FRANCOFORTE. Il consiglio della Banca centrale europea è attento a non creare nei mercati finanziari aspettative eccessive per la prossima riunione dell’8 dicembre , come è emerso dal resoconto del meeting di ottobre, ma le stesse minute evidenziano «un’ampia maggioranza» a mantenere il livello dello stimolo monetario, il che significa probabilmente un’estensione del programma di acquisto di titoli oltre la scadenza prevista del marzo 2017. La maggior parte degli osservatori di mercato ritiene che il prolungamento di sei o nove mesi avverrà allo stesso ritmo attuale degli acquisti mensili, di 80 miliardi, o al più con una riduzione a 60.
I dati dell’inflazione di ottobre nell’Eurozona, confermata ieri a 0,5%, e a 0,8% per l’indice depurato dei prezzi del petrolio e degli alimentari, ribadiscono che la Bce resta lontana dal suo obiettivo di avvicinarsi in modo duraturo al 2 per cento. E sono in linea con l’analisi fatta dal capo economista dell’istituto di Francoforte, Peter Praet, alla riunione dello scorso ottobre, secondo cui «l’inflazione di base non dà chiari segni di una tendenza convincente al rialzo». Recentemente, diversi esponenti della Bce hanno insistito sul concetto di inflazione di base, in quanto quella generale potrebbe essere influenzata dalla ripresa del prezzo del petrolio e da fattori statistici. Nel resoconto appena pubblicato, tra l’altro, la Bce osserva che «la dinamica dei salari ha deluso», risultando meno sostenuta di quanto ci si aspetterebbe in seguito all’aumento dell’occupazione.
All’importanza di una ripresa dei salari aveva fatto riferimento il mese scorso il presidente della banca, Mario Draghi. Alcuni interventi di consiglieri normalmente annoverati fra i “falchi” danno anch’essi l’impressione che lo stimolo monetario continuerà. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, e la sua ex vice Sabine Lauteschlager, oggi nel comitato esecutivo della Bce, hanno accennato al fatto che lo stimolo sia appropriato. La stessa espressione compare nel rapporto della Bundebsank sulla stabilità finanziaria, pubblicato mercoledì. Ieri, un altro membro del comitato esecutivo di solito meno propenso ad azioni di stimolo, Yves Mersch, ha detto a Francoforte che «parlare di uscire dalla politica monetaria accomodante è probabilmente ancora prematuro, data la fragilità del percorso di crescita europeo».
A dicembre, tra l’altro il consiglio avrà a disposizione le nuove previsioni macroeconomiche dello staff. Potrebbe inoltre decidere qualche variazione dei parametri del Qe per venire incontro alla possibile scarsità di titoli disponibili, anche se il recente rialzo dei rendimenti ha raddoppiato il volume dei titoli tedeschi (Bund) disponibili in base ai criteri attuali.
Alla Bce, come emerge dalla minute, e come ha detto lo stesso Mersch, sono attenti a non generare aspettative eccessive nei mercati, forse anche per evitare la ripetizione di quanto avvenuto l’anno scorso proprio a dicembre, quando l’attesa di nuove misure della banca è andata poi delusa dalla decisione del consiglio di attendere ancora.
Il resoconto di ottobre sottolinea anche che «le condizioni finanziari devono continuare a fornire sostegno alla ripresa di crescita e inflazione, anche a fronte delle deboli pressioni sui prezzi e dell’incertezza prevalente». La situazione di incertezza che si è creata dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e il rialzo dei rendimenti di titoli di Stato anche in Europa, che la Bce può giudicare sia una restrizione indesiderata delle condizioni finanziarie, confermano questa valutazione. All’incertezza generale e alle turbolenze sui mercati obbligazionari potrebbe aggiungersi, proprio quattro giorni prima della riunione del consiglio, l’esito del referendum costituzionale in Italia. Non a caso, alcuni consiglieri della Bce, fra cui il vicepresidente Vitor Constancio e lo stesso Weidmann, hanno fatto riferimento all'aumento delle incognite politiche.
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