Anche un uomo legato alla cosca di ’ndrangheta Grande Aracri di Cutro (Crotone) è caduto questa mattina nelle maglie della Dia di Roma (guidata dal colonnello Francesco Gosciu). Per lui sono scattate le manette.
La Direzione investigativa antimafia della Capitale sta eseguendo numerosi provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessi dal Gip del Tribunale, su richiesta della Dda, nei confronti di una associazione criminale dedita stabilmente ed in forma organizzata a usura e riciclaggio.
La presenza di un personaggio legato alla cosca Grande Aracri, che in Emilia Romagna e in particolare da almeno 40 anni a Reggio detta la propria legge criminale, testimonia che le radici delle organizzazioni criminali sono ormai oltre i propri confini geografici.
L'attività investigativa, battezzata Old cunning e avviata dal 2012, ha fatto emergere l'esistenza nella Capitale di un gruppo organizzato in stretti rapporti con personaggi noti negli ambienti della malavita romana, indicativi della caratura criminale dei capi del sodalizio e delle forti capacità di presa sulle vittime dei prestiti usurari.
Tra i suoi vertici, anche la figura di Benedetto Stranieri, già arrestato nel gennaio 2015 dalla Dia per concorso esterno in associazione mafiosa su ordine della Dda di Catanzaro (nell'ambito dell'inchiesta Aemilia), ex maresciallo dei Carabinieri diventato poi avvocato e legale del boss di ‘ndragheta Nicolino Grande Aracri.
Nel corso delle indagini sono state individuate molte vittime, tra cui politici ed amministratori locali, commercianti e privati cittadini in sofferenza economica, che venivano continuamente vessati mediante condotte intimidatorie ed estorsive per ottenere il pagamento delle rate concordate per la restituzione del debito. Il tasso usurario applicato variava tra il 70% e il 150% annuo.
L'indagine trae le mosse dalla figura di Antonio D'Angeli, un pensionato con una notevole disponibilità economica impegnato in una serie di consistenti operazioni immobiliari. Attraverso questa figura gli uomini della Dia hanno individuato una grossa organizzazione criminale dedita principalmente all'usura e che ha viso il coinvolgimento, oltre che di personaggi di notevole spessore criminale legati alla “banda della Magliana”, anche di due direttori di banca. Questi ultimi hanno agevolato l'emissione di mutui senza alcuna garanzia, nei confronti delle vittime, allo scopo di consentire all'organizzazione di recuperare i profitti illeciti, omettendo fra l'altro di segnalare le operazioni finanziare sospette poste in essere da alcuni degli indagati.
All'organizzazione hanno contribuito anche i gestori di alcuni bar,con il compito di riciclare i proventi dell'attività attraverso la riscossione di titoli di credito degli usurati che venivano immediatamente sostituiti con denaro liquido.
Al vertice dell'organizzazione, secondo l'accusa, Benedetto Giovanni Stranieri che nel suo studio legale a Roma, incontrava, quasi giornalmente, Antonio D'Angeli e l'altro principale socio Roberto Castroni, ai quali dava indicazioni e ordini circa le modalità dell'attività di usura, concordando anche gli interventi nei confronti dei debitori insolventi.
Come esattori l'organizzazione si avvaleva anche di personaggi di spessore criminale che attraverso minacce e atteggiamenti intimidatori riuscivano ad ottenere la restituzione del debito da parte dei più riottosi.
Tutti gli arrestati sono indagati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata all'usura, al riciclaggio e all'estorsione.
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