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Tra Mediaset e Vivendi è rottura, verso vie legali e causa miliardaria

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il dietrofront francese

Tra Mediaset e Vivendi è rottura, verso vie legali e causa miliardaria

(Contrasto)
(Contrasto)

Fra Mediaset e i francesi di Vivendi è rottura. Ed è rottura fragorosa perché si va verso vie legali con la minaccia di una causa miliardaria che, facendo due conti, potrebbe gravitare su una richiesta danni ben superiore al miliardo e fino al miliardo e mezzo. Motivo? Vivendi non vuole più tutta Premium, ma il 20% prevedendo in una seconda fase la salita al 15% di Mediaset. In fondo però, alla base della contesa, emergerebbe chiaramente un interesse diverso da parte dei francesi con l’obiettivo rivolto su Mediaset, piuttosto che sulla pay tv.

Comunicazioni incrociate. Per ora in tutta la mattinata è stato un susseguirsi di botta e risposta a base di comunicati con Mediaset pesantemente in calo a piazza Affari, dove il titolo è arrivato a essere sospeso per eccesso di ribasso e a perdere fino al 14 per cento. In un incontro a Milano con la stampa italiana il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, si è comunque detto ottimista su un possibile accordo.

L’altolà di Mediaset. Andiamo per ordine. A comunicare stamattina è stata per prima Mediaset evidenziando la secca correzione di rotta di Vivendi: «Vivendi, confermato lo scambio del 3,5% del capitale di Vivendi e del 3,5% del capitale di Mediaset, propone di acquistare soltanto il 20% del capitale di Mediaset Premium e di arrivare a detenere in tre anni circa il 15% del capitale di Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile». Il prestito obbligazionario avrebbe come conseguenza anche la diluizione della quota di Fininvest in Mediaset, che con il 34,768% è una quota di controllo valida a far avere all’azionista di riferimento l’ultima parola sulle decisioni che contano.

Il nodo. «La lettera di Vivendi - aggiunge il gruppo di Cologno Monzese - elude un riscontro puntuale a un’intimazione rivoltale da Mediaset ad adempiere ai propri obblighi contrattuali, finora inadempiuti, in primo luogo quello di notificare tempestivamente l’acquisto del controllo di Mediaset Premium alla Commissione Antitrust della Ue. Mediaset informa inoltre che ieri, 25 luglio, l’amministratore delegato di Vivendi ha verbalmente comunicato che Vivendi non intende comunque onorare il contratto stipulato. La comunicazione di Vivendi costituisce per Mediaset una novità assoluta e non concordata. Rappresenta una palese contraddizione con gli impegni assunti da Vivendi mediante il contratto firmato l’8 aprile scorso, concluso dopo lunghe trattative con l’approvazione di tutti gli organi competenti di entrambe le parti».

Il retroscena sull’Antitrust. Insomma, Vivendi non avrebbe neanche comunicato all’Antitrust Ue l’accordo raggiunto l’8 aprile scorso che prevede lo scambio azionario sul 3,5% dei rispettivi capitali. Di 900 milioni la valutazione del pacchetto all’epoca per Vivendi. Per arrivare a quella somma Mediaset ha messo sul tavolo la sua quota più Premium. Tra l’altro occorre considerare che c’è un 11,1% di azioni Premium in mano alla spagnola Telefonica. Nell'ambito dell’intesa dell’8 aprile è stata previsto un “diritto di trascinamento” da parte di Rti (Mediaset) facendo in modo che anche gli spagnoli cedano la quota. Tornando alla mancata comunicazione all’Antitrust Ue, a quanto risulta al Sole 24 Ore Mediaset avrebbe avuto contezza solo qualche settimana fa. Da qui la richiesta di chiarimenti e il nuovo schema proposto da Vivendi, ma rispedito al mittente dal gruppo di Cologno.

Il comunicato di Vivendi. Dall’altra parte la francese Vivendi ha emesso a sua volta una nota in cui spiega che nell’analisi dei risultati di Mediaset Premium, per la quale sono in corso le trattative, sono emerse «differenze significative». Per tale motivo, prosegue Vivendi «il gruppo ha inviato ieri una proposta a Mediaset per trovare un nuovo accordo su termini diversi» e proseguire le trattative. Vivendi , conclude la nota, «conferma la sua volontà di costruire una grande alleanza strategica con Mediaset e Mediaset Premium».

