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Dieselgate Renault, la Ue chiede al governo francese i dati sui test a 86…

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Auto sotto pressione

Dieselgate Renault, la Ue chiede al governo francese i dati sui test a 86 modelli di auto

Il 29 luglio scorso, un po’ in sordina, nella Francia ancora stordita per l’assassinio dell’anziano sacerdote Jacques Hamel a Rouen (26 luglio) e per gli 85 morti della strage di Nizza (14 luglio), è stato pubblicato il Rapporto finale della commissione d’inchiesta indipendente voluta dalla ministra per l’Ambiente e dell’Energia, Ségolène Royal, dopo lo scandalo emissioni Volkswagen, il cosiddetto Dieselgate. I test effettuati dalla commissione d’inchiesta su 86 modelli di automobili diesel di diverse Case produttrici, dopo 10 mesi di studi, non avevano trovato modifiche illegali nei motori e nei dispositivi anti-inquinamento.

Nel comunicato ufficiale la ministra Royal, in modo un po’ sibillino, sosteneva che «non è stato provato l’uso di dispositivi illegali, ma questo non esclude la possibilità» che tali dispositivi illegali ci siano, chiedendo investigazioni ulteriori. Il Rapporto Royal così come è stato pubblicato è finito nel dimenticatoio per quasi un mese. Fino a ieri. Quando tre dei 17 componenti della commissione indipendente hanno raccontato al Financial Times che nel documento non sarebbero stati volutamente pubblicati tutti i dettagli dei test agli 86 modelli, come quello che riguarda la Renault Captur. Dettagli che sarebbero stati omessi volutamente poiché il governo francese oltre a essere controllore delle emissioni è anche primo azionista del gruppo Renault-Nissan con una quota del 19,7 per cento.

GLI AZIONISTI PRINCIPALI DI RENAULT
(Fonte: dati societari)

In diversi modelli sarebbero stati riscontrati livelli di emissioni di ossidi di azoto (NOx) - gas prodotto dalla combustione dei motori che provoca malattie respiratorie gravi che possono portare alla morte prematura - da 9 a 11 volte più elevati rispetto ai limiti europei.

Gli investigatori francesi hanno trovato una discrepanza tra i dati delle emissioni prodotti durante i test da fermo delle auto, con quelli prodotti realmente durante la circolazione su strada. Questa discrepanza, secondo loro, sarebbe prodotta da dispositivi che limitano le emissioni delle auto quando il sistema di controllo è attivato. Nel suv Capture Renault, ad esempio, sostengono i tre componenti della commissione d’inchiesta, c’è un meccanismo di abbattimento del NOx chiamato Trap, ovvero trappola, che durante i test da fermo diminuisce di cinque volte in rapida successione i livelli di emissioni, cosa che non succede durante la marcia su strada.

Ulteriori investigazioni sarebbero necessarie, dicono i 3 membri della commissione che hanno chiesto l’anonimato, per determinare se queste perfomance dei motori sono giustificate e a norma di legge, oppure evidentemente no.

I PRINCIPALI MERCATI DI RENAULT
Auto vendute nel 2015 (Fonte: Thomson Reuters; dati societari)

Nel gennaio scorso, durante i primi mesi di lavoro della commissione erano già stati riscontrati dei livelli elevati di emissioni in un altro modello Renault, la berlina Talisman. Dopo qualche settimana la casa francese aveva disposto il richiamo forzato di 15mila auto lamentando un difetto nel software.

Renault nega di aver mai usato software per passare i test sulle emissioni e sostiene che «tutti i modelli sono conformi alle normative e alle leggi vigenti in ogni mercato nei quali vengono venduti». Renault non sarebbe l’unico costruttore a non aver superato i test effettuati dalla commissione francese ma sarebbe in buona compagnia: «La Fiat 500X - scrive Ft - ha registrato un livello di emissioni di NOx superiore di 17 volte ai limiti europei». Nel Rapporto Royal - documento di 53 pagine che si può leggere integralmente sul sito del Sole 24 Ore.com - ci sono tutti i risultati dei test su vari modelli Renault, Fiat, Ford, Opel, Volvo, Bmw, Mercedes, Nissan, Toyota, Skoda, Honda, Mitsubishi, Alfa Romeo, Seat, Mazda, Kia, Hyundai.

L’Ue chiede ora al governo francese di conoscere nel dettaglio la metodologia utilizzata e i dati dei test. «Così come altre inchieste nazionali che si sono state già trasmesse, chiediamo al governo francese l’accesso completo all’informazioni, alla metodologia e ai dati prima di poter trarre le nostre conclusioni», ha detto ieri un portavoce della Commissione europea». Bruxelles ha già chiesto a Gran Bretagna e Germania di conoscere i dettagli delle rispettive inchieste governative sullo scandalo delle emissioni Volkswagen.

Come si ricorderà, a giugno Volkswagen ha patteggiato un accordo record da 15,3 miliardi di dollari con l’Autority ambientale americana Epa che ha fatto esplodere lo scandalo Dieselgate e con i consumatori americani. Bosch, costruttore della centralina incriminata, che produce tecnologia e centraline per gran parte delle Case automobilistiche mondiali, non ha aderito all’accordo extra-giudiziale e dovrà affrontare il processo civile negli Stati Uniti. Inchieste governative sul Dieselgate sono aperte in decine di Paesi.

Per Renault ieri è stata una giornata complicata. Alla Borsa di Parigi il titolo è arrivato a perdere oltre il 3% per ripiegare in chiusura allo 0,7 per cento.

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