Finanza & Mercati

«Aiuto!» Il risparmiatore va a caccia di consigli per rischiare…

  • Abbonati
  • Accedi
Indagine condotta da Natixis Global Asset Management

«Aiuto!» Il risparmiatore va a caccia di consigli per rischiare di meno e guadagnare di più

Rischi bassi, rendimenti alti: per quanto irrealistico, è questo il traguardo ideale al quale aspirano i risparmiatori. Gli investitori privati sono pronti a minimizzare i rischi in portafoglio, consapevoli di doversi muovere in un mondo finanziario dominato dalla volatilità, dalle crisi e dalle bolle speculative: sono oramai ben disposti a pagare una commissione (purchè sia la più bassa possibile) pur di proteggere il proprio risparmio affidandosi alle scelte di investitori professionisti e sono sensibili alla necessità di assicurarsi una pensione integrativa. Ma non per questo intendono minimamente a rinunciare all’alto rendimento, nonostante il mondo sia dominato dal tasso zero o sottozero.

La propensione al rischio del risparmiatore non sale e le aspettative di rendimento elevato non scendono, andando contro i principi che dominano l’andamento dei mercati ( dove tanto maggiore è il rischio, tanto più alto è il rendimento potenziale) e contro gli insegnamenti della cultura finanziaria.

È questo, in estrema sintesi, il risultato dell’indagine condotta da Natixis Global Asset Management: giunta alla sua settimana edizione ed effettuata lo scorso febbraio e marzo, l'Individual Investor Survey 2016 è stata condotta su un campione di 7.100 investitori privati in 21 paesi, 400 dei quali in Italia con un patrimonio netto minimo di 170.000 euro.

Gli investitori hanno «esagerate» aspettative di rendimento e poco appetito per il rischio
«Gli investitori italiani sembrano non avere una percezione chiara e un fondamento solido per la scelta degli investimenti, alcuni hanno aspettative irrealistiche e molti non hanno un piano finanziario in essere» - afferma Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l'Italia di Natixis Global Asset Management. «In altre parole, obiettivi e desideri non sembrano coincidere con le decisioni di investimento. Ma ora gli investitori sono più consapevoli dei loro obiettivi di lungo periodo e sono pronti ad attivarsi per raggiungere la loro sicurezza finanziaria post-pensionamento. Il loro successo passa da una migliore comprensione degli investimenti e da una nuova relazione con i consulenti».

Ma non sono soltanto gli italiani a pensarla così. Gli investitori privati in tutto il mondo desiderano alti rendimenti pur correndo pochi rischi. Per minimizzare le perdite, sono pronti a rivolgersi a consulenti professionisti e forme di risparmio gestito: ma quando il rendimento sperato viene disatteso, non perdono tempo e chiudono il rapporto con il gestore oppure disinvestono dal fondo. Il 27% degli intervistati su scala mondiale ha ammesso di aver interrotto il rapporto con il consulente finanziario, e di questi il 41% per “performance peggiore del previsto”; il 32% si è lamentato sostenendo che il gestore non aveva capito bene quale fosse l’obiettivo finanziario prestabilito e il 30% non si trovava comunque d’accordo con le scelte di investimento. L’indagine detrae il ritratto di un risparmiatore meno passivo rispetto al passato, che vuole capire, seguire e condividere le scelte di investimento.

Aspettative irrealistiche? Sì
Quanto irrealistiche sono le aspettative del risparmiatore? Molto, stando a questo sondaggio di Natixis. “Gli investitori appaiono in conflitto tra ciò che desiderano e ciò che realmente riescono a tollerare”. In Italia gli investitori dichiarano di aver bisogno di rendimenti medi del 9,9% all'anno: “questa alta e irrealistica aspettativa di performance è in netto contrasto con l'atteggiamento degli investitori e la loro nota avversione al rischio”, sostengono gli esperti di Natixis. I dati della ricerca confermano questo quadro: il 77% degli italiani intervistati si dichiara prudente, l'82% se costretto a scegliere preferirebbe la sicurezza rispetto alla performance e per il 67% la protezione del capitale è più importante della crescita del patrimonio. I fondi indicizzati e gli ETF continuano a essere apprezzati dagli investitori italiani che li ritengono più convenienti (62%) e utili a minimizzare le perdite (67%).

