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L’Opec ammette: più petrolio sul mercato dai concorrenti

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L’Opec ammette: più petrolio sul mercato dai concorrenti

Dopo due anni di sacrifici, la vittoria sullo shale oil resta una chimera per l’Opec. Il gruppo è stato costretto ad ammettere che i concorrenti, negli Stati Uniti e altrove, hanno resistito meglio del previsto al crollo del petrolio. Al punto che la produzione non Opec l’anno prossimo potrebbe già tornare a crescere, prolungando l’eccesso di offerta sul mercato: se l’Organizzazione continuerà ad estrarre ai ritmi attuali, nel 2017 potrebbe ricomparire sul mercato un surplus di 760mila barili al giorno.

L’ultimo rapporto mensile dell’Opec è destinato a pesare come un macigno sul vertice di fine mese ad Algeri: un congelamento della produzione, sia pure con l’eventuale collaborazione della Russia, rischia di apparire agli stessi partecipanti come una mossa inutile per contrastare la debolezza del mercato.

È la stessa Opec - o meglio, il suo ufficio studi - a svuotare di credibilità l’ipotesi. «Ci si aspetta che nella seconda metà del 2016 la produzione non Opec sarà più alta che nella prima metà», afferma il rapporto, ridimensionando il calo atteso per quest’anno (da -790mila a -610mila bg) e prevedendo un incremento di 200mila bg per il 2017 invece di un ulteriore decremento di 150mila bg.

A cambiare le carte in tavola è stato Kashagan: il giacimento kazakho di cui è socia Eni, bloccato dal 2013 per un problema di pipeline, sarà riavviato già in ottobre, prima di quanto si pensasse, portando su un mercato già inondato di greggio altri 230mila bg entro fine anno, che saliranno a 370mila bg nel corso del 2017 (si veda il Sole 24 Ore del 10 settembre).

A insidiare l’Opec - e a minacciare la ripresa delle quotazioni del petrolio - non è comunque soltanto Kashagan. L’Opec cita anche «il declino inferiore alle attese del tight oil negli Usa e una performance migliore delle attese in Norvegia». Oslo, la cui produzione doveva in teoria restare ferma, sta invece estraendo ai massimi da 5 anni. Anche nell’area britannica del Mare del Nord va meglio del previsto e persino in Canada la produzione cresce invece di diminuire (nonostante gli incendi nelle oil sands dell’Alberta).

Nel 2017 a trainare la crescita sarà d’altra parte il Brasile, che - a dispetto della gravissima crisi economica e politica - metterà sul mercato altri 270mila bg (seguita dal Kazakhstan con +210mila e dal Canada con +180mila).

Almeno la domanda dovrebbe restare robusta, secondo l’Opec, con una crescita intorno a 1,2 milioni di barili al giorno sia nel 2016 che nel 2017. Il gruppo continua quindi a confidare in una «riduzione dello squilibrio dei fondamentali di mercato» nei prossimi mesi. Ma per vedere una riduzione delle scorte all’Opec non basterà congelare l’output:  secondo le sue stesse previsioni, nel 2017 il mercato le chiederà 32,48 mbg, ossia 530mila in meno di quanto sperasse un mese fa. E 760mila in meno dei 33,24 mbg che il gruppo ha estratto ad agosto.

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