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Le risposte a dubbi e ansie dei risparmiatori

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Le risposte a dubbi e ansie dei risparmiatori

Quante domande sulfuturo del gruppo  bancario Mpse delle altrebanche  italiane in forte difficoltà. Sono tantissimi  gli italiani che in questi giorni chiedono  informazioni sui propri investimenti in  banca o sul contocorrente. È la replica di  un film già visto l’anno scorso in  occasione delle quattro banche “risolte”  (BancaEtruria, CariChieti, CariFerrarae  BancaMarche).Come allora, Plus24,  settimanale di risparmio del Sole24  Ore, ha aperto uno sportello  informazioni per gli investitori italiani. 

L’iniziativa è FiloDirettoconPlus24.  Giornalisti di Plus24 ed esperti  risponderanno alle domande dei lettori del Sole24Ore. L’indirizzo email a cui  indirizzare le domande:  filodirettoplus24@ilsole24ore.com  Inoltre c’è l’indirizzo Plus24- IlSole24  Ore, Via MonteRosa 91,20149Milano.  I lettori riceveranno le risposte sul  quotidiano, sul Plus24 del sabato e via  web. Le risposte sono a cura di  Gianni Lupotto (AlfaScf), consulente  finanziario indipendente, Angelo  Drusiani consulente Banca Albertini  Syz; Andrea Zanella consulente  finanziario indipendente; Fabrizio  Vedana, vice Direttore generale diUnioneFiduciaria. 

A cura di  Vitaliano D’Angerio,  Isabella Della Valle,  Lucilla Incorvati         

DOMANDA  Nel caso non sottoscrivessi la conversione dei bond subordinati 2008-2018 in azioni e comunque Mps riuscisse nell’aumento di capitale, cosa ne sarebbe degli stessi? Mi sarebbero regolarmente rimborsati nel 2018? Sonia M. (via e-mail)  

RISPOSTA La domanda di Sonia è interessante e innesca una sorta di “dilemma del prigioniero”. In teoria se non si aderisce all’offerta di riacquisto, le obbligazioni dovrebbero essere rimborsate alla scadenza. Nel caso di Sonia alla scadenza del 15 maggio 2018. Ma se nessuno aderisce all’offerta, ecco che l’aumento di capitale non va a buon fine e quindi le obbligazioni non vengono rimborsate perché parte il burden sharing. Quindi che fare in questi casi? L’indicatore più verosimile è il prezzo dell’obbligazione. Il bond scadenza 15 maggio 2018 oggi quota fra 52 e 55, cioè poco più della metà del nominale, il che equivale a un rendimento a scadenza vicino al 50% annuo. È chiaro che con questi prezzi il mercato esprime un forte scetticismo al fatto che le obbligazioni vengano rimborsate alla pari alla scadenza. Ricordiamo che il risparmiatore ha in mano sempre una terza opzione rispetto a quella di aderire alla offerta di scambio o a non fare nulla: la vendita sul mercato dell’obbligazione, incassando sì una perdita ma comunque uscendo dal problema con un rimborso non nullo.

DOMANDA: Sono un docente di lettere. Vi contatto per avere qualche informazione e, se possibile, un suggerimento in merito alla gestione delle obbligazioni Mps 11/17 Tass M IV che ho acquistato nell’ottobre 2011 all’ufficio postale di Caltagirone. Poco fa ricontrollando ho visto che perdono il 3%. Mi chiedo in particolare quale possa essere il rischio nell’attuale complesso scenario bancario.

Angelo M. (via e-mail)

RISPOSTA Propensione al rischio e valore nominale dell’investimento effettuato, rispetto al patrimonio complessivo del risparmiatore, sono i due elementi che condizionano la strategia di portafoglio. L’emissione della Banca Mps in oggetto ha durata di poco inferiore a un anno. Il comparto bancario italiano sta vivendo una fase complessa e, naturalmente, le quotazioni dei titoli obbligazionari di emissione bancaria, subiscono oscillazioni anche importanti nei due sensi. Il futuro ravvicinato dei prezzi di mercato sarà condizionato dalle vicende che riguardano la banca senese. Qui subentra il peso che il titolo ha nel complesso degli investimenti. Se modesto, nessun tipo di intervento. Se elevato, lo si può dimezzare, anche se il valore è di poco inferiore a quello d’acquisto. Non ci si dimentichi che quando si effettua un investimento, non sempre lo si chiude positivamente.

DOMANDA: Io e la mia famiglia deteniamo una consistente quantità di obbligazioni subordinate di Mps(cosiddette Tier II), con scadenza maggio 2018. Conviene, se l’operazione sarà fattibile, convertirle subito, per evitare una conversione forzata futura sicuramente meno conveniente? Le azioni, una volta detenute, saranno vincolate o sarà possibile venderle quasi immediatamente dopo la sottoscrizione? Che scenari si aprono per il titolo? Con l’inserimento dello Stato nel capitale il titolo potrebbe scendere pesantemente?

