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L’euforia in Borsa dura poco, Milano chiude in rosso. E…

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la giornata dei mercati

L’euforia in Borsa dura poco, Milano chiude in rosso. E l’euro si rafforza

  • –con un post da Econopoly
Andamento titoli
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Stimolo magari, non per i mercati. L’euforia degli investitori per le mosse della Bce si è esaurita molto presto. Le Borse europee avevano preso il volo subito dopo l’annuncio del nuovo ventaglio di misure della banca centrale ma le stime deludenti su crescita e inflazione e le parole di Mario Draghi sul fatto che i tassi non possano essere abbassati indefinitamente senza che questo abbia conseguenze negative sulle banche hanno lasciato il segno. Milano (FTSE MIB) ha registrato guadagni fino al +4% per poi chiudere addirittura sotto la parità (-0,5%).

Piazza Affari è stata trascinata al ribasso dal comparto della moda (Yoox e Moncler cedono rispettivamente il 5,2% e il 3,7%) e dai petroliferi con Saipem (-3,9% e sotto il prezzo del recente aumento di capitale) ed Eni (-3,4%). Rimbalzo, invece, per le banche con Bpm (+4,9%) e Unicredit (+2,3%) e le utility, guidate da A2A (+2,2%). Positiva Madrid (0,26%). Decisamente peggio hanno fatto (qui gli indici) Parigi (-1,7%), Francoforte (-2,3%) e Londra (-1,78%). Anche Wall Street procede in negativo.

E un po’ a sorpresa l’euro, che inizialmente aveva toccato dei minimi intraday a 1,0823, è risalito violentemente oltre quota 1,12. Forti acquisti anche sull’oro, segnale che sui mercati c’è una componente di avversione al rischio.

Giornata sull'ottovolante anche per i titoli di Stato. Lo spread tra il BTp decennale benchmark (Isin IT0005127086) e il Bund, che subito dopo la conferenza stampa di Draghi era sceso fino a 105 punti base, ha comunque chiuso la giornata in calo rispetto a ieri, a quota 110 punti base (117 ieri) in virtù delle forti vendite che hanno colpito i bond tedeschi. Anche il rendimento dei decennali italiani, dopo il netto calo dei primi minuti, ha subito una brusca inversione di tendenza sul finire di seduta in scia a tutti i bond dell'eurozona, chiudendo la giornata sull'1,45% (1,41% ieri) dai minimi sotto la soglia dell'1,3% segnati a metà giornata.

I mercati, insomma, hanno prima letto la parte buona delle misure di Draghi (che difatti ha sorpreso le attese) ma poi dopo si sono concentrati sulla parte negativa: se la Bce si muove con questa aggressività può voler significare che il quadro congiunturale e le aspettative di inflazione sono anche più deboli del previsto. Complice delle dinamiche negative anche il calo del greggio (sotto i 38 dollari al barile a New York).

In mattinata sul mercato primario il ministero del Tesoro ha collocato interamente 6 miliardi di euro di Bot a un anno a fronte di una domanda che ha toccato i 9,95 miliardi. Il rendimento è sceso a -0,068% da -0,032% della precedente asta di febbraio. In aumento la domanda con un rapporto di copertura passato da 1,61 di febbraio a 1,66. Attesa per un’asta di BoT a 12 mesi per un controvalore di 6 miliardi di euro.

Sul versante macro inflazione sopra le attese in Cina a febbraio, col dato più forte da luglio del 2014: l'indice dei prezzi al consumo è salito del 2,3% annuo, rispetto al +1,8% di gennaio e al +1,9% stimato dagli economisti, trainato soprattutto dai prezzi dei prodotti alimentari (+7,3%). Numeri che contribuiscono ad alleggerire i timori di una discesa in deflazione della Cina e, di conseguenza, le pressioni sulle autorità di Pechino per una nuova iniziativa monetaria a breve. In questa direzione va anche il dato odierno sui prezzi alla produzione, che rallentano la loro discesa: l'indice Ppi è calato del 4,9% annuo in febbraio (in linea con le attese) rispetto al -5,3% del mese precedente.

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