Uno scudo bancario contro le ombre cinesi: è questo lo strumento che il governo italiano ha chiesto all'Europa di attivare. E' una scelta prudente, che attiva regole standard europee a difesa di banche comunitarie oggetto di attacchi speculativi, con una garanzia nazionale, onerosa per le banche. È una assicurazione a tutela del risparmio, per evitare che la miopia dei mercati possa danneggiare un bene pubblico.
La Commissione Europea ha annunziato di aver autorizzato la richiesta italiana di attivare il meccanismo di garanzia dello Stato per emissioni di passività sul mercato da parte di banche, che siano solvibili. Il meccanismo sarà attivo fino al dicembre 2016. La decisione del governo italiano è un atto di prudenza, che ha il merito di riportare sul proscenio – sperando che serva – almeno quattro differenze fondamentali, relative alla distinzione tra: banche insolventi e banche illiquidite; illiquidità bancaria e illiquidità sistemica; Stato proprietario e stato regolatore; difesa del risparmio e protezione dei banchieri. Sono differenze che possono essere antidoti efficaci per evitare le ombre cinesi che, dall'inizio dell'anno, stanno provocando ingiustificati attacchi al sistema bancario italiano.
La prima distinzione riguarda la differenza tra una banca insolvente e una banca illiquida. Una banca insolvente deve essere liquidata, facendo in modo che i costi ricadano il più possibile su azionisti, grandi creditori e manager, e il meno possibile sugli altri soggetti i cui interessi possono essere colpiti dalla liquidazione: depositanti, lavoratori, fornitori, cittadini contribuenti. Poiché i meccanismi di liquidazione standard delle imprese possono essere inefficaci ed inefficienti nel caso di imprese speciali come le banche, le regole bancarie europee prevedono meccanismi di risoluzione, incluso il cosidetto bail in. Lo scudo bancario non riguarda tali banche. Una banca solvente può essere invece colpita da una crisi di liquidità: una crisi di fiducia, legata a problemi – esistenti o presunti, ma comunque risolvibili in un orizzonte di medio periodo – di reddittività ed efficienza, può rendere una banca illiquida, cioè non in grado di emettere in modo regolare proprie passività sul mercato. Qui entra in campo lo scudo: a garantire la solvibilità della banca interviene lo Stato nazionale di appartenenza, che non surroga, ma affianca e rafforza i meccanismi di mercato, per superare i momenti di miopia.
Certo, l'Unione bancaria funzionerebbe meglio se la garanzia non fosse nazionale, ma europea. Purtroppo la miopia affligge anche il disegno delle politiche economiche, per cui il combinato interesse di alcuni Paesi – i “centrali” – di non condividere l'assunzione del rischio, e di tutti i Paesi – “centrali” e “periferici” – di continuare a far contare i politici nazionali, continua a far giuocare un ruolo rilevante agli Stati nazionali.
La seconda distinzione separa la gestione delle vicende di singole banche dal tema del rischio sistemico. È una distinzione che si è pericolosamente persa di vista nella discussione sulle politiche relative ai crediti a rischio (NPL). La cattiva qualità del credito può minacciare la reddittività di banca: se tale minaccia viene ritenuta rilevante dal mercato, una banca solvibilità può diventare illiquida. Se il rischio illiquidità non viene gestito, la banca può trasformarsi in insolvente. Lo scudo serve ad evitare l'ingiustificato passaggio da illiquidità ad insolvente. Il tema del rischio sistemico non centra nulla. A meno che di non continuare a fare confusione tra problemi aziendali e dimensione sistemica – come si è fatto finora nel caso italiano – e trasformare un deficit di fiducia su singole banche in una crisi reputazionale di sistema.
Allo stesso modo, l'attivazione dello scudo dovrebbe ricordare la differenza tra Stato azionista e Stato regolatore. A regime, in una Unione Bancaria efficace gli stati nazionali non dovrebbero avere né il primo né il secondo ruolo. Oggi siamo in una – instabile – situazione intermedia, in cui occorre evitare il tracimare dei governi nazionali sia nel ruolo proprio di regolatore, sia in quello improprio di azionista. Con lo scudo lo Stato nazionale, in situazioni specifiche e temporanee, svolge una funzione di supplenza ai meccanismi di mercato. Soprattutto per l'Italia, la cui storia bancaria è costellata dei danni da inefficienza e corruzione che la presenza della politica provoca quando entra nelle aziende, occorre evitare ad ogni costo il ritorno dello Stato azionista.
Infine, l'attivazione dello scudo dovrebbe aiutare a ribadire la differenza tra tutela del risparmio – che ogni governo nazionale deve legittimamente cercare – e salvataggio dei banchieri – al contrario ad eliminare in modo sistematico e definitivo.
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