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Tassi a zero: scatta la caccia agli investimenti alternativi. Ma gli…

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Tassi a zero: scatta la caccia agli investimenti alternativi. Ma gli italiani sono davvero pronti?

(Ap)
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Cercasi alternative disperatamente. In un mondo di rendimenti ridotti a zero (e anche sotto lo zero) è questo l’imperativo crescenti fra gli investitori, privati ma soprattutto istituzionali come assicurazioni o fondi pensione. La caccia a classi di investimento e strategie meno convenzionali e familiari, ma più flessibili e potenzialmente meno volatili e più redditizie è dunque aperta, ma se si va a guardare meglio fra i vari Paesi europei si scopre un diverso grado di sensibilità al tema, e soprattutto che in Italia forse non si è ancora del tutto preparati al cambiamento di mentalità imposto dai nuovi scenari.

BTp e immobiliare: in Italia prevale al «tradizione»
Un’indagine compiuta nel primo semestre del 2016 da Mercer su un campione di 1.100 portafogli istituzionali divisi in 14 Paesi per un ammontare complessivo di oltre 930 miliardi di attività rivela infatti che in generale, visto il contesto di tassi negativi, in Europa gli investitori stanno da una parte riesaminando i propri portafogli obbligazionari e dall’altra, al fine di gestire al meglio la volatilità, riducendo le allocazioni azionarie, specialmente nei mercati più maturi, e aumentando contemporaneamente l’allocazione in strumenti alternativi.

Non proprio così funziona in Italia, dove sembra invece trionfare la tradizione: si registra una presenza importante di investimenti sul mercato immobiliare e una composizione obbligazionaria orientata verso le obbligazioni governative domestiche, cioè i sempre amatissimi BTp.

Resistenza al cambiamento
Più che dai dati generali, la resistenza al cambiamento degli investitori italiani traspare dalle risposte alle domande poste da Mercer al campione degli intervistati: se in Europa la «rivoluzione» è già sostanzialmente in atto, nel nostro paese il 64% ancora non pensa di investire o aumentare l’allocazione sui mercati privati e soltanto il 43% pensa di integrare nell’asset allocation investimenti in strategie obbligazionarie a ritorno assoluto. La sensazione generale non cambia quando si pensa che, di fronte a un tema come quello degli investimenti in ambito ambientale, sociale e governance (Esg) che gode sempre di maggiore attenzione (vi guarda il 79% degli Europei contro il 55% del 2015), non viene considerato dal 64% degli italiani.

I rischi che si corrono a non agganciare il treno
Il problema è che il «ritardo» con cui simili tematiche vengono affrontate potrebbe anche costare caro agli investitori istituzionali italiani: «Siamo vicini a un ulteriore periodo di grande volatilità sui mercati finanziari - spiega infatti Luca De Biasi, responsabile dell’area Investments & Retirement di Mercer Italia - e quindi il non considerare opportunamente tutte le possibili classi di investimento o, peggio, rimanere legati a schemi tradizionali di costruzione del portafoglio implicitamente espone i patrimoni a rischi di perdite significative». Un approccio sistemico agli investimenti, più orientato al lungo termine e in una prospettiva anti-ciclica rispetto al mercato, sarebbe la soluzione giusta, ma i tempi nel nostro Paese - a giudicare dai risultati della Mercer European Asset Allocation Survey, giunta quest’anno alla 14esima edizione - non sono evidentemente ancora maturi.

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