
Non è solo nei nomi il rimescolamento al vertice di UniCredit pensato da Jean Pierre Mustier e approvato ieri dal board, in un’inattesa accelerata (la riunione non era in agenda) che tradisce chiaramente la voglia del nuovo ceo di non perdere tempo.
Semplicità, trasparenza, efficienza, i criteri guida dell’operazione, che si regge sulla bipartizione tra funzioni di business, a cui si chiederà di generare ricavi, e funzioni di governo, cui toccherà presidiare costi e rischi. A capo della prima, ecco tornare la figura del direttore generale unico, un ruolo affidato a Gianni Franco Papa, fino a ieri vice dg con competenza sul Corporate & investment banking; in parallelo, le funzioni di governo: fino a oggi ambito di competenza di Paolo Fiorentino, manager di grande peso nella banca, dal primo settembre - quando entrerà in vigore il nuovo organigramma - la guida passerà a un duopolio composto da Ranieri de Marchis, attuale capo dell’audit, e Francesco Giordano, cfo di Hvb. Giordano avrà responsabilità specifiche per i costi, gli acquisti, il real estate e la finanza. E qui si arriva alla casella del Chief financial officer, un Cfo solo per tutto il gruppo che sarà Mirko Bianchi, attualmente domiciliato a Bank Austria, che nei fatti prenderà il posto di Marina Natale.

La catena di comando si accorcia ma al tempo stesso la squadra di vertice si allarga, per «semplificare il gruppo, rendere più efficiente l'assetto operativo, rafforzare la capacità di individuazione delle responsabilità». Non è solo nei nomi il rimescolamento al vertice di UniCredit pensato da Jean Pierre Mustier e approvato ieri dal board, in un'inattesa accelerata (la riunione non era in agenda) che tradisce chiaramente la voglia del nuovo ceo di non perdere tempo nel ridisegnare prima linea, meccanismi di funzionamento e road map del gruppo.
La struttura di governo da tempo era uno dei punti deboli di UniCredit, su cui si concentravano le perplessità del mercato. Già Federico Ghizzoni, nell'estate scorsa, aveva tentato di riorganizzare il vertice (dell'epoca le uscite di Roberto Nicastro e Alessandro Decio), ma ora Mustier ha deciso di agire in modo più organico, pur pescando interamente dal vivaio UniCredit.
Semplicità, trasparenza, efficienza, i criteri guida dell'operazione, che - avendo come obiettivo ultimo la creazione di valore - si regge sulla summa divisio tra funzioni di business, a cui si chiederà di generare ricavi, e funzioni di governo, cui toccherà presidiare costi e rischi. A capo della prima, ecco tornare la figura del direttore generale unico, un ruolo affidato a Gianni Franco Papa, fino a ieri vice dg con competenza sul Corporate & investment banking. Qui il manager ha potuto applicare direttamente quell'idea di banca che propone e si propone a seconda delle esigenze dei clienti già introdotta da Mustier quando era capo del Cib, e ora Papa dovrà applicare il principio a tutto il gruppo. A lui, infatti, è stata assegnata la responsabilità di tutte le aree di business (i singoli mercati domestici, Pioneer, Fineco, Cib), inoltre «guiderà le strategie digitali del gruppo e dovrà definire il nuovo modello di servizio della banca», secondo quanto precisato in una nota.
In parallelo, come accennato, le funzioni di governo. Fino a oggi ambito di competenza di Paolo Fiorentino, manager di grande peso nella banca, dal primo settembre - quando entrerà in vigore il nuovo organigramma - la guida passerà a un duopolio composto da Ranieri de Marchis, attuale capo dell'audit, e Francesco Giordano, cfo di Hvb. In pratica, due profili d'impronta finanziaria, con il chiaro compito di vigilare su costi e rischi; non a caso, de Marchis sarà a capo di tutte le attività operative, dell'It, della sicurezza e dei controlli interni, mentre Giordano avrà responsabilità specifiche per i costi, gli acquisti, il real estate e la finanza. E qui si arriva alla casella del chief financial officer, un cfo solo per tutto il gruppo (con possibili ulteriori sinergie a livello di tesoreria e di servizi collegati) che sarà Mirko Bianchi, attualmente domiciliato a Bank Austria. Nei fatti prenderà il posto di Marina Natale, che resterà nel gruppo e «guiderà la struttura Strategy e M&A nella fase di revisione strategica delle attività».
Il duopolio, cioè la responsabilità congiunta con evidenti benefici a livello di trasparenza e di futuro turnover, piace a Mustier. Che ha deciso di applicarla anche al Cib (i vice Gianfranco Bisagni e Olivier Khayat sono stati promossi a responsabili) e a un'area strategica come l'Italia, affidata ad Andrea Casini, attuale responsabile delle attività del gruppo in Bulgaria, e Giovanni Ronca, oggi capo della filiale di New York: il primo, affiancato come vice da Remo Taricani, guiderà le attività retail, il secondo, con Lucio Izzi come vice, avrà la responsabilità delle attività corporate. Gabriele Piccini, attuale country chairman per l'Italia, lascerà il proprio incarico di capo delle attività in Italia e «assumerà un'altra posizione all'interno del gruppo», mentre a lasciare UniCredit sarà l'attuale Cfo di gruppo, Bernardo Mingrone.
E il ceo? «Finalmente potrà fare il ceo», sussurrava ieri un alto dirigente di Piazza Gae Aulenti. Sì, perché con meno riporti diretti, «potrà focalizzarsi sulla definizione delle strategie di gruppo, la gestione dei rischi e l'ottimizzazione dei costi di struttura». «Con una struttura più leggera, una linea di riporti più corta e responsabilità più chiare, potremo dare impulso a una cultura del gruppo centrata su una rigorosa disciplina dei rischi e dei costi e fortemente focalizzata sulla capacità di esecuzione», ha detto ieri il ceo, sottolineando poi la possibilità di «far crescere laddove è possibile le risorse interne». Prossimo passo, la « profonda revisione del piano strategico che sarà resa nota prima della fine dell'anno e che avrà come obiettivi centrali l'ottimizzazione della nostra struttura di capitale, una ulteriore riduzione dei costi e una sempre migliore capacità di mettere a disposizione dei clienti UniCredit la straordinaria piattaforma internazionale del gruppo». Il cantiere dovrebbe chiudersi a novembre, e ieri Bloomberg ha rilanciato l'ipotesi di un mix a base di cessioni (Pekao su tutte) e di un aumento da 5 miliardi.
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