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Brexit o Brexin? La strategia superliquida dei gestori e come guadagneranno comunque vada

Foto Afp
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Per un europeista convinto il referendum britannico è qualcosa di assai pericoloso, che può minare alle fondamenta la costruzione europea. Per un gestore o un hedge fund è, molto più prosaicamente, una straordinaria occasione per fare soldi. Lo si vede chiaramente da come si sono posizionati gli asset manager nelle ultime settimane. Come si evince da uno studio di Bank of America Merrill Lynch, la quota di cash è cresciuta al 5,7% dal 5,5% di maggio, addirittura ai massimi da quindici anni. In una nota diffusa il 13 giugno, Barclays stima che ci siano qualcosa come 140 miliardi di dollari di liquidità fermi a bordo campo in attesa dell’esito del referendum britannico.

Tutto questo significa che asset manager grandi e piccoli sono appunto lì, a bordo campo, liquidi, in attesa di vedere come finisce la durissima e per nulla scontata partita inglese tra europeisti ed euroscettici, giocata sul filo dell’ultimo voto. Se vince Brexin, i gestori sono pronti a rientrare in massa sui mercati, provocando un inevitabile rialzo (cosa che per la verità è già iniziata ieri sull’onda emotiva degli ultimi sondaggi).

«Un “remain” darebbe il via a un grande “relief rally” sull’azionario europeo», spiega per esempio da Parigi Yves Maillot, head of European equities investment a Natixis Asset Management. «Visto che fare scommesse è rischioso, tutti hanno deciso di stare fuori dal mercato, anche perché restare liquidi non è particolarmente costoso considerando il caro prezzo dell’obbligazionario».

Ecco quindi che dopo 19 settimane di deflussi dai fondi azionari europei (in particolare britannici), tutti sono lì ad aspettare a bordo campo il triplice fischio finale della partita, pronti a rientrare trionfalmente in caso di Brexin. Anzi, come mostrano i robusti rialzi degli ultimi due giorni, qualcuno - per esempio Allianz Global Investors - ha già ricominciato a comprare l’azionario inglese, ripromettendosi di aumentare il ritmo degli acquisti una volta che il polverone sul referendum si sarà posato a terra. In caso di “remain” l’azionario europeo partirebbe a tutta birra, sottolinea tra gli altri Keith Parker di Barclays, sovraperformando almeno nel breve gli altri indici.

E se vincesse il “leave”? Nessun dramma, è il ragionamento dei gestori seduti su montagne di liquidità: aspettiamo la correzione, cerchiamo i nuovi minimi relativi e poi rientramo su mercati a sconto. Esattamente come avvenuto a metà febbraio con il recupero a “V” seguito al minicrollo di inizio anno, che sull’Eurostoxx ha fruttato - per chi l’ha saputo cogliere - una performance del 15% in appena due mesi. Brexin o Brexit, insomma, l’importante è guadagnarci.

LE INTENZIONI DI VOTO AL REFERENDUM
In % del campione interpellato - Il dato è una media delle ultime rilevazioni effettuate da 12 istituti (Fonte: Poll of Polls)

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