Più forti di ogni imprevisto verificatosi sin qui nel corso del 2016, dal Brexit all’elezione a sorpresa di Donald Trump negli Stati Uniti, i mercati azionari globali sembrano destinati a proseguire nella loro corsa anche nel corso dei prossimi mesi.
E’ quanto emerge dal sondaggio di novembre condotto da Assiom Forex in collaborazione con Il Sole 24 Ore Radiocor Plus e a cui hanno partecipato 111 operatori dei mercati finanziari. Nel complesso, l’84% degli operatori ritiene che le borse cresceranno o quantomeno rimarranno stabili, una definizione che include variazioni massime tanto al rialzo quanto al ribasso del 3%.
«La maggior parte degli operatori consultati nel corso dell'ultima settimana (47%) - ha commentato il presidente di Assiom Forex, Massimiliano Sinagra - ritiene che le borse mondiali potranno apprezzarsi ulteriormente con un rialzo compreso tra il 3 e il 10% nei prossimi sei mesi e un ulteriore 5% vede rialzi ancora più ampi. Un importante 32% ritiene invece che i corsi azionari rimarranno stabili e che il traino offerto in queste ultime settimane dall'effetto Trump possa scemare soprattutto per il fatto che le politiche fiscali potenzialmente in rampa di lancio a partire dal mese di gennaio genererebbero i loro effetti principalmente sull'economia americana mentre sembra ormai scontato l'avvio di un ciclo di rialzi dei tassi di interesse con conseguenze non positive sulle economie e le valute dei Paesi emergenti».
Gli operatori mostrano invece opinioni alquanto divergenti in tema di Forex: se il 39% di loro prevede un ulteriore calo dell’euro dopo i ribassi delle ultime settimane (e per il 3% il calo sarà marcato), per il 32% il rapporto di parità fra le due divise rimarrà sui livelli attuali. Per il 29% invece l’euro si potrebbe rafforzare. In tema di spread, viste le forti tensioni delle ultime settimane, il 38%
degli operatori vede uno spread fisso sopra i 150 pb ma per il 42% è possibile che scenda nella forbice compresa tra 125 e 150 pb. Per il 70% degli operatori, infine, se è vero che la vittoria di Donald Trump poteva rivelarsi un “black swan” in grado di provocare gravi tensioni sui mercati finanziari, questi hanno dimostrato, come già nel caso del referendum sul Brexit, di aver grandi capacità di metabolizzare eventi inaspettati. Per questo non sono da mettere in conto scossoni legati al cambio di inquilino alla Casa Bianca. Alcuni punti del programma di Trump, peraltro, potrebbero influire positivamente sui corsi azionari, come il progetto di ridurre le tasse e dunque liberare maggiori risorse per investimenti e consumi. Secondo il rimanente 30% degli operatori, invece, occorrerà del tempo prima che vengano chiarite le linee strategiche del programma di Trump che fra le altre cose, come noto, prevede misure anti-trade (ad esempio la ridiscussione del Nafta, in particolare per quanto riguarda i rapporti con il Messico) e un maggior controllo dell’immigrazione.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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