«Vediamo che molti investitori fanno un eccessivo affidamento sugli investimenti passivi attribuendogli erroneamente dei benefici che in realtà non hanno, in particolare quando si tratta di aumentare la diversificazione e minimizzare le perdite. Questo atteggiamento può far perdere l'opportunità di costruire portafogli che possano affrontare meglio mercati volatili», aggiunge Bottillo. «È fondamentale capire tutti i rischi di un portafoglio, poiché difronte agli alti e bassi dei mercati, si ottengono poi i rendimenti che il mercato offre - sia buoni, sia cattivi».

La voglia di alto rendimento è diffusa. Dall’indagine emerge che su scala mondiale i risparmiatori mirano a ritorni reali tra il 12 e il 13%: e 6 su 10 intervistati sono convinti di poter arrivare a questo tipo di rendita sul lungo periodo. In realtà, nella stessa indagine mondiale, gli investitori privati hanno detto che lo scorso anno il ritorno sugli investimenti si è assestato attorno al 5,8%, una cifra comunque molto elevata - e quindi sospetta - tenuto conto della volatilità dei mercati e anche del crescente rischio di perdita.

Sale la pressione di una maggiore responsabilità per la propria pensione
Gli italiani, come anche i risparmiatori nel mondo, considerano la pensione una «vera priorità finanziaria». E questo è un progresso rispetto agli anni passati. Ma i risparmiatori italiani non sembrano felici di questa situazione, come dimostrano i dati dell’indagine Natixis, con il 30% degli intervistati che si dichiara “arrabbiato”, il 24% “rassegnato” e il 14% “non preparato”. Un quadro diverso rispetto a quanto emerso a livello globale dove ben il 16% appare ottimista e il 14% si sente addirittura gratificato.

«La scarsa propensione al rischio, unita alla mancanza di pianificazione finanziaria e a errate convinzioni sui prodotti di investimento, può rendere gli investitori vulnerabili nel prossimo futuro», sottolinea Bottillo. «La buona notizia è che gli investitori stanno identificando sempre più gli obiettivi in base a benchmark personali. Gli investitori desiderano così focalizzarsi più sugli obiettivi, anche se ancora non hanno chiari piani finanziari. In tale scenario, i consulenti finanziari possono aiutare i risparmiatori a definire piani più realistici, a evitare scelte emotive e a progettare un chiaro percorso finanziario».

La consulenza finanziaria: come relazionarsi?
Gli italiani intervistati hanno dichiarato di aver bisogno dai propri consulenti finanziari di soluzioni migliori per gestire i rischi (43%), di supporto nell'identificare obiettivi e nel definire dei piani (32%) e di aiuto per poter prendere delle decisioni di investimento più informate e consapevoli (31%).

Il 77% degli investitori italiani (il 67% a livello globale) non ritiene che il tradizionale approccio azioni/obbligazioni sia il modo migliore per ottenere rendimenti e gestire gli investimenti. L'81% degli italiani intervistati (il 77% a livello globale), infatti, è alla ricerca di nuove strategie di portafoglio che li aiutino a gestire meglio il rischio e l'82% (75% a livello globale) desidera metodologie che possano aiutarli a diversificare il loro portafoglio. L'80% dei risparmiatori italiani intervistati (il 78% a livello globale) ritiene una priorità investire in società che sono gestite in maniera etica, mentre il 74% (69% è il dato globale) dichiara che investire in società che hanno un impatto positivo a livello sociale è importante.

«La relazione tra consulenti e risparmiatori deve concentrarsi su una maggiore comunicazione ed educazione, gli investitori vogliono essere più coinvolti e informati sulle decisioni di investimento. È il momento per una nuova relazione che vada oltre le performance e i prodotti, dove le esigenze e gli obiettivi dei clienti siano al centro di una rinnovata conversazione», conclude Antonio Bottillo.

© Riproduzione riservata