Finanza & Mercati

L’Opec promette tagli, ma intanto produce di più

  • Abbonati
  • Accedi
petrolio

L’Opec promette tagli, ma intanto produce di più

L’Opec promette tagli, ma intanto continua ad aumentare la produzione. A rinfocolare le aspettative di un intervento incisivo sul mercato, sono arrivate le dichiarazioni del ministro russo Alexander Novak, che ha confermato alla Tass un incontro tecnico con i sauditi nei primi dieci giorni di ottobre. Il venezuelano Eulogio del Pino ha intanto detto di aspettarsi una riduzione dell’output di ben 1,2 milioni di barili al giorno, grazie al contributo di paesi non Opec, tra cui ha citato Russia, Oman, Azerbaijan e persino il Kazakhstan in cui a breve dovrebbe ripartire il giacimento di Kashagan.

La produzione dell’Opec, almeno per il momento, non ha tuttavia smesso di crescere. Le stime concordano nel ritenere che il gruppo in settembre abbia accelerato le estrazioni, fino a raggiungere un nuovo record di 33,6 mbg secondo gli esperti sondati dalla Reuters (+70mila bg da agosto) o addirittura 33,75 mbg (+170mila) secondo il consensus Bloomberg. I maggiori responsabili degli incrementi di produzione sono proprio quei paesi che anche in futuro dovrebbero essere esentati da limiti, ossia  la Libia - che già oggi è risalita a 500mila bg e punta a 600mila entro fine ottobre - e la Nigeria, che il mese scorso ha risollevato la produzione dell’8% a 1,5 mbg.

L’Iran secondo gli analisti sarebbe ancora fermo intorno a 3,6 mbg, anche se Ali Kardor, ceo della National Iranian Oil Company (Nioc), ha dichiarato all’agenzia locale Irna di aver già riconquistato la soglia di 4 mbg, che considera il livello pre-sanzioni.

Proprio ieri Teheran ha comunque dato un segnale forte di non voler fermare l’espansione, adottando per la prima volta il nuovo contratto - con termini più favorevoli alle compagnie - con cui spera di attirare il ritorno degli investimenti stranieri nell’industria petrolifera del paese. L’accordo, al quale è attribuito un valore di 2,5 miliardi di dollari, per ora è solo un memorandum d’intesa e per di più coinvolge una compagnia locale: la Persia Oil & Gas, controllata da una fondazione religiosa che fa capo all’ayatollah Khomeini. Ma è comunque significativo: il suo obiettivo è potenziare la produzione di 4 giacimenti al confine con l’Iraq, portandola da 185mila a 260mila bg. Il ministro del Petrolio Bijan Zanganeh ha inoltre promesso di firmarne altri entro marzo 2017 .

L’ambizione, ribadita ieri da Nioc, è raggiungere «in futuro» una capacità di produzione di 5,2-5,7 mbg. «L’Iran ha bisogno di oltre 100 miliardi di dollari di investimenti per sviluppare il suo settore petrolifero - ha detto Zanganeh - È benvenuta la cooperazione di tutte le compagnie che possano fornire capitale e le più moderne tecnologie di recovery enhancement» .

Nonostante tutto - e nonostante il vento contrario di un dollaro forte - il prezzo del petrolio non è arretrato neanche ieri: il Brent, benché poco mosso, è salito ai massimi da 4 mesi a 51,37 $/barile.

© Riproduzione riservata