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Vertice Opec, il petrolio a 50 dollari allenta la tensione

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meeting a vienna

Vertice Opec, il petrolio a 50 dollari allenta la tensione

Il ministro  saudita Khalid Al-Falih (Reuters)
Il ministro saudita Khalid Al-Falih (Reuters)

VIENNA - La risalita del petrolio verso 50 dollari al barile sembra aver rasserenato almeno in parte l'atmosfera all'Opec. Alla vigilia del vertice, diversi ministri dell'Organizzazione si sono detti incoraggiati dall'andamento del mercato, che - sia pure molto più tardi del previsto - sta cominciando a reagire alla cura imposta dai sauditi: il crollo dei prezzi ha in effetti fermato lo sviluppo dell'offerta concorrenti. Da qualche mese, col contributo di diversi imprevisti, la produzione sta anzi addirittura calando. E la domanda petrolifera, grazie al mini-greggio, si mantiene decisamente robusta.

Anche se il valore del barile resta tuttora dimezzato rispetto a un paio d'anni fa, persino i più fragili tra i Paesi dell'Opec si stanno aprendo alla speranza di essere vicini all'uscita dal tunnel. È il caso della Nigeria, avviata addirittura alla recessione economica dopo che gli attacchi terroristici dei sedicenti Delta Avengers hanno ridotto del 40% la sua produzione di greggio, ai minimi da 27 anni. «Non voglio sollevare troppe speranze e aspettative - ha detto il ministro nigeriano Emmanuel Ibe Kachikwu - ma le tendenze sul mercato ora sono migliorate. Il senso di urgenza che si avvertiva al vertice di Doha non è più lo stesso». Un mese e mezzo fa nella capitale del Qatar l'Opec aveva provato senza successo a concordare con la Russia e altri Paesi non Opec un congelamento dei livelli di estrazione. L'Arabia Saudita fece naufragare le trattative, ritirando il suo appoggio al piano per la mancata adesione dell'Iran.

Teheran stessa, che aveva chiesto di poter prima riguadagnare la produzione perduta con le sanzioni, ora non vuole più sentir parlare di congelamento. Il ministro Bijan Zanganeh, citato dall'agenzia Shana, osserva del resto che l'aumento dell'export iraniano «è stato assorbito dal mercato», senza compromettere la risalita dei prezzi.

“Le tendenze sul mercato sono migliorate. Il senso di urgenza che si avvertiva a Doha non è più lo stesso”

Il ministro nigeriano del petrolio, Emmanuel Ibe Kachikwu  

«Il mercato si stabilizzerà intorno a un prezzo equo tanto per i consumatori quanto per i produttori di petrolio», ha assicurato al suo arrivo a Vienna Suhail Al Mazrouei, giovane ministro degli Emirati Arabi Uniti, figura carismatica emergente in un'Opec che ha perso il riferimento del saudita Ali Al-Naimi. Il nuovo emissario di Riyadh, il ministro Khalid Al-Falih, è rimasto finora in silenzio benché si trovi nella capitale austriaca da lunedì.

Per svicolare l'assedio dei giornalisti si è messo d'impegno, utilizzando uscite secondarie tanto all'aeroporto quanto nell'hotel dove è alloggiato: lo stesso che sceglieva Al-Naimi, che però si lasciava accompagnare persino nel jogging mattutino, magari rispondendo alle domande soltanto con sorrisi enigmatici o battute sibilline. Con lui, privatamente, hanno parlato molti ministri dell'Opec, compreso il “falco” venezuelano Eulogio Del Pino, che ne è uscito ammansito, tanto da postare via Twitter due diverse e altrettanto sorridenti immagini in compagnia di Al-Falih. Il commento con cui le ha accompagnate è pleonastico: «Abbiamo riaffermato le eccellenti relazioni tra Venezuela e Arabia Saudita».

In precedenza Del Pino si era lasciato andare a qualche mugugno: il mercato del petrolio - ha avvertito - si sta riequilibrando soprattutto grazie alle emergenze produttive, dal Canada alla Nigeria. Ma in fondo è poca cosa rispetto alle risse dell'ultimo vertice.

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