 (lettera via e-mail)

RISPOSTA La conversione delle obbligazioni in azioni modifica radicalmente la figura dell’investitore: egli non sarà più creditore, ma azionista della banca. La scelta verrà effettuata quindi in forma autonoma. Pare di cogliere il timore su come si prospetterebbe il futuro da azionista, se si fa riferimento alla possibilità di vendere immediatamente le eventuali azioni sottoscritte. La loro quotazione futura dipenderà più dall’andamento dell’economia italiana che dai soci che deterranno il capitale. Per contro, il valore delle obbligazioni è soggetto alla dinamica dei rendimenti di mercato. Se si ha poca abitudine al comparto azionario, si potrebbe optare per una conversione parziale delle obbligazioni, dal momento che il valore nominale detenuto viene indicato essere rilevante. Non è detto sia la soluzione migliore, ma quella che potrebbe “regalare” maggiore tranquillità. In ogni caso, la parte di azioni di cui verrebbe in possesso il risparmiatore andrebbe mantenuta in portafoglio per un arco temporale medio, per consentire alle azioni stesse di sviluppare l’eventuale potenzialità legata alle prospettive della banca.

DOMANDA:  Sono correntista Mps e possiedo una obbligazione IT0004992613 che scade a marzo 2017 per 10mila euro. Questa obbligazione non l’ho vista elencata tra quelle più critiche. Mi preoccupa il conto corrente che seppur protetto fino a 100mila euro potrebbe essere bloccato dal bail in.

 Luca (via e-mail)

 RISPOSTA L’obbligazione citata non ha tra le proprie caratteristiche quella subordinazione. La quotazione è comunque soggetta alle vicende che caratterizzeranno il futuro immediato di Banca Monte dei Paschi di Siena. Il salvataggio interno (bail in) non dovrebbe avere luogo: in ogni caso, se la somma è inferiore al limite dei 100 mila euro, il timore andrebbe fugato.

DOMANDA: Nel lontano 2008 ho sottoscritto obbligazioni subordinate emesse dalla Banca Monte dei Paschi di Siena del tipo Upper Tier II 2008- 2018 (codice Isin IT0004352586). Tali obbligazioni risultano tra quelle per le quali la banca Mps sta interpellando la Consob al fine di acquisire l’autorizzazione a convertirle in azioni. In vista di un molto probabile intervento statale che attraverso lo strumento del “burden sharing” obblighi  comunque alla conversione di  questi bond, vi pongo i seguenti  quesiti:  1 – nel caso di conversione  volontaria in azioni, quest’ultime  sarebbero soggette a svalutazione  qualora risultasse necessario  l’intervento dello Stato? In caso  affermativo quale svalutazione è  logico aspettarsi in termini  percentuali?  2 – Con l’emanazione di un decreto  statale è logico attendersi la  divisione di una bad bank (con  crediti deteriorati) da una good  bank (in analogia a quanto  avvenuto per Banca Etruria)? In  caso affermativo le azioni emesse  per la conversione dei bond  subordinati sarebbero della nuova  o vecchia società?  3 – Se ho ben capito lo strumento  del “burden sharing” prevede  anche la possibilità che lo Stato  acquisti le obbligazioni  subordinate dai piccoli azionisti.  Potrebbe essere percorsa questa  possibilità?  4 – È possibile cartolarizzare le  obbligazioni subordinate al  prezzo di mercato (circa il 50% del  valore di acquisto)? In caso  affermativo qual è la procedura  per obbligare la banca alla vendita  immediata? Nel prospetto  informativo che mi hanno fornito  al momento della sottoscrizione  non è riportata questa eventualità.

 Giuseppe T.  (via e-mail) 

RISPOSTA  Sinteticamente: 1) no, l’intervento  dello Stato non dovrebbe influire negativamente  o positivamente sulla  quotazione delle azioni. Saranno le  prospettive della banca e le condizioni  di mercato a determinare il valore  di scambio del titolo azionario; 2) al  momento una simile ipotesi non è  ancora stata presa in considerazione  né per la banca toscana, né per il comparto  bancario nel suo complesso: è  oggetto di discussione da molto tempo,  ma non si vedono, per ora, possibilità  concrete di realizzazione; 3)  sembrerebbe improbabile che lo Stato  acquisti le obbligazioni subordinate  ed è pure difficile ipotizzare che  questa ipotesi sia stata presa in considerazione,  almeno per ora; 4) la cartolarizzazione  è sempre possibile,  ma perché abbia luogo occorrerebbe  dare vita a uno strumento con un valore  nominale rilevante. Non è pensabile  che, in questa complessa vicenda,  già si pensi al dopo. L’attenzione  è concentrata sull’esito dell’insieme  delle proposte e della capacità  della rete commerciale a raccogliere  denaro da destinare all’aumento di  capitale e di assistere i titolari di obbligazioni  subordinate. Mancano comunque  troppi elementi, in primis la  raccolta complessiva di denaro destinato  all’aumento di capitale, per pensare  a quanto avverrà a inizio 2017.

DOMANDA: Nel caso delle quattro banche  fallite, il (parziale) rimborso dei  risparmiatori retail pare tenga (o  abbia tenuto) conto del reddito  degli obbligazionisti (fino a 35mila  lordi). Se è vera la notizia appresa  dalla stampa, su quale base  giuridica si può basare una simile  chiara discriminazione tra  sottoscrittori di un medesimo  titolo?

