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Il Qatar alla finestra sul dossier. Poche le chance di intervento

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GLI INVESTITORI

Il Qatar alla finestra sul dossier. Poche le chance di intervento

(Afp)
(Afp)

La Qatar Investment Authority alla finestra sul possibile investimento in Montepaschi. Ieri, secondo indiscrezioni, si sarebbero tenuti colloqui con gli advisor del fondo di Doha (i banker di Rothschild e i legali di Freshfields) nel quale il management di Mps avrebbe aperto a un rinvio di qualche giorno della firma, da parte delle banche del consorzio di garanzia, del contratto per l’avvio dell’aumento di capitale: un ritardo volto a capire come evolverà il quadro politico italiano e se sarà nominato un nuovo presidente del Consiglio al posto del dimissionario Matteo Renzi.

La garanzia del consorzio bancario è infatti una delle condizioni poste da Doha per partecipare alla ricapitalizzazione della banca senese con un maxi-gettone di presenza di un miliardo di euro.

L’aria che si respira , in merito a un possibile investimento della Qatar Investment Authority, è comunque assai pesante: ieri una fonte vicina al gruppo finanziario di Doha osservava come la situazione sia difficile, per usare un eufemismo. Un’altra fonte vicina alla vicenda fa notare che «nessuno è tenuto a fare cose impossibili».

L’impressione è che, nell’attuale situazione di incertezza, sia complesso che la Qatar Investment Authority decida di partecipare all’aumento, malgrado l’impegno profuso dal management di Mps nell’impresa di convincere i qatarini.

Al momento, malgrado ieri si fossero diffuse indiscrezioni in questa direzione, non sembra comunque che il Qatar si sia ancora ufficialmente tirato indietro dall’operazione su Siena: proprio ieri Doha si sarebbe dovuta palesare con un pre-accordo, ma dopo l’esito referendario ci sarebbero stati solo contatti con gli advisor e non la firma sperata. Secondo qualche addetto ai lavori qualche residua speranza esiste ancora, mantenendo in vita tutta l’architettura della transazione, che senza anchor investor verrebbe totalmente a crollare, aprendo le porte a una conversione forzosa dei bond e a un intervento dello Stato.

Il dossier resta dunque ancora sul tavolo di Leslie Mapondera, responsabile degli investimenti finanziari di Qia. Quest’ultimo avrebbe dovuto portare la documentazione di Mps al comitato d’investimento di Qia oltre che all’emiro Tamim bin Hamad al-Thani, presidente del fondo sovrano. La documentazione, circa un centinaio di pagine scritte dall’advisor Rotschild, riguardavano le potenzialità di un investimento in Mps, con previsioni sul rilancio dell’economia italiana. Ma una delle condizioni sospensive restava la possibile instabilità politica e finanziaria successiva alla caduta del governo Renzi dopo il referendum.

Questa condizione ora si è venuta a creare, anche se la Borsa milanese ha resistito alle vendite meglio di quanto si pensasse. Tuttavia il settore bancario resta nel mirino, come dimostrano i pesanti cali di ieri (con Mps in discesa di oltre il 4%). Leslie Mapondera era in contatto diretto con esponenti del Governo, come ad esempio Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del Tesoro, che negli ultimi anni ha tessuto importanti relazioni con i fondi sovrani dell’area del Golfo. Con il governo italiano il Qatar, in caso di investimento in Mps, avrebbe inoltre aperto un dialogo a 360 gradi su opportunità di collaborazioni e d’investimento in altre aree e settori: il fondo di Doha è già proprietario della Costa Smeralda ed inoltre Qatar Airways ha rilevato il 49% della compagnia aerea Meridiana.

Ma la caduta del governo Renzi (in attesa di conoscere il nome del successore) dovrebbe portare all’interruzione del dialogo aperto in questi mesi. Insomma, c’è ancora un filo sottilissimo che sembra legare il Qatar a Mps. Ieri nel Golfo Persico e in alcuni Stati vicini la notizia di un possibile disimpegno del Qatar sul dossier circolava tra gli addetti ai lavori: «Non ho informazioni dirette dell’operazione, ma conosco bene Qia - spiega Fabio Scacciavillani, chief economist dell’Oman Investment Fund - e non credo che ora si vorrà imbarcare in una transazione dai risvolti oscuri e difficili, anche alla luce del risultato referendario. Inoltri i fondi e le società del Golfo di recente non hanno ottenuto grandi performance positive dagli investimenti in Italia: Adia ha perso in Unicredit ed Etihad ha già bruciato il suo investimento in Alitalia. Non credo che, a questo punto, il dossier verrà presentato al comitato di investimenti di Qia, un organismo di governance che ha rigidi criteri di scelta».

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