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Borse deboli, frenano le banche. Piazza Affari -1,2%.…

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la giornata sui mercati

Borse deboli, frenano le banche. Piazza Affari -1,2%. Conto alla rovescia per la Bce

Reuters
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Giornata di ribassi per i mercati azionari europei all’inizio della settimana che porterà all’attesa riunione Bce sui tassi (in programma giovedì). Piazza Affari ha avuto la peggio fra i listini europei e ha chiuso a -1,2% frenata soprattutto dalle banche. L’andamento incerto di Wall Street non ha aiutato a migliorare l’umore degli investitori, né è servito il rialzo del prezzo del petrolio con il Brent ormai sopra i 40 dollari al barile. Wall Street ha poi chiuso contrastata con Dow Jones che guadagna lo 0,40% a 17.073,95 punti e il Nasdaq che perde lo 0,19% a 4.708,25 punti. In territorio positivo l'indice S&P500 che chiude avanzando dello 0,09% a 2001,76 punti. Poco mosso invece lo spread BTp-Bund a 124 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,46%. L'euro si è mantenuto poco sotto quota 1,10 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta).

Il mercato scommette su Draghi
Un taglio del tasso sui depositi di altri 10 centesimi (cioè fino a -0,40%) e probabilmente anche altre mosse espansive di politica monetaria (fra cui l’aumento del quantitativo di titoli pubblici acquistabili ogni mese e l’estensione del periodo del piano) sono le decisioni che il mercato già si attende dall’incontro di giovedì prossimo all’Eurotower. Mario Draghi avrà comunque il suo bel da fare per non «deludere» le aspettative e ripetere quindi la situazione dello scorso dicembre, quando gli investitori si erano spinti un po’ troppo oltre con le loro anticipazioni nelle settimane precedenti.

«Niente di questo riuscirà a fare molto per l’economia europea - avverte però Patrick O'Donnell, direttore degli investimenti di Aberdeen Asset Management - perché la tattica che la Bce sta perseguendo permetterà di ottenere risultati sempre più decrescenti. I tassi di interesse negativi potrebbero essere disastrosi per le banche e il quantitative easing non le convincerà ad aumentare gli impieghi. Si continua a girare attorno al problema: i politici europei dovrebbero smettere di forzare Draghi a tirare fuori conigli dal cilindro e mettere mano a riforme economiche, purtroppo però continuano a preferire guardare lo spettacolo che prenderne parte».

Ma la Bri mette in guardia sulla fiducia nelle Banche centrali
Intanto a ricordare le tensioni presenti sui mercati nonostante il recupero delle ultime due settimane e soprattutto il delicato rapporto fra Banche centrali e investitori ci ha pensato nel finesettimana la Banca dei regolamenti internazionali (Bri): «Malgrado condizioni monetarie eccezionalmente espansive - ha sottolineato Claudio Borio, capo del dipartimento monetario della Bri - la crescita nelle giurisdizioni più importanti è stata deludente e l'inflazione è rimasta bassa. Gli operatori di mercato ne hanno preso atto e la loro fiducia nei poteri curativi delle banche centrali forse per la prima volta vacilla. Anche i policy maker potrebbero forse cominciare a considerare questi fattori».

Riserve valutarie cinesi in calo, ma meno delle attese
Oggi intanto il calendario non propone appuntamenti macroeconomici di particolare spicco. In Germania gli ordini all’industria sono scesi a gennaio dello 0,1%, ma meno di quanto il mercato temesse. I prezzi alla produzione italiani sono scesi a gennaio dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 2,5% su base annua. A livello europeo l’indice Sentix della fiducia degli investitori di febbraio è sceso a 5,5 punti da 6 mentre gli analisti si attendevano un recupero a quota 8. Da segnalare anche la riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, dove però l’attenzione sarà però più legata al tema dell’emergenza rifugiati trattato nel vertice Ue-Turchia. In Cina i dati più aggiornati mostrano un livello delle riserve valutarie ai minimi da inizio 2012 a 3.200 miliardi di dollari, ma i deflussi a febbraio sono stati inferiori alle attese (28,6 miliardi anziché i temuti 40 miliardi).

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