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Borse, l’Europa a sconto del 20% su Wall Street, ma pesa …

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Borse, l’Europa a sconto del 20% su Wall Street, ma pesa il gap «incertezza»

L’attuale stagione dei tassi bassi (che i banchieri centrali definiscono «new normal») ha cambiato anche il modo con cui guardare le Borse. Pur facendo perno sulla stessa classe di investimento (le azioni), le performance sono ormai profondamente distanti tra le singole aree geografiche. Da inizio anno Wall Street ha fatto segnare un rialzo dell’8% (in questa settimana i tre indici più rappresentativi, S&P 500, Dow Jones e Nasdaq hanno aggiornato il massimo storico segnando un “triplete”) mentre le Borse europee sono sotto del 6 per cento.

L’ “effetto-performance” ci aiuta a capire anche come mai, se si analizzano i multipli, le valutazioni tra Usa ed Europa sono così diverse. In questo momento le azioni di Wall Street (indice S&P 500) hanno un prezzo che le valuta 18,5 volte gli utili attesi per fine 2016. Mentre le azioni dell’indice Dax della Borsa tedesca valgono 13,7 volte gli utili. Secondo il multiplo prezzo/utili (il più utilizzato dagli analisti finanziari per confrontare i panieri azionari) Wall Street sarebbe sopravvalutata del 35% rispetto alla Borsa tedesca e di circa il 20% rispetto alla media delle Borse europee (l’indice Stoxx 600 Europe viaggia con un prezzo/utili attesi di 15,6 volte). Questo vuol dire che bisogna vendere Usa e comprare Europa?

«La differenza di valutazione ci dice che in questo momento gli investitori sono disposti a pagare di più per investire negli Usa piuttosto che nell’Europa. Potremmo chiamarlo prezzo della tranquillità, perché in questa fase storica l’economia statunitense è molto più solida e con prospettive meno incerte di quella europea», spiega Guglielmo Manetti, vice direttore generale di Intermonte advisory. Inoltre è opportuno analizzare la composizione di ciascun indice. Perché non sempre il paniere della Borsa di un Paese è diversificato e/o rappresentativo dell’economia di quell’area. «L’indice Dax è sovraesposto in titoli industriali, quindi è un indice legato all’andamento del ciclo economico - sottolinea Gianluca Beccaria, analista di Directa sim -. È chiaro che in un contesto come quello attuale, dove l’economia europea continua a mostrare segnali di strutturale debolezza, questo indice non può ambire ad avere i multipli di quello statunitense».

Come mai il Ftse Mib di Piazza Affari, nonostante sia il peggiore da inizio anno su scala globale (-21%) quota addirittura con un multiplo più elevato di quello tedesco (p/u oltre 15)? «L’indice delle prime 40 società di Piazza Affari non può essere comparato agli altri in termini di rapporto prezzo/utili. Perché è estremamente sbilanciato sul settore finanziario (35%) ed energetico (15%) - indica Manetti -. Settori che non vengono ben rappresentati dal rapporto prezzo/utili. Ma piuttosto, per quanto riguarda il finanziario, dal rapporto tra prezzo e patrimonio netto, ponderando il tutto per il Roe». Non solo. «Le prime 6 società del Ftse Mib incidono per il 67% sul calcolo dell’indice - analizza Beccaria -. Per questo motivo sarebbe fuorviante credere che oggi Piazza Affari sia più a sconto di Wall Street. Ciò detto, è bene ricordare che in questo momento le valutazioni dei mercati in linea generale non sono affatto normali. La Borsa americana viaggia con una volatilità bassissima, la stessa tipica di un mercato obbligazionario. È questo è il segnale che c’è qualche forte elemento di distorsione sui prezzi».

Secondo il guru degli investimenti, Warren Buffet, c’è una risposta a tutto ciò ed è legata ai bassi tassi che pagano i titoli di Stato. Per Buffet se i T-Bond a 10 anni pagano l’1,5% una Borsa di Wall Street oltre 18 volte gli utili non è più da considerare cara. Il ragionamento infatti non fa una piega se non per il fatto che non è normale (ma è appunto «new normal») che i T-Bond paghino così poco. O che i Bund della stessa durata siano addirittura a tassi negativi.

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