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Wind e 3 Italia, un matrimonio perfetto (sulla carta)

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RIASSETTO TLC

Wind e 3 Italia, un matrimonio perfetto (sulla carta)

Maximo Ibarra amministratore delegato di Wind Telecomunicazioni. (Ansa)
Maximo Ibarra amministratore delegato di Wind Telecomunicazioni. (Ansa)

Ci sono voluti quasi dieci anni ( i primi rumors risalivano addirittura al 2008), ma ora il matrimonio più atteso nel mondo delle Tlc è realtà: la Wind dei russi Vimpelcom (fondata dall'Enel quasi 20 anni fa) e la 3 Italia del magnata cinese Li Ka Shing convolano finalmente a nozze (dopo il via libera della Ue). Atteso e invocato da almeno 5 anni, il mega merger tra russi e cinesi, che crea un big da quasi 7 miliardi di ricavi e oltre 30 milioni di clienti, riequilibra un mercato ormai saturo e distorto dove troppi operatori, sei, si stavano dissanguando per rubarsi briciole di quote di mercato, stritolati da costi di marketing crescenti e prezzi sempre più bassi.

Con Wind 3 nasce una telco in grado di superare la corazzata Telecom Italia (almeno sul mobile): 36% di quota di mercato contro il 35% dell'ex monopolista. Ma le aggregazioni non cancellano i fardelli che le due Telco si portano dietro: nel caso di Wind si chiama debito, e da sempre è il punctum dolens della compagnia. Al momento ammonta a 8,6 miliardi, nel 2015 è costato mezzo miliardo di interessi nel 2015, ed è figlio della mega scalata di Naguib Sawiris, il Tycoon egiziano che nel 2005 si comprò Wind dall'Enel tutta a debito (per 12 miliardi).

La buona notizia è che 3 non porta in dote mezzo euro di debito e così quella zavorra che Wind, oggi sotto la proprietà di Mikhail Fridman, si trascina dietro da 10 anni si alleggerirà. Diluendo i debiti di Wind dentro il bilancio «debt-free» di 3, la newco avrà una leva di 8 volte (sui numeri 2015 aggregati), contro un multiplo di 11 della sola Wind nel 2015. Il balzo verrà dalle sinergie: a Mosca ne hanno ipotizzate per 700 milioni. Risparmi che andranno a rimpolpare la liquidità generata (free cash flow). 3 Italia porta in dote anche un altro prezioso dono: la crescita. Wind è un colosso, e come tutti i big si un mercato maturo, fatica ad aumentare ricavi e margini. Anzi: nel 2015 ha perso un po' di terreno ( ricavi a 4,4 miliardi, -4%, e Mol in calo del 7% a 1,6 miliardi). La futura sposa 3, che è una nana rispetto a Wind, ha chiuso il 2015 con 1,83 miliardi di ricavi, meno della metà di Wind ma con un balzo del 5%. Lo stesso sta accadendo quest'anno(almeno fino a giugno): Wind ha il fiatone (-3% il Mol a 780 milioni) , mentre 3 galoppa ( Mol decisamente più piccolo, 135 miliioni ma in rialzo del 38%). Tuttavia 3 Italia non ha mai chiuso un bilancio in utile (o quantomeno in pareggio), da quando è partita, mentre Wind, sotto la guida di Maximo Ibarra (che sarà il numero un del nuovo super-gruppo) può vantarsi di avere conti in equilibrio: il 2015 si è chiuso con un bilanci in sostanziale areggio: 7 milioni di utili.

L'avventura nelle tlc è costata finora la bellezza di quasi 6 miliardi di euro di perdite cumulate al magnate Li Ka Shing, il miliardario di Hong Kong che imperterrito per oltre dieci anni ha ripianato puntualmente il passivo ogni anno e ha finanziato la società (di qui l'assenza di debiti). Da questo puntio di vista, le due aziende sono oggi molto complementari: ognuna ha quello che serve (o manca) all'altra. Wind ha le dimensioni (oggi fondamentali per competere nell'arena delle Tlc) e un conto economico in equiibrio; ma non ha crescita e ha debiti che la appesantiscono. A 3 Italia, invece, manca la stazza e un conto economico in utile; ma ha la crescita e soprattutto non ha debiti. Un matrimonio perfetto, sulla carta.

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