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Nona seduta in rosso per Wall Street, non accadeva dal 1980. A Milano…

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Nona seduta in rosso per Wall Street, non accadeva dal 1980. A Milano Mps ko. Spread oltre 160

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Nervosismo sui mercati azionari (segui qui l'andamento degli indici) tra l'imminenza delle presidenziali americane e l'incognita Brexit dopo che l'Alta corte di Londra ha rimandato tutto alle decisioni del Parlamento inglese. Tutti i principali listini del Vecchio Continente hanno chiuso la settimana in rosso con Londra (-1,3%) più penalizzata delle altre a causa dell'incertezza sulla permanenza o meno del Regno Unito nella Ue e dalla rimonta della sterlina che è tornata ai massimi sul dollaro da inizio ottobre sopra la soglia degli 1,25 dollari per un pound.

Il nervosismo ovviamente non risparmia Wall Street: l’indice S&P 500 ha chiuso la nona seduta consecutiva in calo, in quella che è la serie negativa più lunga dal 1980. Lo S&P 500 ha perso lo 0,16% a 2.085,27 punti. La flessione complessiva nei nove giorni è del 3,1%, dunque niente di drammatico, resta però un nervosismo di fondo dettato dall’esito incerto delle presidenziali americane di martedì prossimo e dalla prospettiva di una possibile rimonta di Donald Trump. La maggioranza degli investitori propende per Hillary Clinton, che garantirebbe una maggiore stabilità politica e minori tensioni internazionali.

Le vendite sull'azionario hanno interessato soprattutto le società delle materie prime, gli assicurativi e i retailer mentre a Piazza Affari, che ha comunque limitato i danni nella seconda parte della seduta grazie agli acquisti su Snam Rete Gas (+1,1%) e Terna (+0,1%), sul lusso e su Unicredit (+0,76%), sono stati soprattutto le banche a spingere in calo l'indice: il Ftse Mib ha terminato le contrattazioni a -0,62%. Banca Mps, con i dubbi sulla possibilità che la conversione delle obbligazioni funzionale alla ricapitalizzazione coinvolga anche i bond senior, ha ceduto oltre il 9%. Giù Banca Pop di Milano (-3,6%) e Banco Popolare (-3,5%). Pesante Leonardo - Finmeccanica (-3,4%) dopo la trimestrale a causa soprattutto della perplessità degli operatori sull'andamento del business elicotteri. Realizzi su Telecom Italia (-2,7%) dopo i conti sopra le attese, giù dell'1,5% Intesa Sanpaolo che ha chiuso il terzo trimestre con 628 milioni di euro di utile netto.
La tensione per il risultato delle elezioni Usa ha limitato molto l'impatto sui mercati dei dati sul lavoro americano con il calo del tasso di disoccupazione che avvicina ulteriormente la stretta monetaria della Fed a dicembre e così dopo un primo rafforzamento il dollaro è arretrato sopra 1,11 per un euro (a 1,1122 da 1,109 ieri). Volatile il petrolio che in chiusura segna -1,2% a 44,1 dollari al barile per i timori sulla reale capacità dei Paesi esportatori di trovare un'intesa sul taglio alla produzione.

Spread BTp Bund torna sopra quota 160
Torna alle soglie del record post Brexit lo spread Btp/Bund che si è ampliato nella seconda parte della seduta. Il differenziale tra il benchmark decennale italiano (Isin IT0005170839) e il pari scadenza tedesco chiude la giornata a 161 punti base, sette in più rispetto alla vigilia e cinque rispetto all’apertura. In deciso rialzo anche il rendimento dei decennali italiani all'1,75% dall'1,70% della vigilia, vicino ai massimi degli ultimi 12 mesi.

Sulle banche pesa l'effetto Commerzbank
A pesare sui listini anche alcune trimestrali deludenti, in particolare nel settore bancario a partire dal colosso tedesco Commerzbank che ha chiuso in rosso il trimestre. Vendite anche sulla prima banca austriaca, Erste Group, che prevede ricavi piatti per l'anno in corso. Balzo invece per il gruppo del lusso Richemont che ha annunciato un rimpasto del management dopo un primo semestre con un utile netto in calo del 51%. Vendite pesanti anche oggi su Mps che è stata fermata più volte in asta di volatilità: dalle relazioni preassembleari pubblicate ieri emerge la possibilità che la banca possa offrire la conversione in azioni anche ai possessori di titoli senior, oltre che ai detentori di titoli subordinati Tier 1 e Tier 2. La banca segnala inoltre che a partire da maggio «è in corso un’attività ispettiva da parte della Bce e di Banca d’Italia avente ad oggetto i rischi di credito, di controparte e il sistema dei controlli, la cui conclusione è prevista per la fine del 2016», fattore che aggiunge un ulteriore elemento di incertezza sul titolo.

Tenaris svetta nel Ftse Mib
Tra i peggiori del Ftse Mib Leonardo - Finmeccanica che ha presentato ieri la trimestrale a mercati chiusi, con ricavi ed ebitda inferiori alle attese e difficoltà crescenti nel settore elicotteri che fanno temere per il raggiungimento dei target 2016. Il miglior titolo è stato invece Tenaris (+4,7%) che ha sfruttato l'effetto dei conti superiori alle previsioni soprattutto a livello di margini ma anche la prospettiva di un recupero della domanda in Nord America grazie a una ripresa dell'attività di trivellazione in Stati Uniti e Canada.

