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Popolare Vicenza, aumento tra 0,1 e 3 euro per azione

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le mosse del fondo atlante

Popolare Vicenza, aumento tra 0,1 e 3 euro per azione

Le azioni di Banca Popolare di Vicenza varranno tra un minimo («non vincolante») di 10 centesimi e un massimo di 3 euro. È una forchetta di prezzo “monstre”, quella annunciata ieri dal Cda dell'istituto veneto. Un intervallo molto ampio, che non a caso è stato oggetto di richieste di chiarimenti da parte di Consob, e che d'altra parte è frutto della forte incertezza che si respira in queste settimane sui mercati finanziari, in particolare sul settore bancario italiano. Un'incertezza così spiccata che lo stesso management non ha potuto che prenderne atto.

Nel corso delle attività di pre-marketing effettuate nelle scorse settimane presso investitori istituzionali non sono infatti emerse indicazioni di interesse «sufficienti a consentire la determinazione di uno specifico intervallo di valorizzazione indicativa secondo la normale prassi di mercato», si legge in una nota della banca.

L'istituto guidato da Francesco Iorio, che è alle prese con un aumento di capitale da 1,75 miliardi imposto da Bce (e che comunque è garantito dal fondo Atlante, che nel frattempo si è sostituito a UniCredit), ha così deciso di garantirsi un margine di flessibilità alla luce dei «significativi livelli di volatilità attualmente riscontrabili sui mercati finanziari».

La forbice di prezzo, anche nella migliore delle ipotesi, rappresenta un nuovo ulteriore colpo per i vecchi soci della popolare veneta: già nei mesi scorsi il prezzo era stato decurtato dai vecchi 62,5 euro a 48 e quindi a 6,3 euro, valore stabilito per l'eventuale recesso (che è stato richiesto dallo 0,27% del capitale della banca). Ora l'aumento di capitale è destinato a creare un effetto maxi-diluitivo per gli azionisti. A 10 centesimi ad azione, la banca dovrebbe emettere 15 miliardi di azioni (con prevedibile raggruppamento).

Post aumento di capitale potrebbe valere tra 1,51 miliardi (in realtà il minimo è «non vincolante», perchè potrebbe essere rivisto al ribasso) e un massimo ipotetico di 1,8 miliardi. Il rapporto tra prezzo e patrimonio netto tangibile oscillerebbe così tra 0,38 e 0,45 x, dato quest'ultimo in linea con la media del settore delle popolari.

Ieri non è arrivato, come era invece atteso, il via libera della Consob alla pubblicazione del prospetto informativo per la quotazione in Borsa. Possibile che, aggiunte alcune integrazioni al documento, il disco verde possa arrivare già oggi.

Del resto solo con il via libera della Consob al prospetto (da giorni oggetto di continue integrazioni su input dell'Authority), potrà scattare il collocamento. L'agenda ufficiale prevede per oggi l'avvio delle operazioni, con la presentazione alla comunità finanziaria. Il collocamento dovrebbe concludersi il 28 aprile, con la fissazione del prezzo e l'avvio delle contrattazioni in Borsa lunedì 3 maggio.

La vicenda della faticosa ricapitalizzazione di Popolare Vicenda si lega a doppio filo a quella di un'altra banca veneta in cerca di capitali, ovvero Veneto Banca. Il rischio, ragionano gli operatori, è che anche a Montebelluna si faccia fatica a portare a casa l'aumento da un miliardo di euro entro giugno. Non a caso l'a.d. di Veneto Banca, Cristiano Carrus, non esclude «nulla» quando gli si chiede se il fondo Atlante possa intervenire come supporto nell'operazione. Tuttavia, a margine del consiglio nazionale della Uilca, Carrus aggiunge che «al momento noi abbiamo un consorzio guidato da Banca Imi che è stabile e sta lavorando nella preparazione del premarketing e sulle autorizzazioni di Consob e Borsa Italiana». E della possibile partecipazione del fondo Atlante «non se ne parlerà sicuramente prima dell'assemblea del 5 maggio». Di fatto, quindi «ci vorranno ancora 20-25 giorni».

Una volta fatto l'aumento e avviata la quotazione, per Veneto Banca si aprirà dunque il percorso di una possibile aggregazione. Carrus, a tal proposito, sottolinea che a valle del rafforzamento «inizieremo a valutare chi possa intavolare con noi un discorso serio e un processo di trattative». In pole position, potrebbe esserci Bper, che però da parte sua non ha fretta. Qualcuno suggerisce allora che il gruppo di Montebelluna possa finire nell'orbita del futuro colosso Bpm-Banco. «Se dovessi firmare per aggregarmi con Bpm-Banco fra due anni firmerei subito perchè sarà una storia di successo», dice Carrus.

E proprio sul fronte Milano-Verona, procedono i lavori in vista della fusione tra i due gruppi. «La due diligence va avanti regolarmente e dovrebbe finire nei primi giorni di maggio», ha detto l'a.d. del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti. Ancora nessun dettaglio sulle modalità operative dell'aumento da un miliardo chiesto da Bce («aspettiamo prima l'assemblea del 7 maggio»), mentre Saviotti esclude di voler fare ricorso alla garanzia del fondo Atlante. «Ce la facciamo da soli», taglia corto il manager.
@lucaaldodavi

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