso si è anche chiuso in via preliminare il contenzioso fra l'Argentina e gli oltre 50mila risparmiatori italiani che avevano investito 900 milioni di dollari nei «Tango Bond» e che non avevano accettato le due successive ristrutturazioni del 2005 e del 2010. Con un accordo bilaterale preliminare fra l'esecutivo e la Tfa (la task force delle banche) il governo di Buenos Aires ha accettato di pagare in contanti il 150% del capitale per un controvalore di 1,35 miliardi. Anche questo accordo però è soggetto all'approvazione da parte del Parlamento argentino.

Il nuovo presidente argentino Mauricio Macri vuole chiudere tutti i contenziosi con i creditori per consentire al Paese di tornare a finanziarsi sul mercato internazionale del debito.

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