I conti di Premium. Il riferimento in questo caso è ai conti di Premium che hanno collezionato un rosso da 85 milioni di euro nel 2015 e da 63 milioni nel primo trimestre. «Premium è in linea con i piani che prevedono il break even al terzo anno», ha spiegato l’ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, a inizio luglio durante la presentazione dei palinsesti delle tv del gruppo. A ogni modo i conti di Premium hanno appesantito i conti di tutto il gruppo che ha chiuso il primo trimestre 2016 con un rosso di 18 milioni a livello di risultato netto a fronte dei 600mila euro di utile di un anno fa. Peraltro, senza considerare la pay-tv
Premium, il gruppo avrebbe riportato un utile netto di 38,6 milioni secondo quanto comunicato nella trimestrale.

Botta e risposta Mediaset-Vivendi. Mediaset dirama poi dopo mezzogiorno una seconda nota. «Mediaset - si legge – per chiarezza precisa in una nota che: 1) Non c'è nessuna negoziazione in corso tra Mediaset e Vivendi. La negoziazione è già avvenuta e si è conclusa con il contratto regolarmente firmato tra le parti l'8 aprile 2016; 2) L'analisi dei risultati di Premium è ovviamente avvenuta prima della firma, come accade prima di ogni assunzione di impegni; 3) Quanto a lettere inviate da Vivendi a Mediaset, confermiamo di non aver mai ricevuto alcuna contestazione formale sulla validità o i contenuti del contratto».

Le parole del ceo Vivendi. Intanto a Milano in mattinata Arnaud de Puyfontaine, qui anche per il cda Telecom di oggi, ha incontrato la stampa toccando vari temi, fra cui Telecom. Nello specifico de Puyfontaine ha spiegato: «Abbiamo formulato una nuova proposta, la volontà di fare l’accordo resta più che mai. Sono ottimista, non penso che non si troveranno soluzioni». In merito a un futuro merger fra Mediaset e Telecom Italia, De Puyfontaine ha detto che al momento «non c'è niente sul tavolo», anche se non c’è alcuna preclusione potenziale.

Le prospettive. Fatto sta che ora la vicenda si complica e non poco. «Il Consiglio di amministrazione di Mediaset, già convocato per il 28 luglio, prenderà posizione su detta proposta e sulla gravissima comunicazione dell'amministratore delegato di Vivendi», scrive Mediaset. Il contratto, a quanto risulta al Sole 24 Ore, è blindato. Non prevedeva recesso neanche in casi straordinari (leggi casistica Brexit), ma contemplava solo tre casi possibili: disparità su numero abbonati e Arpu, diritti di trasmissione dei canali non valido, mancata conferma dei diritti del calcio. Il recesso sarebbe stato esercitabile fino al 15 maggio.

Il peso dei diritti del calcio. Ora occorrerà verificare i prossimi passi. Di certo a Vivendi sarà apparsa una zavorra troppo pesante quella di Premium. Peraltro a breve c’è da mettere mano al portafogli sia per i diritti champions (2018-2021), sia per quelli della Serie A. Dall’altra parte non è una sorpresa per gli addetti ai lavori che il vero interesse di Vivendi sia per Mediaset e non per Premium. Con una mossa del genere Fininvest sarebbe scesa sotto la minoranza di blocco con cui governa l’azienda (il 34,768% di quota). È successo in Telecom. Mediaset per ora non ci sta.

L’attacco di Fininvest. Su questo punto è dura anche la nota emessa dall’azionista di riferimento Fininvest, che tuona contro «l’eccezionale gravità e l'assoluta scorrettezza del comportamento di Vivendi». Nel comunicato si legge che «l’annunciata decisione di non voler onorare un contratto valido e vincolante, regolarmente stipulato fra le parti e approvato da tutti i rispettivi organi competenti – aggiunge la nota – viola i più elementari principi del diritto oltre che dell'etica economica. Vengono infranti i capisaldi che assicurano un corretto e ordinato funzionamento del mercato. E l’atteggiamento di Vivendi lascia chiaramente intuire che il suo vero, non dichiarato obiettivo - al di là della indubbia valenza industriale dell'accordo stipulato - fosse in realtà quello di costituirsi in modo surrettizio e inaccettabile una posizione di estremo rilievo nell'azionariato di Mediaset».

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