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Perché Verizon comprerà Yahoo! e perché presto potrebbe…

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Perché Verizon comprerà Yahoo! e perché presto potrebbe toccare a Twitter

Verizon, il gigante della banda larga e delle tlc Usa, è pronta a mettere sul tavolo 3 miliardi di dollari per acquistare i servizi internet di Yahoo!. L’offerta verrà formalizzata entro la mezzanotte di lunedì, come previsto dal piano di ristrutturazione del gruppo guidato da Marissa Mayer, termine ultimo per le parti interessate per presentare le offerte di acquisizione di tutta o parte della società. Il motore di ricerca fondato nel 1994 quasi per caso da due studenti di Stanford, David Filo e Jerry Yang, e diventato in pochi anni una delle più potenti web company del mondo da tempo naviga in cattive acque.

E neppure la cura della ceo Mayer, l’ex veterana di Google, arrivata in pompa magna nel 2012 per rilanciare il motore di ricerca «nemico», è riuscita. La manager non è stata in grado di recuperare il terreno perso nei confronti di Google e Facebook e lo scorso febbraio è stata lei stessa ad annunciare un drastico piano di ristrutturazione che comporta un taglio del 15% della forza lavoro e la dismissione di una serie di attività.

Verizon non è conosciuta come Yahoo! in Italia. Ma è come se un gigante si mangiasse un topolino: il gruppo è nato nel 2000 dalla fusione di Bell Atlantic con l’operatore telefonico locale Gte. Il suo nome è composto da due parole: veritas e horizon (verità e orizzonte). Ha una capitalizzazione di mercato di 210 miliardi di dollari e la cassa piena zeppa di liquidità: 4,5 miliardi di dollari. Il colosso delle telecomunicazioni statunitense «che non smette mai di lavorare per voi» ha quindi, da solo, la forza per acquistare tutti i servizi internet di Yahoo! che potrebbero integrare quelle della controllata Aol, acquisita lo scorso anno. A Verizon non interessano il ramo real estate della società di Sunnyvale né quello legato ai patent. L’eventuale acquisizione sarebbe importante per i suoi piani di crescita che puntano a rompere il duopolio di Google e Facebook nella raccolta della pubblicità online.

Tuttavia bisognerà attendere fino a lunedì per capire se verranno presentate altre offerte. Il fondo di investimento Tpg Capital potrebbe a sua volta farsi avanti prima della scadenza, unica rimasta, sembra, tra le 10 società inizialmente interessate. Tra le quali, c’erano Yp holdings, e un consorzio guidato da Bain Capital e Vista Equity partners. Anche Berkshire Hathaway, il fondo di investimenti di Warren Buffett, in un primo momento aveva manifestato interesse.

Durante l’era di Marissa Mayer, in ogni caso, i titoli di Yahoo! sono saliti del 178% (nell’ultimo anno hanno perso circa il 18%, e ieri lo 0,78%), grazie a un aggressivo piano di buyback e al contributo di Alibaba e Yahoo Japan. Da contratto, nel caso in cui la vendita della società si traducesse in una sua uscita senza giusta causa, la ceo si prepara a incassare una super buonuscita da 55 milioni di dollari: 3 milioni di dollari fra contanti e benefit più 52 milioni di dollari tra titoli e opzioni. Una cifra davvero elevata per un amministratore delegato che non è riuscita nel suo intento di rilanciare la società.

Yahoo! ha un miliardo di utenti nel mondo, è ancora la più grande piattaforma di gioco online, ma ha diversi seri problemi da risolvere. Ha perso enormi quote di mercato nel digital advertising rispetto a Facebook, Twitter e Google: quest’anno il portale web ha raccolto appena l’1,5% della pubblicità online (dati eMarketer).

Nello spumeggiante mondo di internet, secondo diversi analisti, entro il 2017 potrebbero arrivare altre M&A di rango che interessebbero questa volta Twitter. Cessioni o alleanze date come «inevitabili» in ragione del trend negativo del servizio di microblogging dei cinguettii, appesantito dall’avanzata inarrestabile di Facebook, Snapchat e Instagram. Le azioni Twitter hanno perso il 60% nell’ultimo anno.

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