 R.S.  (via e-mail) 

RISPOSTA  In effetti il ministero dell’Economia  ha previsto dei precisi criteri per individuare  i beneficiari dei “rimborsi  di Stato” ovvero il reddito del risparmiatore  e l’ammontare del patrimonio  investito in obbligazioni subordinate  emesse da una delle quattro  banche “risolte”.  Con tali criteri si è voluto riservare  un trattamento privilegiato ai risparmiatori  che, a parità di importo  investito, si trovano in un oggettivo  stato di maggior disagio economico  e pertanto risultano più danneggiati  dall’investimento fatto. La norma  trae origine dall’applicazione delle  disposizioni contenute nella Costituzione  italiana che, nel tutelare il risparmio,  chiede, all’articolo 3, di tenere  conto anche delle diverse condizioni  economiche in cui si trovano  i cittadini interessati.  Sto leggendo e seguendo con  attenzione le vicende che stanno  riguardando Mps.

DOMANDA: Con la mia  famiglia siamo da molti anni in  Mps e mia madre ha investito i  suoi risparmi in Anima Sgr che, a  quanto mi risulta, è un gestore  esterno alla banca. Vorrei sapere  se mia madre rischia qualcosa con  questo tipo di investimento se la  banca dovesse essere soggetta al  bail- in, nonostante abbia un  ammontare investito inferiore ai  100mila euro.  Inoltre, quali sono gli effetti che  un fallimento della banca avrebbe  su chi ha contratto un mutuo con  il Mps? 

Claudio P.  (via e-mail)

 RISPOSTA  Signor Claudio, faccia fare sonni  tranquilli a sua madre. Come lei ben  dice, Anima è un gestore esterno e i  fondi comuni costituiscono sempre  patrimoni separati rispetto a quelli  delle banche quindi assolutamente  non aggredibili.  Chi ha contratto mutui con banche  “risolte” purtroppo non ha speranza  di poter vedere annullata la  sua posizione debitoria. Il mutuo  verrà rilevato da un’altra istituzione  finanziaria che subentrerà nel contratto  di mutuo stipulato. 

DOMANDA: Sono titolare di alcune quote  dell’obbligazione Mps 11/17 Mc Eur  Cap&Floor BancoPosta 4.  Desidererei sapere quale rischio  effettivo corro a detenerle (vanno a  scadenza a ottobre 2017). 

S. C.  (via e-mail) 

RISPOSTA  Vorremmo anche noi capire fino in  fondo che rischio si corre! Lo scenario  permette solo di formulare ipotesi,  non certezze. La sua è un’obbligazione  senior, ovvero una delle obbligazioni  migliori. In caso di salvataggio  della banca prima sarebbero  coinvolti gli azionisti, poi gli obbligazionisti  subordinati e solo successivamente  gli obbligazionisti come  lei. Nei casi di risoluzione bancarie  già avvenute gli obbligazionisti senior  sono sempre stati tutelati. Questo  finora; il futuro non lo possiamo  conoscere.  Cosa rischia un investitore che ha  5mila euro in certificati di  deposito?  lettera via e-mail  RISPOSTA  I certificati di deposito sono parificati  ai conti correnti e quindi fino a  100mila euro a intestatario sono  esclusi dal burden sharing e anche dal  bail in. Il lettore può stare tranquillo. 

 IL CASO

I legami familiari

 Il padre che si vergogna 
Sono uno delle migliaia di  risparmiatori che ha  sottoscritto nel 2008, in una  delle filiali di Mps, delle  obbligazioni subordinate  agosto 2018. Allora non  esisteva il bail in e lo Stato  aveva il dovere di vigilare  sull’operato delle banche a  tutela del risparmio, non mi  sento uno speculatore  (altrimenti non avrei vincolato  i miei risparmi per dieci anni).  Questi bond rappresentano  una buona fetta dei miei  risparmi ed erano destinati alla  sicurezza della mia vecchiaia e  al futuro dei miei figli. Sinora  non ho mai pensato di venderle  a causa delle grosse perdite.  Anonimo  Abbiamo scelto questa lettera per  il post scriptum che dice: scusate se  non mi firmo, provo un senso di  vergogna e mi sento in colpa nei  confronti dei miei figli. Comunque  vadano gli investimenti mai  disperarsi e mai vergognarsi. Il  suo è il tipico atteggiamento di  coloro che vengono raggirati o  rapinati e si vergognano a fare la  denuncia in quanto sentono di  essere stati troppo ingenui. È  comprensibile ma superi il  disagio. I figli, tra l’altro, possono  essere una grande risorsa: se in  età, potrebbero attivarsi magari  con un’associazione di  consumatori. Proprio la scorsa  settimana abbiamo parlato di un  ex obbligazionista dei Tango Bond  il cui figlio è riuscito ad avere  giustizia in secondo grado per il  padre che (ormai molto anziano)  era passato a miglior vita. - Federica Pezzatti

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