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Atlante, ecco tutte le regole per gli investimenti del fondo…

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Credito

Atlante, ecco tutte le regole per gli investimenti del fondo salva-banche

Il fondo Atlante investirà «esclusivamente» in banche che abbiano ratio patrimoniali inferiori ai minimi Srep, ovvero le vere urgenze del sistema, da Popolare Vicenza a (nel caso servisse) Veneto Banca. La parte di capitale che invece non sarà investita negli aumenti finirà nelle tranche equity, ma anche mezzanine, degli Abs emessi per cartolarizzare i crediti in sofferenza delle banche italiane, così da agevolare il rilancio del mercato degli Npl italiani.

Sono alcuni dei dettagli che emergono dal regolamento del fondo di investimento che punta a stabilizzare il mercato bancario italiano. Dettagli che emergono dal testo varato nei giorni scorsi dal Cda di Quaestio Sgr diffuso ai sottoscrittori e che Il Sole-24Ore ha potuto visionare. Cinquantatre pagine per trenta capitoli che dettagliano le caratteristiche del fondo, le modalità di funzionamento e di partecipazione al capitale, i versamenti e le emissioni delle quote.

Come noto, il fondo di investimento, che ha appena annunciato il raggiungimento dei 4 miliardi di euro di raccolta, è pronto a entrare in gioco. A breve ci sarà da portare in acque sicure l'aumento di capitale da 1,5 miliardi di Banca Popolare di Vicenza, e Atlante farà la parte del leone.

Da regolamento, tuttavia, in Popolare di Vicenza come in altri casi, il fondo non dovrà superare il 75% dell'emissione. Il limite non è assoluto, e potrà essere superato «ove possibile» e compatibilmente «con il successo dell'operazione». Ma di certo non ci potrà essere alcun investimento che possa far «sorgere l'obbligo di promuovere un'Opa», tema che non a caso è al centro del confronto con Consob.

In cosa potrà investire Atlante? Il fondo punta a generare un ritorno per i sottoscrittori (si parla di un ritorno del 6% indicativo) e per farlo dovrà valutare gli investimenti in un'ottica di «medio-lungo termine». Nello stesso tempo guarda all'interesse degli investitori a «operare in un contesto di mercato che non subisca tensioni negative».

Il patrimonio del fondo, come noto (si veda Il Sole 24 Ore dello scorso 13 aprile), «almeno» nella misura del 30% dovrà servire ad acquisire non performing loans di una «pluralità di banche italiane». In questo caso, Atlante sottoscriverà strumenti di diverse seniority, «concentrandosi su esposizioni junior» (quelle ritenute più rischiose ma anche più redditizie) ed «eventualmente mezzanine», emesse da «uno o più veicoli» costituiti per alleggerire il fardello degli oltre 80 miliardi di sofferenze nette in pancia alla banche italiane. Confermata anche la possibilità di acquisire gli immobili a garanzia dei crediti.
Il fondo potrà inoltre indebitarsi ma con una leva limitata per evitare rischi eccessivi. Prevista dunque una leva pari a 1,1 volte, inteso come rapporto tra l'esposizione totale e il valore complessivo netto del fondo. L'indebitamento servirà solo per «temporanee esigenze di cassa». Il basso ricorso a linee di credito non significa tuttavia che il fondo non possa creare un importante “effetto moltiplicatore” nello smobilizzo dei crediti del settore: dato che Atlante acquisterà la parte più rischiosa delle cartolarizzazioni di crediti in sofferenza, con un minimo investimento potrà favorire il deconsolidamento di un portafoglio più ampio di crediti lordi. E, nelle intenzioni dei promotori, agevolare l'avvio del mercato.

Le ricapitalizzazioni
La ratio principale per cui è stato costruito il fondo tuttavia è quella di mettere in sicurezza gli aumenti di capitale delle banche in difficoltà. «Fino al 70%» del capitale potrà essere impegnato in ricapitalizzazioni anche riservate (private placement). Il testo specifica però che gli investimenti potranno avvenire «esclusivamente» in banche con ratio patrimoniali «inadeguati» rispetto ai minimi Srep, entro una finestra temporale che si chiude a giugno 2017. Il testo non lo dice esplicitamente, ma il pensiero va ovviamente alla stessa Pop. Vicenza o, potenzialmente, a Veneto Banca, entrambe pesantemente sotto le asticelle Bce. Sotto i minimi regolamentari di Bankitalia ci dovrebbero essere anche piccole realtà come Cassa di Rimini, Cassa di Cesena e Cassa di San Miniato, altri ipotetici target di Atlante.
Una volta entrato nel capitale, tuttavia, Atlante potrà intervenire nuovamente in caso di ulteriori necessità. Il fondo, che ha durata quinquennale (più una proroga di 3 anni), potrà infatti considerare di investire in «eventuali ulteriori» aumenti di capitale di banche già «in portafoglio» fino al «30 giugno 2019», qualora ci fossero nuove richieste della Vigilanza. Il tutto «sempre e soltanto sino a concorrenza massima del 70%» del fondo.
Le operazioni di investimento e disinvestimento saranno ovviamente gestite dalla Sgr. Ma il Cda della Sgr non potrà fare nulla senza prima aver acquisito il parere «non vincolante», del Comitato degli investitori. I nove membri, che non avranno diritto ad alcun rimborso da parte del fondo, saranno nominati nel giro di due settimane con il meccanismo del voto di lista. Di fatto nel comitato saranno rappresentati i primi nove quotisti.

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