«Malgrado la ripresa dei prezzi dovuta alla graduale chiusura dell'eccesso di capacità produttiva, un adeguamento durevole del percorso di inflazione dipende ancora dalle attuali condizioni finanziarie, favorevoli come mai prima d'ora. E «per questa ragione che confermiamo il nostro impegno a mantenere il livello molto elevato di accomodamento monetario che è necessario per garantire la convergenza durevole dell'inflazione verso livelli vicini ma inferiori al 2% nel medio termine». Lo ha detto Mario Draghi, presidente della Bce, aprendo il 26simo European Banking Congress a Francoforte.
Il 2016 «è stato, dall'inizio della crisi finanziaria globale, il primo anno pieno in cui il pil dell'area dell'euro si è situato al di sopra dei livelli pre-crisi». Lo ha ricordato il presidente della Bce aggiungendo: «Ci sono voluti circa sette anni e mezzo per arrivarci. Ora l'economia si sta riprendendo a un passo moderato ma stabile». L'occupazione «è cresciuta di oltre 4 milioni di unità dal minimo toccato nel 2013» e la ripresa «è diventata più diffusa con minori divergenze nelle performance economiche tra Paesi».
«Anche se ci sono molti segnali incoraggianti provenienti dall'economia dell'area dell'euro, nondimeno la ripresa resta fortemente dipendente da condizioni finanziarie che, a loro volta, discendono da un continuo sostegno da parte della politica monetaria - ha sottolineato Draghi quindi, «la Bce continuerà ad agire, se necessario, facendo ricorso a tutti gli strumenti a disposizione nel proprio mandato per garantire una convergenza durevole dell'inflazione verso un livello vicino ma inferiore al 2%».
Draghi: «Ripresa Eurozona più resistente a shock esterni»
Il cambiamento nella composizione della crescita dell'Eurozona, con un maggior accento sulla componente interna rispetto all'export «rende la ripresa nell'area meno vulnerabile a shock esterni. In effetti, la solidità interna ha contribuito a isolare l'area dell'area dal recente rallentamento globale che altrimenti avrebbe fatto deragliare la ripresa e, con questa, anche la prevista risalita dell'inflazione». Lo ha detto Mario Draghi, presidente della Bce, spiegando che «oggi la domanda interna ha rimpiazzato la domanda estera come principale motore di crescita» nell'area dell'euro.
«Negli ultimi due anni - ha spiegato - la domanda interna ha prodotto in media un punto percentuale in più di pil, sostenuta da condizioni finanziarie molto accomodanti. Invece, le esportazioni nette, che sono state fondamentali durante il periodo della crisi, hanno dato un contributo marginale al pil da fine 2013 visto il peggioramento dello scenario globale». Lo spostamento della crescita verso i fattori interni «è importante dal punto di vista dell'inflazione».
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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