I depositi di denaro presso la loro unica filiale italiana, in via Vespasiano a Roma, avevano remunerazioni allettanti. Il conto standard a soli 3 mesi offriva un sonoro 1,5% annuo lordo. A 6 mesi si saliva all’1,8% per poi passare al 2% secco per durata da 12 mesi in su. In tempi di tassi a zero sui conti in banca degli italiani il rendimento proposto dalla As Privatbank era più che invitante. Unico neo. La banca non è proprio conosciutissima. È lettone di Riga ma in realtà posseduta da un gruppo ucraino.
Una strana architettura societaria. Base in Lettonia, filiali (una in Italia) e altre a Cipro e in Portogallo, ma testa di comando saldamente posta in Ucraina con bilanci in cirillico e valori espressi in Grivnia la moneta di Kiev. Da ieri la banca o meglio la sua unica filiale italiana è stata di fatto chiusa d’imperio dalla Banca d’Italia che ha imposto lo stop alle attività, impedendo “nuove operazioni” e soprattutto come recita il comunicato stampa di Via Nazionale dispondendo da ora in poi che la banca lettona-ucraina «potrà esclusivamente effettuare operazioni al fine di consentire alla clientela il ritiro delle proprie disponibilità o il trasferimento delle stesse presso altri intermediari». Si cbiude insomma, i clienti potranno ritirare i soldi o trasferirli. Il motivo è che una verifica ispettiva nella primavera scorsa avrebbe fatto emergere gravi violazioni in materia di riciclaggio di denaro con tra l’altro il rischio di una reiterazione delle irregolarità. Insomma quell’unica filiale italiana aveva tra gli scopi, come avrebbe accertato la Vigilanza di Bankitalia, il giro di denaro sporco che andava ripulito. E quei tassi offerti erano solo lo specchietto per le allodole. Certo che la strana struttura societaria della banca e quella ramificazione tra area dell’euro e moneta di Kiev non era certo un viatìco di trasparenza.
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