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Le banche italiane scontano un calo dei profitti del 46%

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i primi 10 istituti

Le banche italiane scontano un calo dei profitti del 46%

«Le banche italiane hanno bisogno di un processo di ristrutturazione», ha detto sabato il ministro Pier Carlo Padoan a Il Sole, ricordando che l'attività tradizionale «è sempre meno rilevante nella dinamica dei profitti». Tasto dolente, su cui sempre la settimana scorsa era tornato a battere anche il governatore Ignazio Visco, ma che trova puntuale e inesorabile conferma nella tornata di semestrali che si è conclusa venerdì.

Per le prime dieci banche (commerciali) italiane quotate che hanno approvato i conti di metà anno, da Intesa Sanpaolo al Credito Valtellinese, l'aggregato dei ricavi mostra che rispetto al 2015 mancano all'appello quasi due miliardi di utili, pressoché dimezzati (-45,9%) a quota 2,2 miliardi. Sulla profittabilità si fa sentire una ripresa degli accantonamenti sui crediti in sofferenza, tornati a salire di un miliardo (a quota 7,1), ma l'altro miliardo che manca all'ultima riga dei bilanci è quasi integralmente da imputare al margine d'interesse, sceso del 5,2% (pari a 744 milioni) a quota 13,6 miliardi. È proprio qui che sta l'attività tradizionale di cui parla Padoan, cioè il prendere e redistribuire denaro, che in questa fase di tassi bassi, alta rischiosità del credito ed elevati assorbimenti di capitale è diventato quasi un incubo per i banchieri. Che nella maggior parte dei casi, per necessità o per virtù, continuano a puntare sul de-leveraging, cioè su una riduzione del portafoglio crediti: tra i primi dieci istituti passati al vaglio, soltanto il Credem (+5,1%) e la Banca Popolare di Milano (+0,2%) nei primi sei mesi del 2016 hanno contabilizzato un incremento, pur lieve, del margine d'interesse. Perché di fatto le due banche sono tra le poche a incrementare il portafoglio crediti: a Piazza Meda è salito dell'1 per cento rispetto a fine 2015 a 34,5 miliardi, a Reggio Emilia del 4,6% su base annua a 22,4 miliardi. Insieme ai volumi, a impattare sul margine d'interesse sono evidentemente i tassi d'interesse applicati nonché il costo della raccolta, leve su cui tutti i banchieri sono costantemente al lavoro per arginare il tracollo del margine, che in alcuni casi - Mps, Banco Popolare, CreVal - risulta addirittura in doppia cifra.

“Le soddisfazioni che non arrivano dall’attività tradizionale di banca possono essere almeno in parte compensate con le commissioni e i ricavi da trading”

 

Le soddisfazioni che non arrivano dall’attività tradizionale di banca possono essere almeno in parte compensate con le commissioni e i ricavi da trading, due segmenti di mercato comunque meno “tranquilli”  dello scorso anno vista la volatilità che si è reimpossessata dei mercati. Sta di fatto che per ora il calo del margine d'interesse è il principale imputato del calo dei ricavi, visto che l’aggregato delle dieci banche mostra una contrazione del 3,8% dei proventi, pari a 1,1 miliardi in meno: 28,8 miliardi contro i 29,9 della prima metà del 2015, per un trend che difficilmente potrà essere invertito nella seconda parte dell'anno e che segnerà così una significativa inversione di rotta rispetto al 2015, che - nonostante i tassi già bassi - aveva comunque fatto segnare una crescita aggregata dei ricavi pari al 2,8% (1,6 miliardi in assoluto).

Altro elemento significativo del giro di boa è quello relativo alle rettifiche sui crediti deteriorati. Così come si attendevano gli analisti, alla data del 30 giugno gli accantonamenti sono tornati a salire dopo che il 2015 li aveva visti dimezzati (-45,6%) e il primo trimestre 2016 aveva “illuso” circa il fatto che la dinamica potesse proseguire (-1,3% su base annua). In realtà, così non è stato: alcune banche hanno avviato le cessioni di Npl (con la necessità di ripristinare le coperture), altre - come il Banco Popolare (+161%) e Carige (+158%)- hanno dovuto sottostare a specifici diktat della Bce, altre ancora - come Ubi (+210%) - hanno pagato il prezzo del varo di piani di ristrutturazione interna. Niente di strano, dunque, se a livello di sistema la redditività del settore è in calo.

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