«Non chiediamo incentivi ma rispetto». Al presidente dell’Unione petrolifera (Up), Claudio Spinaci, non va proprio giù il ruolo di “cattivi”, che sempre più spesso viene assegnato a chi opera nel settore dei combustibili fossili. La presentazione del Preconsuntivo 2016 alla Luiss di Roma è stata quindi l’occasione per togliersi più di un sassolino dalle scarpe, a cominciare dal luogo comune secondo cui i prezzi alla pompa non scendono mai, nemmeno quando il petrolio crolla, per finire al falso mito - pericolossisimo per un settore che già sconta numerose difficoltà - secondo cui un futuro di energia 100% rinnovabile sia dietro l’angolo.
Sui prezzi l’Up dimostra, dati alla mano, che nel 2016 per fare il pieno abbiamo speso circa 5 miliardi di euro in meno, anche se i consumi sono rimasti sui livelli del 2015. Rispetto al 2014, anno in cui il prezzo del barile ha iniziato a scendere, il risparmio sale addirittura a 12 miliardi di euro.
Quest’anno in particolare, sottolinea l’Up, tutto lo “sconto” è finito nelle tasche dei consumatori. Il peso di tasse e accise è ancora altissimo, anzi addirittura cresciuto: al 68% per la benzina e al 66% per il diesel, in pratica quasi un euro per ogni litro (la media Ue è rispettivamente 66% e 60%). Al netto della componente fiscale i prezzi dei carburanti in Italia sono tuttavia risultati inferiori a quelli europei. I margini di raffinazione nel nostro paese si sono ridotti più che altrove (pur restando positivi) e il beneficio del mini-greggio ha potuto trasferirsi a valle, ossia ai consumatori finali.
La discesa della fattura petrolifera, da 16,2 a 12 miliardi di euro (-26%), ha avuto riflessi importanti anche sulla fattura energetica complessiva del nostro paese: si è attestata a 25,5 miliardi, pari ad appena l’1,5% del Pil, livelli che a prezzi correnti non si vedevano dal 1999.
Anche una risalita del prezzo del barile verso 60 dollari - che l’Up ritiene possibile dopo i tagli di produzione annunciati dall’Opec e diversi altri produttori petroliferi - non dovrebbe avere un impatto troppo forte: la previsione è che la fattura energetica nel 2017 torni sui livelli del 2015, ossia 33-34 miliardi di euro.
Il tema che sta più a cuore all’Unione petrolifera non è però la percezione dei prezzi da parte degli automobilisti. Molto più pericoloso, denuncia Spinaci, è il fatto che «alcuni settori economico-politici, forse con eccessiva superficialità e con una certa irresponsabilità, affermano che sono sufficienti pochi anni per una totale transizione» verso il superamento dei combustibili fossili. La verità, avverte il presidente dell’Up, è che ci vorranno decenni, specie nei trasporti. E illudendosi che non sia così «si rischia di far fuori un settore industriale» che invece deve investire per garantire un passaggio senza traumi. La sola direttiva Dafi, sui carburanti alternativi, richiederà di spendere tra 500 milioni e un miliardo di euro, in aggiunta al miliardo l’anno investito tra raffinazione e logistica.
A sottrarre risorse c’è poi l’illegalità, sempre più dilagante nel settore. Come ha ricordato ieri il rettore della Luiss ed ex Guardasigilli Paola Severino, truffe, contrabbando, evasione dell’Iva sui carburanti «riguardano il 20% dei prodotti raffinati distribuiti in Italia, con un danno per l’Erario di almeno almeno un miliardo di euro l’anno».
Nella tavola rotonda seguita alla presentazione del Precunsuntivo, si è tornati anche sul tema della transizione energetica . «L’elettricità nei trasporti - ha ricordato Chicco Testa, presidente di Sorgenia - ha già una presenza importante. Si pensi alle metropolitane o ai treni. Ma l’auto elettrica per ora è una realtà marginale: in Italia parliamo di poche migliaia di veicoli. Ci vorrà un tempo lunghissimo per superare i carburanti fossili». L’obiettivo di superare il petrolio non dovrebbe neppure essere perseguito, provoca l’economista Giulio Sapelli, professore all’Università di Milano: «Le decine di miliardi spesi a sostegno delle rinnovabili e dell’Ets (Emission Trading System) avrebbero avuto un impiego migliore in un reddito di cittadinanza».
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