Telecom e Intesa in calo nonostante dati oltre attese e conferma target
Vendite su Telecom Italia dopo la pubblicazione dei risultati trimestrali che sono stati comunque superiori alle previsioni. Il titolo, ai massimi di seduta a quota 0,78 prima del rilascio dei numeri, ha ripiegato in area 0,75. Nel terzo trimestre Telecom ha realizzato utili per 477 milioni (+42,8%) e un ebitda a 2,2 miliardi (+8,5%) su ricavi consolidati per 4,8 miliardi (+1,4%). Le attese erano per 379 milioni di utili, un ebitda di 2,098 miliardi e ricavi a 4,755 miliardi. Anche l'indebitamento è sceso a 26.7 miliardi a fronte di 27,1 miliardi attesi.
Giù anche Intesa Sanpaolo che ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 628 milioni, in calo del 13% rispetto ai 722 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Il dato è comunque migliore delle attese degli analisti che puntavano su un risultato netto di 563 milioni di euro. Nei 9 mesi l'utile ha raggiunto i 2,3 miliardi in calo del 14,3% rispetto allo scorso anno. I risultati del periodo giugno-settembre beneficiano di una dinamica migliore del previsto sui ricavi che sono calati del 10,5% a 4,04 miliardi (3,9 miliardi le attese). Migliora anche la qualità del credito con il flusso di crediti deteriorati da crediti in bonis al livello più basso dalla nascita della banca con un calo dell'8% a 1,3 miliardi rispetto al trimestre precedente. Giù anche lo stock di crediti deteriorati: -4% il dato lordo e -3% il dato netto. L'istituto conferma anche una forte solidità patrimoniale con il Cet1 che si attesta al 12,8% secondo i criteri transitori per il 2016 e del 13% secondo i criteri a regime. Intesa Sanpaolo conferma anche l'intenzione di distribuire 3 miliardi di dividendi sul bilancio 2016.

Il mercato del lavoro Usa si conferma in buona salute
Buone notizie dal mercato del lavoro americano: in ottobre le aziende americane hanno creato meno posti di lavoro del previsto, ma il mercato dell’occupazione resta in linea con i recenti miglioramenti. Negli Stati Uniti sono stati creati 161.000 posti di lavoro, mentre gli analisti attendevano un aumento di 173.000 unità. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 5% al 4,9%, in linea con le previsioni. I numeri di settembre sono stati rivisti al rialzo a 191.000 posti di lavoro creati. Repentino rafforzamento del dollaro sulle principali divise alla pubblicazione dei dati (segui qui il cambio del dollaro contro le principali valute e qui l'andamento dell'euro). Sempre dagli Usa sono arrivati i dati sulla bilancia commerciale, che a settembre ha registrato un drastico calo del deficit al minimo da febbraio 2015, grazie in particolare all'aumento della domanda di beni americani da parte delle società straniere, cosa che potrà sostenere l'economia dopo un primo semestre a passo lento. Il deficit è sceso del 9,9% a 36,44 miliardi di dollari, mentre gli analisti attendevano un calo a 37 miliardi. Le esportazioni sono cresciute dello 0,6% a 189,20 miliardi, mentre le importazioni sono diminuite dell'1,3% a 225,64 miliardi. In particolare, sul dato ha inciso il ribasso delle importazioni di aerei civili e prodotti farmaceutici.

May, il calendario per la Brexit resta invariato dopo decisioni Alta Corte

Dopo la decisione a sorpresa di ieri dell'Alta Corte, che ha demandato al Parlamento la decisione sull'uscita dall'Europa e non al Governo, come auspicato dalla premier, oggi il primo ministro britannico Theresa May ha assicurato che il calendario relativo alla Brexit resta «invariato». Confermato quindi il termine di fine marzo. Il Governo aspetta ora l'esito del ricorso, atteso per i primi di dicembre. Sul mercato valutario, la sterlina si è quindi confermata sopra 1,25 dollari (qui il cambio con il dollaro e qui il cross con l'euro), con gli analisti comunque che raccomandano cautela sulla divisa britannica, viste le incognite economiche e il ricorso del Governo presso l'Alta Corte che sarà discusso a dicembre.

Turchia: lira a minimi storici dopo arresto dirigenti Partito curdo

Già indebolita dalle turbolenze politiche che da tempo scuotono la Turchia, la lira turca ha toccato nuovi minimi storici dopo l'arresto del leader e di altri 10 Parlamentari del Partito Democratico del Popolo (Hdp), principale partito curdo. A metà seduta, la valuta turca è in calo dell'1,25% a 3,15 contro il dollaro, livello inferiore anche a quello segnato all'indomani del tentato colpo di Stato di luglio. La lira aveva già perso terreno nelle ultime settimane per i timori sulle prospettive di crescita economica e di instabilità politica, soprattutto dopo che il Governo è passato all'offensiva per concretizzare il progetto di riforma istituzionale che mira a rafforzare i poteri del presidente Recep Tayyip Erdogan. Nel Paese la tensione è molto alta. A poche ore dall'arresto dei dirigenti del partito curdo, un auto-bomba è scoppiata davanti alla sede della polizia a Diyarbakir (Sud-Est della Turchia) facendo almeno 8 morti e 100 feriti, secondo il Premier Binali Yildirim, che ha attribuito l'attentato al Partito dei lavoratori del Kurdistan. La lira turca si è svalutata «quasi senza interruzione» negli ultimi mesi, sottolinea Ozgur Altug, economista della Bgc partners, che vede come prossima soglia critica il livello di 3,2 per un dollaro. «Ci troviamo in una terra sconosciuta, di conseguenza è difficile capire quando l'emorragia della lira turca si fermerà», aggiunge l'economista.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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