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Una nuova minaccia per l’oro: in India è sparito il…

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lingotto ai minimi da 9 mesi

Una nuova minaccia per l’oro: in India è sparito il contante

Da un lato la Federal Reserve, dall’altro l’India. Sull’oro - che ieri è scivolato ancora, ai minimi da 9 mesi (1.171.21 $/oncia) - si stanno abbattendo contemporaneamente due potenti fattori ribassisti.

Il primo è noto: il rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti, che ormai il mercato dà per certo avverrà in dicembre. Del secondo si è parlato meno, anche se già da un paio di settimane tiene gli operatori di tutto il mondo col fiato sospeso.

Si tratta del piano di demonetizzazione del governo di Narendra Modi, che ha gettato nel caos l’economia indiana, scombussolando anche il commercio di oro. L’impatto rischia di sentirsi anche sui mercati internazionali, visto che New Delhi, con importazioni per oltre 700 tonnellate l’anno, è una delle maggiori fonti di domanda fisica per il metallo prezioso.

Lo scorso 8 novembre, da un giorno all’altro, il governo indiano ha avviato il ritiro di tutte le banconote da 500 e 1.000 rupie, le più utilizzate in un paese in cui due terzi dei pagamenti avvengono tuttora in contanti.

L’operazione, mirata a combattere la corruzione e l’economia sommersa, riguarda l’86% del valore del circolante: 214 miliardi di dollari, il 14% del Pil del paese. I tetti giornalieri alla cifra che è consentito cambiare in banca hanno contribuito a creare enormi difficoltà. E uno dei settori più colpiti è proprio quello dell’oro.

All’inizio c’è stata una corsa all’acquisto del metallo, da parte di chi voleva liberarsi in fretta delle banconote fuori corso o frutto di attività illecite. Ma ben presto la tendenza si è invertita: i premi sull’oro fisico - che nell’immediato si erano impennati fino a 12 $ sopra le quotazioni locali, un record da 2 anni - sono precipitati al punto da finire in negativo.

La domanda è crollata, anche se l’India è nel pieno della stagione dei matrimoni, con un gran numero di giorni propizi per la tradizione hindu tra novembre e dicembre. I controlli sul denaro “sporco” sono diventati severi, le transazioni in contanti sono ormai difficilissime e la diffusione delle carte di credito è molto limitata.

La stampella dei consumi fisici in Asia, che ha spesso sorretto l’oro in fasi di debolezza dei prezzi, sta insomma cedendo. Ma potrebbe accadere di peggio.

Con insistenza crescente in India circolano indiscrezioni secondo cui il prossimo passo nella lotta anti-corruzione di Modi sarà un divieto di importare oro. Se accadesse davvero, sostiene Nigam Arora su Marketwatch (Dow Jones), sarebbe «la bomba più grande per chi investe in oro degli ultimi 45 anni», ossia da quando gli Usa uscirono dal gold standard.

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