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Pop. Vicenza: via libera Consob, parte l’offerta

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la partita veneta

Pop. Vicenza: via libera Consob, parte l’offerta

Dai contenziosi con i soci per oltre un miliardo di euro alla riduzione del livello di liquidità. Dai rischi potenziali di nuovi, pesanti, accantonamenti alle incertezze sulla realizzabilità del piano industriale. È un vero cahier de doléances, il prospetto informativo relativo all’offerta pubblica di Banca Popolare di Vicenza. Approvato nella notte di mercoledì da Consob, il documento è stato pubblicato ieri sul sito web dalla banca. Nelle oltre 700 pagine sono elencate, come è normale che accada, tutte le avvertenze per gli investitori interessati a partecipare all’aumento di capitale da 1,5 miliardi imposto da Bce. Il collocamento si chiuderà il 28 aprile, mentre lo sbarco in borsa avverrà martedì 3 maggio.

I reclami
Tra i punti più rilevanti del prospetto c’è quello relativo ai reclami dei soci. A valle delle ispezioni della Bce, che hanno fatto emergere come oltre un miliardo del patrimonio della banca fosse “correlato” con prestiti alla clientela, alla banca sono giunti 4.752 reclami, tutti aventi come oggetto il «collocamento e l’operatività in azioni proprie e per i profili di criticità emersi dopo le ispezioni». In totale i soci chiedono 1.004,6 milioni di euro, di cui 566,1 milioni relativi al capitale finanziato e lettere di impegno e garanzia, calcolato «in via prudenziale sulla base del prezzo più alto registrato dalle azioni della banca negli ultimi anni, ovvero 62,50 euro». È un rischio, quello di nuovi contenziosi, che potrebbe pesare ulteriormente sui ratio patrimoniali della banca.

La liquidità
Focus anche sulla cassa della banca. A fine marzo la liquidità a breve termine (Lcr, liquidity covered ratio) è scesa a 78,6%, dall’84,6% del 29 febbraio e dall’80,3% di fine gennaio. Un livello che, seppur in calo, rimane sopra il minimo regolamentare del 70%. Merito di alcune iniziative di funding di tipo «eccezionale» ma caratterizzate da «particolare onerosità per la banca», si legge nel prospetto. Tra queste, vengono citate due operazioni realizzate con due banche del consorzio di collocamento. La prima è un “repo” chiuso con Jp Morgan, con sottostante una cartolarizzazione di mutui residenziali, per «un effetto netto di liquidità di circa 333 milioni». La seconda è un’operazione con Deutsche Bank «per 95 milioni di liquidità incrementale», che ha come sottostante una tranche junior/senior senza rating di cartolarizzazioni di crediti di piccole e medie imprese.

Il rischio di nuovi contenziosi
Anche il rischio che gli azionisti della Popolare di Vicenza promuovano in futuro contenziosi contro l’istituto è «rilevante». La banca lo mette nero su bianco, anche se non è in grado di definire la «probabilità» con cui questo evento potrebbe realizzarsi. Gli azionisti potrebbero promuovere le azioni legali «per aver assunto le proprie scelte di investimento senza aver avuto conoscenza degli elementi di criticità» emersi dalle ispezioni della Bce e della Consob e dagli esami del cda o «per aver sottoscritto o acquistato azioni della banca a un prezzo ritenuto eccessivo o non correttamente determinato». I contenziosi, si sottolinea nel prospetto, potrebbero costringere in futuro la banca a procedere con «ulteriori accantonamenti o potrebbero esporla a passività potenziali ulteriori rispetto a quelle riflesse negli accantonamenti effettuati nel bilancio consolidato 2015, con effetti negativi, anche significativi, sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo Bpvi».

I dubbi sul piano industriale
Il prospetto mette in dubbio la capacità delle banca di raggiungere gli obiettivi del piano industriale al 2020. Il piano, si legge nel documento, si basa «su numerosi assunzioni e circostanze» - come «l’incremento degli impieghi e della raccolta» nonché «l’aumento del margine di interesse» - che sono da considerare «sfidanti rispetto alle previsioni e i dati attesi del sistema». Dunque «non vi sono certezze circa la realizzabilità del piano industriale». Le conseguenze sono chiare: nel caso in cui la banca «non dovesse realizzare efficacemente il piano» potrebbero determinarsi «effetti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria e sui ratios patrimoniali» della banca.

La maxi-diluizione
L’impatto dell’aumento di capitale sarà significativo per i vecchi azionisti dell’istituto che non sottoscriveranno l’aumento di capitale. Il rischio è subire una diluizione della loro partecipazione «fino al 99,3%», qualora venga confermata - come è realistico - l’emissione di nuove azioni al valore di 10 centesimi, la parte più bassa della forchetta. Qualora il prezzo offerto sia invece pari a 3 euro - estremo più elevato del range di prezzo - gli azionisti che non aderiranno all’offerta subiranno una diluizione immediata pari all’83,3%.

I costi dell’operazione
Infine, i costi. In caso di integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale, Banca Popolare di Vicenza stima di ricavare 1,44 miliardi di euro, a fronte di una ricapitalizzazione totale di 1,5 miliardi. Al consorzio di banche che curano l’offerta andranno commissioni per circa 60 milioni di euro. Le spese per la quotazione della banca e l’offerta, incluse le spese promozionali e pubblicitarie, potrebbero ammontare a circa 15,5 milioni.

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